26.🌧

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Corro fuori dalla porta con tutte le forze che mi sono rimaste, sperando di essere seguito da Jun.

In realtà lo so che lui deve essere dentro a trattenere suo padre, ma mi sento in colpa ad averlo lasciato lì.

Una donna esce da dietro una macchina e viene a sorreggermi.

Scommetto che è la mamma di Jun.

-Vieni, ti faccio sedere in macchina- mi dice lei, con il tono di voce di chi parla, ma ha la testa altrove.

In quel capannone ci sono l'uomo che ha amato e quello che ama ora, eppure è qui a preoccuparsi per me.

Si vede proprio che è la madre di Jun.

Non mi abituerò mai a queste cose.

-No, dobbiamo...chiamare la polizia- dico io fermandomi a metà strada.

Mi riposerò solo quando sarà tutto finito.
La mamma di Jun sembra capirmi e prende il cellulare.

-Minghao, sai che tuo padre potrebbe finire in prigione vero?- mi dice.

Ci penso un attimo.

Lo so.

-Non è mio padre- dico alla fine.

-Non lo è mai stato- aggiungo.

Se fosse stato mio padre non avrebbe preferito andare in giro per le sue faccende losche piuttosto che stare a casa con me.

Se fosse stato mio padre non avrebbe chiuso i suoi conti bancari per evitare che usassimo i suoi soldi per curarlo, giusto per farci andare in fallimento.

Non posso chiamarlo mio padre quando non mi ricordo nemmeno la sua voce o la sua faccia.

Posso anche lasciarlo andare in prigione, non devo più preoccuparmi per lui.

E poi adesso non è più l'ultima persona che mi è rimasta.

La mamma di Jun chiama la polizia.

Non gli dice molto per ora, solo che c'è un individuo a capo di una compagnia di contrabbandieri di quadri falsi che al momento potrebbe star facendo male ad un ragazzo.
Gli dice di sbrigarsi e gli manda la posizione.

Appena lascia giù mi guarda e mi prende per le spalle.

-Andrà tutto bene, vedrai- mi dice con un sorrisetto.

Ora capisco da dove l'abbia preso Jun.

Qualche istante dopo sentiamo le sirene della polizia arrivare. Per fortuna so che dentro quel capannone non si sente praticamente niente, altrimenti sarebbe un problema: si sa mai che il pazzoide non si renda conto di quello che sta succedendo e impazzisse.

A dirla tutta, vorrei tanto sapere cosa sta succedendo dentro. Questo silenzio mi sta uccidendo.

Le auto della polizia arrivano davanti al capannone, spengono le sirene e cinque uomini saltano giù.

La mamma di Jun gli fa cenno di entrare nel capannone e loro eseguono. Entrano dalla porta sul retro e subito dopo sento delle urla.

Devono essere quelle dei poliziotti però. Non riconosco ne quelle dello schifo ne quelle di Jun, non so se sia un bene o un male.

Aspetto con ansia guardando quella porta come se ne andasse della mia vita.

Ti prego esci Jun.

Vedo qualcuno varcare la soglia dopo qualche minuto, ma non è lui. Sono due agenti che scortano lo schifo.

Un altro agente nel mentre si avvicina a me.

-Non hai una bella cera ragazzo, stai bene?- mi chiede.

Vorrei dirgli 'non me ne frega niente della mia cera, dov'è Junhui??', ma non c'è bisogno perché in quel momento qualcun altro esce dal capannone, sempre scortato da un paio di agenti.

Lo sorreggono per aiutarlo a stare in piedi.

-Oh Santoddio Jun!- sospira sua mamma mettendosi le mani in faccia.

Gli esce il sangue dal naso e ha una guancia quasi viola.
Zoppica mentre varca la soglia per l'esterno.

Da lontano non riesco a vedere se ha altro di strano, è buio e l'unica luce è quella lì sopra.

Alza lo sguardo e incrocia il mio.

L'espressione sofferente che aveva in volto cambia subito e si trasforma in un sorriso.

Il suo sorriso.

Quel sorriso che mi ha fatto andare avanti tutte queste ore.

È contagioso.

Sorrido anche io, usando di nuovo le mie ultime forze per corrergli incontro.

Anche lui viene zoppicando verso di me.

Il problema è che sono talmente stanco che le mie gambe non mi reggono più, quindi praticamente gli cado addosso. Mi sa che anche le sue di gambe non reggono tanto, perché finiamo in terra abbracciati come due idioti.

-Scusami- gli dico con la mia voce tutta rotta.

Lui ride sotto di me.

-Tanto non pesi niente- mi dice lui ridendo ancora.

Lo guardo sorridendo. È bellissimo, anche se ha una guancia distrutta.

Mi viene da piangere, ma non voglio lacrimagli in faccia, quindi mi nascondo nell'incavo della sua spalla.

Non credevo nemmeno di avere abbastanza acqua in corpo per farlo, e invece ci riesco.

Mi lascio andare.

-È finita- mi dice Jun accarezzandomi la testa. Sento il sorriso nelle sue parole, ma so che sta anche piangendo nel mentre.

-Grazie grazie grazie- gli dico voltandomi verso di lui e dandogli un bacio sulla guancia. Poi un altro ancora, e ancora.

-Dai scemo, fatti dare un bacio decente- mi dice lui voltandosi verso di me.

Eravamo già vicinissimi, quindi non c'è nemmeno bisogno che uno dei due si avvicini all'altro. Semplicemente Jun mi tira ancora più verso di lui e mi bacia.

È diverso dall'ultimo bacio.

Questa volta siamo davvero felici e le lacrime che ci bagnano il viso sono di gioia e non di disperazione.

Non avevo mai dato un bacio prima di Jun.

-Te l'avevo detto che avremmo potuto baciarci quanto volevamo una volta finito tutto- gli dico dopo che ci siamo staccati.

So che devo rialzarmi, ma non ne ho le forze, così rotolo semplicemente sul fianco.

Non riesco a smettere di sorridere.



·• 𝐻𝑒'𝓈 𝒾𝓃 𝓉𝒽𝑒 𝓇𝒶𝒾𝓃 •· // JunhaoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora