14.🌧

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Ci sediamo su una panchina sotto il porticato, visto che Junhui è bagnato fradicio e non voglio farlo restare ancora di più sotto la pioggia.

-Cosa...vuoi sapere?- gli chiedo confuso.

Lui sembra pensarci su un attimo, poi mi guarda e mi chiede
-Perché hai pianto?-

Cavolo iniziamo bene.
Sarebbe stato meglio se avesse chiesto che so il mio colore preferito...

-Ecco...- inizio io, ma lui mi blocca.

-Se è una cosa che non vuoi dirmi non farlo eh!- dice mettendo avanti le mani.

Tanto ormai ho capito che non hai brutte intenzioni Junhui.

Ti dirò tutto, devo solo capire come farlo.

Devo decidere anche cosa omettere per evitare che tu mi odi.

-Nono va bene. È solo che sta mattina ho ricevuto una notizia brutta e poi tu sei stato carino con me e non lo so...in questi giorni sono un po' emotivo- gli dico.

Non gli ho detto niente, ma non voglio arrivare a sparagli tutta la mia vita in faccia senza che sia lui a chiedermela.

-Che notizia brutta? Oh scusami, se posso- mi chiede lui.

Menomale che è un tipo curioso.

Si è pure imbarazzato poverino.

-Mio padre è in ospedale e ha bisogno di farmaci speciali, quindi ora devo guadagnare un sacco di soldi per comprarglieli. È già successo altre volte ma questa volta costano ancora di più.- gli spiego.

Non riesco a guardarlo mentre glielo spiego.

-Se vuoi posso prestarti dei soldi- mi propone lui, ma io lo zittisco subito alzando una mano.

-No, ho già un modo con cui guadagnarli- gli dico.

Il problema è che, oltre ad avere paura dei prestiti, non voglio tirare dentro lui in questa situazione.

-E tua mamma?- mi chiede.

Sento un pezzettino di me soffrire nel sentire la domanda.
Per un attimo mi manca il fiato.

È un tasto dolentissimo.

-mia mamma non c'è più, se n'è andata 4 anni fa- gli dico.

Non ho intenzione di raccontargli come.

Qualcosa in me si sente deluso quando lo racconto, abbandonato, inutile.

Poi parlarne mi ricorda anche i pensieri che mi hanno fatto quasi cadere nella sua stessa trappola, tante volte.

Quindi è meglio lasciare chiuso questo cassetto della memoria.

-Oh...mi dispiace tantissimo- dice Junhui.

Lo so che ti dispiace, si vede dalla tua faccia.

-Tranquillo, è stata comunque la parte più bella della mia vita, mia mamma intendo. È lei che mi ha fatto amare la pioggia. - dico.

-Capisco- risponde lui.

Per un attimo restiamo in silenzio. Non ho mai detto così tante cose di me a nessuno.

-Mi dispiace per tuo padre- dice Jun ad un certo punto.

Scuoto la testa.

-No non esserlo, non l'ho praticamente mai conosciuto e mi va bene così.
Diciamo che non è proprio una brava persona...quand'ero piccolo o era sempre in viaggio o finiva in ospedale per la sua malattia.
Tutte le volte che questo capitava toccava a mia mamma sborsare i soldi per curarlo, nonostante lui fosse più ricco di noi.
Bloccava i suoi conti in banca così che noi non potessimo prendere i soldi, nemmeno per salvare a lui la vita.
Poi dopo un po' si riprendeva e partiva di nuovo. Sempre così.
Adesso però sembra che si stia riprendendo con più difficoltà rispetto al solito, forse non si riprenderà più. - spiego.

Non sento nessun tipo di dolore nel dire che mio padre potrebbe morire da un momento all'altro.

Non so nemmeno chi sia, l'unico motivo per cui vado avanti a curarlo è per un senso di dovere.

Non posso dire che lo faccio per mia mamma, perché sono sicuro che anche lei non vorrebbe che marcissi così.

-Cavolo che casino...ne so qualcosa di padri non proprio modello- risponde Junhui.

Deduco che anche lui abbia una storia da raccontare, anche se credevo fosse il ragazzo più felice e contento del mondo.

Però io non sono bravo a chiedere agli altri di raccontarmi la loro vita.

Mi sento in colpa, magari vuole raccontarla.
Posso farcela.

-anche tu non hai un bel rapporto con i tuoi genitori?- gli chiedo.

Lui accenna una risatina.

-diciamo così così. con mia mamma va tutto bene, mio padre invece se n'è andato, letteralmente trasferito altrove, quando ero 'piccolo' quindi bene.- dice con gli occhi persi nel vuoto.

-Allora nemmeno tu conosci bene tuo padre- constato io.

-hmm non esattamente...fino a 12 anni mio padre ha vissuto con noi ma, ecco, avrei preferito non lo facesse- dice lievemente.

Non gli chiederò altro, non sembra proprio volerne parlare.

Allora anche lui ha qualcosa di brutto nella sua vita.

Come fa ad essere così allegro però?

-Mia mamma è quella che mi ha insegnato a vedere sempre le cose in positivo, quella che mi ha insegnato ad amare il cielo azzurro e a parlare al sole quando mi sentivo più solo.
Il sole riscalda, ma non è lo stesso calore che senti sulla pelle dopo che qualcuno l'ha percossa, è un calore dolce, che ti culla.-
se ne esce lui dopo un po'.

Sto iniziando a vederlo sotto una nuova luce questo Junhui, forse sotto la sua stessa luce.

-Mia mamma invece mi portava in giro sotto la pioggia anche quando ero piccolo piccolo. Non mi sono mai ammalato per essermi bagnato troppo. Mi diceva che lo faceva perché il sole poteva farmi male, la troppa luce era quella che aveva portato mio padre in ospedale.
Anni dopo ho capito che in realtà uscivamo di notte o mentre pioveva solamente perché così eravamo più invisibili.
La fama di mio padre ci precedeva e noi non volevamo farci vedere.
Non ho ancora capito se la storia della luce e della malattia sia vera perché non so di cosa sia malato mio padre.
I farmaci che compro non posso nemmeno vederli, nemmeno lui posso vederlo. Quindi magari è vero.
Per questo anche quando mia mamma se n'è andata ho continuato a dormire il giorno e uscire solo col buio- racconto.

Non ho mai parlato così tanto, mi fa male un po' la gola.

-Aspetta quindi dormi di giorno? E come mai ora sei sveglio?- mi chiede.

Mi si blocca un attimo il respiro.

-...non riuscivo a dormire sta notte...niente di che- gli dico allontanando l'argomento con la mano.

Meglio non dirgli che ho sognato il suo sorriso e ho sorriso.

·• 𝐻𝑒'𝓈 𝒾𝓃 𝓉𝒽𝑒 𝓇𝒶𝒾𝓃 •· // JunhaoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora