20.🌧

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La sveglia suona, ma non riesco ad aprire gli occhi.

È la seconda giornata che sopravvivo con solo due ore di sonno, senza contare che la notte prima di queste era quella in cui avevo sognato Jun e non ero riuscito a chiudere occhio.

Niente più sogni ora.

Magari ho solo troppo sonno.

Sono esausto, le dita della mano destra sembrano dei pezzi di legno e la mano sinistra ormai si è conformata alla forma della tavolozza.

Il mio polpaccio destro è indolenzito, non riesco più a distendere il ginocchio a forza di puntarlo per stare in equilibrio su quella sedia.

Senza contare il mal di testa, mi sembra di avere un incudine sospesa sulla fronte.

Non sono nemmeno a metà.

Sospiro.
È meglio che mi sbrighi.

Mi alzo e in un attimo sono pronto.

Prendo uno dei sandwich che ho comprato ieri mentre venivo a casa e lo mangio in due secondi.

Ho fame ma il mio corpo non me lo dice nemmeno.

Gli altri due li mangerò mentre vado là.

Sono quasi le 20, c'è buio a sufficienza.

Oggi sono venuto a casa a quest'ora perché proprio non ce la facevo più a stare là, avevo troppo sonno.

Ho bisogno di un po' di caffè, ne prenderò uno sul lungolago.

Più tempo passo qua fuori e meno ne passo là dentro.
Mi basta solo rinfrescare la mente e poi posso disegnare benissimo.

Cammino nel buio, peccato non piova, e raggiungo il lungolago.

C'è un bar piccolino sulla sinistra, vende caffè d'asporto. Ne prendo un bicchiere grande, altrimenti non ce la faccio.

Mentre cammino sento dei passi farsi sempre più vicini dietro di me.

Mi volto di scatto, ma mi pento subito di averlo fatto.

-Non andare via, ti prego io, aspetta- ansima il ragazzo fermandosi e riprendendo fiato.

È Jun.

...

Che diavolo ci fa qui?
Come fa a trovarmi sempre?

Non me ne vado però, sto qui fermo ad aspettare di sentire cosa vuole.

Sarei tornato da te Jun, un giorno, forse, ma sicuramente non in questa situazione.

-Sei in pericolo...- ansima lui senza riuscire a riprendere fiato.

Mi avvicino a lui, confuso.

-Pericolo? Quale pericolo?- gli chiedo.

E intendo proprio quale dei tanti pericoli?

-Mio padre ti sta cercando...non è una brava persona, vuole tipo incatenarti o cose simili- continua azzardandosi a guardarmi negli occhi.

Da quanto non vedo quel sorriso maledetto.

Adesso è solo preoccupato, tanto, e io sono confuso.

-Non capisco...- gli dico io.

-Sii ho origliato una chiamata di mio padre e ho sentito che parlavano di te e di quadri e di soldi e di tuo papà e...- farfuglia lui.

Mi guarda.

Sembra che entrambi capiamo tutto nello stesso momento.

-Tuo padre è il capo dell'azienda- dico io.

·• 𝐻𝑒'𝓈 𝒾𝓃 𝓉𝒽𝑒 𝓇𝒶𝒾𝓃 •· // JunhaoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora