Russia x America - private

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[Russia x America tristaaaaaaaah perché sì, mi era venuta quest'idea già da un po'... comunque finisce bene :3 dovete sapere che quando leggo delle storie tristi che finiscono bene dico "uaeeeee, che bella, mi è piaciuta", quando leggo storie tristi che finiscono male mi deprimo... ecco perché faccio sempre le storie tristi con un lieto fine :DDD sì, ho dei problemi]

Andare a letto con Messico era stata, in un certo senso, un'idea di mio padre.
Era venuto da me un giorno e mi aveva detto - Tu da domani inizierai ad uscire con America, tanto è cotto di te, non dirà di no. So che non ti sta particolarmente simpatico, quindi nel mentre continua pure a farti chi preferisci. Mi interessa solo far crollare il capitalista del cazzo -
Avevo eseguito alla lettera, come sempre, anche dopo diversi mesi che stavo con America, perché mi rifiutavo di accettare il fatto che gli volessi bene seriamente e Messico era una via di fuga da quella relazione che diventava sempre più seria.
Poi, quando meno me lo aspettavo, successe l'inevitabile.
Bussarono alla porta e io andai ad aprire scocciato, ma la persona che mi trovai davanti (l'unica che non volevo assolutamente vedere in quel momento e, in realtà, l'unica con cui mi interessava stare) mi fece rimanere a bocca aperta - A-America? Che ci fai qua? -
Il ragazzo si strinse nelle spalle, incurante della pioggia che gli stava inzuppando i capelli e i vestiti - Dovevo andare ad una riunione, ma ho avuto una crisi e mi è passata la voglia di litigare con North Korea e Cina... - sospirò e sorrise - Quindi ho pensato di farti una sorpresa! Possiamo andare a mangiare, guardarci un film o anche solo rimanere a casa, sempre che tu non abbia degli impegni... - si tolse gli occhiali da sole, inchiodandomi con i suoi occhi neri che solo io, dopo grande fatica, ero riuscito a vedere.
Feci mezzo passo in avanti per consolarlo (avevo scoperto che le sue crisi, comparse ultimamente, erano terribili) ma una voce dietro di me mi fece bloccare.
- Russie, che succede? - chiese Messico aggrappandosi al mio braccio con solo la mia camicia addosso e il sangue mi si gelò nelle vene bloccandomi lì dove mi trovavo.
Gli occhi di America si sgranarono mentre realizzava e mi resi conto che senza neanche farlo apposta lo avevo ridotto in briciole, proprio come voleva mio padre.
- Russie - mi chiamò di nuovo Messico, trapanandomi le orecchie con la sua voce fastidiosa e lamentosa - America ci sta interrompendo, mandalo via. Mi è venuta voglia di un terzo round - mi accarezzò il petto e se ne tornò in camera, lasciandomi da solo con un America spezzato e il mio enorme senso di colpa.
Aprii la bocca per provare a fermare le lacrime che gli inondavano il viso, mischiandosi con la pioggia, e i tremiti disperati che attraversavano il suo corpo meraviglioso, ma lui mi precedette - C-capisco... è stata colpa mia, mi sono fidato ciecamente pensando che tu fossi cambiato, ma non avrei dovuto - lentamente la sua voce divenne gelida e ad ogni sillaba il mio cuore crollava un po' di più nel pavimento - Io... cazzo, mi sento un idiota! Vi lascio da soli... - fece per andarsene.
Riuscii finalmente a riprendere il controllo del mio corpo e uscii sotto il temporale per poterlo stringere forte tra le mie braccia, come quando si svegliava la notte a causa degli incubi e io lo confortavo cercando di proteggerlo dai suoi demoni.
America singhiozzò e divenne uno scricciolo tremante, ma piantò le mani sul mio petto e mi spinse via con forza - No! Non pensare di risolvere tutto con un misero abbraccio, quando non te ne frega niente di me! Ti odio! Ti odio con tutto me stesso, perché continuo lo stesso ad amarti e questo mi fa male! - mi diede un'altra spinta, facendomi sbattere contro la porta semiaperta, quindi se ne andò a grandi falcate.
Sospirai e mi passai una mano sul viso, rinunciando all'idea di chiamarlo, di provare a fermarlo, perché non sarebbe stato giusto nei suoi confronti.
L'unico errore che mio padre aveva commesso, l'unica cosa che non aveva previsto nel suo piano, era il fatto che mi sarei affezionato profondamente ad America.

***

Era passato qualche giorno e avevo chiuso ogni ponte con Messico, anche se era decisamente troppo tardi. Mi sentivo bloccato in un limbo scuro e mi stavano tornando i sintomi della mia vecchia depressione, quindi avevo ricominciato a bere senza controllo e a tagliarmi.
Era colpa mia, lo sapevo benissimo, ed era quella la cosa che più mi mandava fuori di testa. Avevo tradito America, ma non solo fisicamente: tante volte gli avevo promesso che lo avrei protetto dal dolore, dalle persone che volevano fargli male, e avevo fallito. Perché l'unico da cui avrei dovuto salvarlo... ero io.
Uscii dalla sala delle riunioni con le mani in tasca, rimuginando sul fatto che America non si era più fatto vedere da nessuna parte, quando sentii una voce che urlava - Brutto bastardo! - e mi ritrovai schiantato contro una parete.
- Canada! - esclamò Ucraina afferrando la giacca del mio assalitore per cercare di staccarmelo di dosso - Lascialo stare, non si merita la tua rabbia - mormorò, anche se sapevo che in realtà aveva solo paura che facessi male al suo ragazzo.
Canada lo ignorò e mi resi conto che quello che doveva preoccuparsi ero io, non gli avevo mai visto quell'espressione sul viso, per non parlare del fatto che mi stava sollevando con una presa ferrea.
- Non immischiarti, Ucri! È colpa sua se il mio fratellone è chissà dove a cercare di ammazzarsi, solo perché questo bastardo se ne fregava dei suoi sentimenti e preferiva farsi un altro alle sue spalle! - con ogni frase mi diede una scrollata, facendomi sbattere più volte la testa contro il muro.
- Canada - lo richiamò secco Uk, avvicinandosi con Francia accanto - Lascialo -
Il ragazzo mi rivolse un'ultima occhiata di fuoco e mi lanciò via, lasciandosi abbracciare da Ucraina e accarezzandogli i capelli - Tranquillo sunflower... -
Feci una smorfia riprendendo l'equilibrio, il ricordo di America che mi chiamava "Rusky" e "Big bear" mi aveva appena colpito come un pugno, quindi mi girai verso Uk - Non sapete dov'é America? È in pericolo? Sta bene?! -
Lui mi rivolse uno sguardo gelido, ma si accorse della mia sincera preoccupazione e rispose - No, non sappiamo niente... se n'é andato, si è nascosto per non avere nessuno intorno... però è mio figlio, lo conosco benissimo, e so che quando è in queste condizioni emotive... - sospirò - Fa uso di droga senza un controllo, per soffocare il dolore -
Sentii il cuore che perdeva un battito e mi passai una mano sul viso barcollando all'indietro - Merda... quell'idiota sta cercando un'overdose... ed è tutta colpa mia... -
- Già... mi dispiace Russia, mi stavi simpatico... ti trovavo perfetto per Ame - mormorò Canada per poi passare un braccio intorno alle spalle di mio fratello e andarsene subito seguito da Uk. Francia, invece, rimase e mi mise una mano sulla spalla.
- V-vattene anche te - singhiozzai - Ho distrutto tuo figlio... ho distrutto il ragazzo che amo! -
- Sh, silenzio mon cher... - mi abbracciò e passò una mano tra i miei capelli, come se fossi ancora parte della sua famiglia - Hai commesso un errore, ma non è ancora tutto perduto. Trova America, chiedigli scusa... digli che ti dispiace, ripetigli quello che mi hai appena detto... so che riuscirai a impedirgli di farsi male -
- Ma come?! Francia, sono il cattivo della sua storia! Sono il bastardo che lo ha illuso e gli ha spezzato il cuore nel modo più orribile! Non mi ascolterà -
Mi zittì - Lo farà. America perdona le persone a cui tiene davvero. E lui tiene a te più che a chiunque altro... devi essere tu a volerlo aiutare, però -
Annuii freneticamente e mi ricomposi - Lo voglio con tutto me stesso... grazie -

***

Bussai alla porta del motel sperando con tutto me stesso che i miei informatori ci avessero azzeccato, e quando vidi America sulla soglia tirai un sospiro di sollievo. Non appena mi riconobbe, però, notai l'odio nei suoi occhi e indietreggiò pronto a sbattermi la porta in faccia. La bloccai con una spallata, cercando di rimanere calmo nonostante tutte le mie speranze stessero crollando - America, aspetta... voglio parlare -
- No, non voglio parlare con te bastardo! Torna a farti succhiare il cazzo da Messico! - lasciò perdere il buttarmi fuori e rientrò a passo pesante, evitando una montagna di vestiti sporchi e una borsa di plastica abbandonata a terra da cui uscivano scatoline e barattoli di pillole.
Mi rabbuiai a quella vista e lo seguii - America, ti prego... ti sto implorando -
Si fermò e incrociò le braccia - Va bene, parla. Sono curioso di sentire con quale stronzata cercherai di convincermi che non è colpa tua -
Abbassai la testa e mormorai - Mi conosci, non sono quel tipo di persona... è stata colpa mia... tutta colpa mia! Mi merito di soffrire, ma tu... - mi avvicinai e gli misi le mani sulle spalle - Tu no. Tu non dovevi soffrire e di questo mi scuso. Lascia perdere la droga, torna in te e vai avanti. Dimenticami -
La sua espressione infuriata si sbriciolò e i suoi occhi si riempirono di lacrime - Non ci riesco! E soprattutto, non voglio! Non voglio andare avanti, non voglio dimenticarti! Voglio te e non posso averti! Quindi la faccio finita e basta! - si lanciò fuori dalla mia presa, puntando un barattolino di pillole sul cassettone per prenderle tutte in un colpo.
Imprecai e lo afferrai tirandomelo in braccio come se fosse un sacco - Non ci pensare neanche, non te lo permetterò! -
- Lasciami! Tanto non ti importa di me! - singhiozzò dandomi dei deboli pugni sulle spalle per farmi mollare la presa.
- Sì, invece... - mormorai sedendomi sul letto e stringendolo forte in modo che non potesse scappare. Poi, a fatica, gli raccontai tutta la storia: il discorso che mio padre aveva fatto per convincermi a partecipare al piano, la relazione con Messico che nel tempo era diventata solo un modo per scappare da un rapporto serio che credevo di non volere, il mio amore per quel capitalista del cazzo che mi aveva travolto a sorpresa, facendolo diventare il mio tutto.
- America, io ti amo. Ti amo con ogni cellula del mio corpo, più di quanto abbia mai immaginato di poter fare - conclusi a bassa voce.
Il ragazzo si asciugò le lacrime, era rimasto ad ascoltarmi proprio come Francia mi aveva assicurato, e passò delicatamente le dita sulle bende che mi coprivano le braccia - Queste sono nuove... -
Annuii - Io... mi sentivo in colpa, te l'ho detto -
Mise il broncio e mi toccò una guancia con l'indice - Non farlo mai più, ok? Ti perdono -
- Tu... cosa? Davvero?! - esclamai con il cuore che batteva velocissimo.
- Sì, davvero. Questo tuo discorso mi ha convinto, ti concedo una seconda possibilità - rispose.
- America, ti prometto che non ti deluderò! -
Sorrise e mi diede un semplice e dolce bacio a stampo - Lo so. Mi fido di te -

[Madooooo, quanto ho scritto... perdonatemi, mi sono lasciata prendere :'3 ... spero che questa storia abbia un senso anche per chi non mi legge nel pensiero :/ NON HO RILETTO UN CAZZO MANNAGGIA A PIPPO-]

Countryhumans One-shotDove le storie prendono vita. Scoprilo ora