Perù x America - request

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Proposto da: La_figlia_di_Efesto
Ship: Perù x America
Rating: rosso
Gender: boy x girl
Punto di vista: 1^ persona (Perù)
Idea: Perù, appena assunto in una gelateria di Lima, si prende una terribile cotta per la facoltosa e bellissima turista che un giorno entra nel suo negozio

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Il campanello della porta d'ingresso suonò, segnando l'arrivo di un nuovo cliente. Subito mandai giù un groppo di ansia, mi stampai in faccia il miglior sorriso del mio repertorio ed esclamai con tono allegro - Benvenuti alla Fabbrica del Gelato di Lima, dove potrete trovare i gusti più buoni dell'intera città! Cosa desiderate? -
Ero stato assunto da un paio di giorni e già mi avevano lasciato da solo al bancone per colpa di uno sbaglio negli straordinari degli altri dipendenti. Così io, che ero lì esclusivamente a guadagnare qualche soldo per l'università, mi ero ritrovato a dover gestire un'intera gelateria e la cosa mi mandava completamente nel panico, anche perché non ero mai stato il tipo con il fegato nelle cose nuove.
In più, quando alzai lo sguardo sul cliente che era appena entrato mi trovai di fronte una turista talmente bella da poter passare tranquillamente per una modella. Sentii la bocca che si seccava e le guance che arrossivano, per poco non mi cadde anche il cucchiaio dalle dita ormai insensibili. Ogni volta che si muoveva un buonissimo profumo di vaniglia mi investiva.
Lei, per fortuna, non si accorse della mia reazione. Alzò gli occhiali da sole sulla testa, osservò per qualche istante i cartelli con i gusti e mi chiese in inglese, con un pesante accento di New York - Vorrei un ghiacciolo al limone, per favore - quindi estrasse dalla tasca un portafoglio rigonfio ("È anche ricca sfondata!" pensai) e mi porse una banconota da venti rivolgendomi il sorriso più eccitante che qualcuno mi avesse mai rivolto nella mia vita - Me la puoi cambiare, dolcezza? -
Annuii freneticamente, non le avrei detto di no neanche se mi avesse chiesto di saltare giù da un ponte, e le passai il ghiacciolo con il resto.
Lei lo prese tra le dita perfettamente curate e iniziò a mangiarlo, sedendosi ad un tavolino proprio accanto al bancone. Cercai di non fissarla tutto il tempo, pulii la macchinetta del caffè e il bancone (anche se li avevo tirati a lucido già pochi minuti prima), ma ogni tanto mi cadeva l'occhio su di lei e allora sentivo il viso che avvampava e uno strano movimento nei miei pantaloni bianchi: succhiava distrattamente il ghiacciolo, girandoci la lingua intorno, incurante delle gocce bianche che le colavano sulla mano... deglutii e capii di essere nei guai.
Proprio in quel momento lei alzò la testa per guardarmi e con un sorriso sornione chiese - Posso esserti utile? -
Rabbrividii quando staccò la punta del ghiacciolo con un morso - N-no signora, m-mi scusi... -
- Come ti chiami, dolcezza? -
- Perù! -
- Io sono America, piacere - sbatté appena la mano sulla sedia di fronte a lei - Siamo da soli, perché non ti siedi un po' qua con me? -
- S-sissignora - mi misi comodo, le mani innocentemente appoggiate in grembo per nascondere i problemi nei miei pantaloni.
- Allora - cominciò, dando un'altra leccata al ghiacciolo e schioccando le labbra rosso fuoco - Sono arrivata da pochi giorni e pensavo che magari un ragazzo del posto avrebbe potuto farmi da guida... tu saresti disposto a farmi visitare Lima? -
- Certo che sì! - esclamai - I-io sono disposto a tutto -
Alzò un sopracciglio divertita e mi resi conto della mia gaffe - I-intendo... a tutto nel campo del turismo... - arrossii.
Scoppiò in una risata adorabile - Tranquillo, ci ero arrivata. Anche se... magari... potrei essere io disposta a tutto con te... - i suoi occhi incrociarono i miei e la mia temperatura corporea, insieme a qualcos'altro, salì.
- C-cosa? -
Di nuovo rise - Scusa, scusa, mi piace scherzare! Non prendere sempre sul serio le idiozie che dico -
- Non mi sarebbe dispiaciuto - bofonchiai, rendendomi conto con qualche secondo di ritardo che l'avevo detto ad alta voce e non solo nella mia mente. La donna, America, era diventata serissima di colpo. Si alzò e camminò di fianco a me per andarsene. Mi sentii una persona orribile e una parte di me pensò "Ecco, hai fatto l'idiozia... preparati per una denuncia di molestie...".
- Io vado in bagno. Se vuoi, puoi raggiungermi dolcezza - calcò il nomignolo con un tono più basso, più seducente, e sparì dietro la porta scorrevole della toilette femminile. Rimasi fermo, incredulo, quindi scattai alla porta d'ingresso e girai il cartello su CHIUSO, per poi spegnere le luci della gelateria e avvicinarmi alla porta del bagno. Per un attimo mi passò nella testa l'idea che America fosse una poliziotta sotto copertura alla ricerca di possibili maniaci, ma quando aprii la porta non c'era nessuna pistola puntata contro di me, solo una donna senza maglietta appoggiata ai lavandini che mi aspettava. Sorrise e camminò verso di me, fino ad appoggiare le mani sulle mie spalle tremanti. Solo in quel momento notai quanto fosse alta: doveva essere per forza Miss Stati Uniti o qualcosa del genere, non avevo più dubbi.
Mentre mi perdevo nelle mie riflessioni lei aveva avuto modo di osservarmi più attentamente e aveva notato il rigonfiamento nei miei pantaloni.
- Qui qualcuno mi apprezza, mh? - sorrise - Forse mi vorrà ancora più bene ora - mi prese le mani e le passò prima sui suoi fianchi e poi le lasciò andare sulla schiena, accanto al gancetto del reggiseno. Mi morsi la lingua per non gemere fin da subito, quindi le sganciai l'indumento, lasciandolo scivolare a terra. Come preso da uno strano bisogno mi avventai contro il suo seno, accarezzandolo con una mano e mordendole i capezzoli che diventavano sempre più duri. Iniziai anche a passarle la lingua in piccoli cerchi sulla pelle, mentre le sue mani esperte mi slacciavano la camicia della divisa e, con un piccolo sussulto da parte mia, i pantaloni. Mi ricordai della mia erezione solo quando la sfiorò, facendomi gemere di dolore.
- Dolcezza, sei messo proprio male... - commentò, sedendosi sul bancone del lavandino e sfilandosi prima i jeans attillati e quindi le mutandine bianche, per poi mordersi il labbro e allargare le gambe - Vieni, che ti aiuto -
- Sissignora - mormorai e mi misi davanti a lei, appoggiando le mani sulle sue gambe per tenerle ferme. Alzai per un attimo lo sguardo sul suo viso, insicuro, ma lei mi osservava tranquilla con un enorme sorriso eccitato. Mi abbassai i boxer, afferrai delicatamente il mio membro, trattenendo un nuovo mugolio, e lo feci scivolare dentro la ragazza, che rabbrividì e avvolse le perfette e forti gambe intorno ai miei fianchi, inchiodandomi contro di lei.
- O-ok - balbettai, raccogliendo tutto il mio coraggio e mettendole le mani sul sedere, guadagnandomi un gemito di piacere che mi fece andare fuori di testa. Iniziai a muovermi, aumentando la velocità, completamente schiavo delle umide, calde e strette pareti che avvolgevano il mio membro. Ero talmente preso da quelle sensazioni che mi accorsi di essere al limite con qualche secondo di ritardo: con un gemito strozzato venni dentro di lei, sporcando il piano del bagno e anche il pavimento. Lei mi prese subito il viso e mi baciò, accarezzandomi la bocca con la lingua, aiutandomi a superare l'orgasmo. Quando mi staccai avevo il fiatone e mi sentivo la testa che girava come una trottola. Mi resi conto, però, che lei non era venuta insieme a me e non mi piaceva lasciare un lavoro incompiuto.
- Perché mi guardi così? - chiese con un sorriso proprio un attimo prima che infilassi due dita dentro la sua apertura umida. Gemette sorpresa, stringendo le braccia intorno al mio collo e piegando la tesa all'indietro. Pochi minuti e sentii un liquido caldo avvolgermi la mano, mentre la ragazza tremava come una foglia e alzava sempre di più il volume della voce.
Sorrisi soddisfatto e le sussurrai - Sarei molto felice di mostrarle il resto di Lima, signora -
Rise e mi baciò di nuovo.

[:'D]

Countryhumans One-shotDove le storie prendono vita. Scoprilo ora