22.🌧

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Pensa a Jun, pensa a Jun, pensa a Jun.
È tutto ciò che riesco a dirmi.

Pensa a quel bacio.

La testa mi sta crollando a terra da sola, sono stanchissimo, eppure devo continuare a dipingere, non ho altra scelta.

Ora sto ricopiando un quadro di un paesaggio. I fiori si mischiano tra di loro, mi si incrociano continuamente gli occhi.

Faccio un respiro profondo.

Ho bisogno di acqua, ma non ho tempo di andare a prenderla.

È così vicina la bottiglia appoggiata su quello scaffale, ma so che probabilmente quello schifo l'ha messa lì solo per farmi venire ancora più sete.

Lo so che la catena che ho legata alla caviglia non è abbastanza lunga per arrivare fino a laggiù.

Eppure è così invitante, trasparente, fresca.

Aiuto darò di matto.

Le mie dita hanno una specie di spasmo, si muovono tutte insieme per un attimo.
Tra poco non avrò più il controllo su di loro.

Non so come io abbia fatto a non sbagliare niente fino ad ora, nelle condizioni in cui mi trovo.

Inspiro di nuovo.

Sto cercando di non pensare alla fame che ho, considerato che quei due panini ieri sera sono l'unica cosa che ho messo sotto dente nelle ultime 18 ore.

Non devo pensarci.

Prendo un po' di colore e lo schiaccio sulla tela, poi lo spalmo uniformemente su tutta la superficie, delineo i contorni, faccio sfumature.

Ho sempre avuto un dono per il disegno, ma ormai odio farlo.

Non lo faccio mai per me, è questo il problema.

Anche quando non sono costretto a venire qui per ottenere soldi, li guadagno vendendo quadri su commissione.

C'è una donna, proprietaria di qualche galleria strana, che mi chiede sempre qualche quadro.
Non mette mai il mio nome sotto "autore" però, ho il nome troppo sporco.

In quel momento qualcuno entra nel capannone.

È chiaramente quello schifo umano.

-Ah ma ciao HaoHao, come procede oggi il lavoro?- mi chiede fingendosi gentile.

Non gli rispondo nemmeno, lui si avvicina.

-Sei da poche parole eh- se la ride lui.

Non ho mai conosciuto veramente mio padre, ma se è amico di questo schifo non oso immaginare chi sia.

-Non prendertela per quella catena, è solo una precauzione. Sai no, una garanzia. Non si sa mai che tu te ne voglia scappare...- dice ridendo, avvicinandosi alla bottiglia d'acqua con un bicchiere di plastica in mano.

Non sono tanto idiota da crede che verrà a darlo a me.

Però mi sta venendo un dubbio.
Posso andare a casa a dormire, vero?

Voglio chiederglielo, ma non credo lo farò.

-Ti vedo stanco, magari un bicchiere d'acqua potrebbe esserti utile- dice aprendo la bottiglia e versando nel bicchiere un sacco di acqua.

Non pensarci, non pensarci, tanto non te la darà.

Si avvicina a me con quel bicchiere d'acqua in mano, guardandomi divertito.

-La vuoi?- mi chiede facendo girare l'acqua dentro il bicchiere.

Non rispondo.

-lo prendo come un no?- insiste.

Lo guardo supplicante. Non vorrei rivolgergli uno sguardo del genere, ma ho davvero bisogno di acqua.

Lo schifo ride.

-L'acqua te la devi guadagnare. Vedi quelle tele, non si colorano da sole, e ora MUOVITI- mi urla addosso bevendosi l'acqua davanti a me.

Vorrei piangere per bermi le lacrime.

-Tsk, guarda in che stato sei ridotto. E per un tipo come tuo padre poi. Apprezzo la tua lealtà- commenta mentre si allontana.

Non è lealtà, è senso di dovere.

-Se solo anche mio figlio fosse come te...invece no ha voluto crescere facendo il molle. Proprio un coglione...- se la ride.

Come cazzo si permette di parlare così di Jun?

Aiuto ho molta voglia di picchiarlo.

Respira.

Respira.

Non deve sapere che lo conosco, altrimenti non so cosa può succedere.
Di sicuro non qualcosa di buono.

Mentre lo schifo si allontana da me una consapevolezza mi uccide dentro.

Io ho avuto la "fortuna" di non conoscere mio padre, Jun invece no.

·• 𝐻𝑒'𝓈 𝒾𝓃 𝓉𝒽𝑒 𝓇𝒶𝒾𝓃 •· // JunhaoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora