25.☀️

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Avevo detto a mia mamma che prima di denunciare mio padre avremmo dovuto tirare fuori Minghao, per evitare che lo usasse come ostaggio o che lo portasse a fondo con lui.

Così avevamo raggiunto il capannone per tirarlo fuori.

Mia mamma si era offerta di entrare assieme a me, ma le ho chiesto di non farlo.

Le ho detto che se fosse arrivato mio padre, o se fosse stato addirittura già dentro, avrebbe senz'altro riconosciuto lei, mentre c'era qualche possibilità che non si ricordasse più la mia faccia.

E infatti.

-E tu chi cazzo sei?- sento dietro di me.

Sono ancora di schiena, per questo non mi ha riconosciuto, credo.

Almeno non riesce a vedere il panico nei miei occhi.

-Scappa- dico a Minghao sottovoce.

-Fuori c'è mia mamma, puoi farcela, ti raggiungo dopo- aggiungo sempre sottovoce.

-Chiamate la polizia- mimo con la bocca.

Lui mi guarda con i suoi occhioni scuri, rossi dal sonno, spalancati dalla preoccupazione.

Spero che questa non sia l'ultima volta in cui li vedrò.

-Voltati coglione, fammi vedere la tua faccia di merda prima che ti sbatta fuori di qui a calci in culo- sento dire da quello dietro di me.

Devo cercare di pensare che sia una persona che non conosco.

Dò un ultima occhiata a Minghao e poi mi volto, molto lentamente, verso quel coso.

Presto realizzo che non ero pronto a vederlo in faccia.

Cerco di bloccare la mia espressione, come se il buio dominasse la mia faccia.

Lo sto guardando negli occhi.
Sto riguardando in faccia l'uomo che ha rovinato e portato via la mia infanzia.

Lui sembra non essersi nemmeno reso conto di chi sono. Meglio, molto meglio.

-Che cazzo vuoi qui? Non vedi che c'è gente che lavora?- dice avvicinandosi a me, indicando con un cenno della mano Hao, ancora seduto alla scrivania.

Nascondo una mano dietro la schiena e gli faccio segno di andare.

Per favore ascoltami.

Posso bloccarlo mentre scappa, ma non so per quanto io possa reggere il confronto con lui.

Sarà più vecchio e meno muscoloso di me, ma lui vuole farmi male mentre io, nonostante tutto, non voglio fargliene.

Poi ecco il segnale.

Sento il rumore di una catena che striscia sul pavimento di asfalto, sento Minghao che si inciampa e apre la porta cigolante sul retro.

E poi vedo lo sguardo di mio padre, la rabbia nei suoi occhi, me la ricordo bene.

Vedo anche la paura.

In un attimo si è gettato avanti, verso la porta sul retro.

È veloce, ma io mi metto in mezzo e lo butto a terra, facendolo cadere assieme a me.

Mentre sono a terra, con lui schiacciato sopra di me, guardo verso la porta.

Nessuna traccia di Minghao.

Ora devo solo aspettare che arrivi la polizia e non devo far uscire mio padre.

-Tu? Che cazzo vuoi? Levati dalle palle!- dice l'uomo alzandosi di scatto, facendo per andare verso la porta, ma io gli faccio lo sgambetto e cade di nuovo, di faccia.

Trovo me stesso a sperare non si sia fatto troppo male, chissà se lui l'ha mai pensato con me.

Si alza, un rivolo di sangue gli esce dal naso. Mi guarda con sguardo truce.

Ho paura.

Mi alzo in piedi. Se vuole uscire da quella porta dovrà passare su di me.

-Credi che me ne freghi qualcosa di quel ragazzo? Minghao era un fallito e ormai stava iniziando ad essere inutile, tu invece sei fresco. Potrei mettere te a finire il suo lavoro. non vuole più i suoi soldi? Cazzi suoi! HAI CAPITO MINGHAO? TUO PADRE MORIRÀ E SARÀ SOLO COLPA TUA!- urla al vento.

Sentire tutte quelle parole contro Minghao mi sta facendo montare dentro una rabbia inverosimile.

-Stai zitto- gli dico, con non so quale coraggio.

-Si può sapere che cazzo vuoi da me? Oltre ad aver fatto scappare il mio dipendente mi hai pure detto di stare zitto? Adesso ti prendo io!- mi dice venendo di corsa verso di me.

Fa per tirarmi un pugno, ma io riesco a schivarlo.
Con il secondo non sono così fortunato però.

Cado in terra di culo e lui è subito sopra di me, bloccandomi.

Cerco di proteggermi con le mani, cerco di tenergli le braccia a distanza, ma non riesco a bloccare i suoi pugni.
Non sento più una guancia.

Poi mi ricordo che sono più pesante di lui e, tirandogli una ginocchiata nella schiena, riesco a farlo rotolare accanto a me.

Mi rialzo in piedi.

Una goccia di sangue cade a terra ai miei piedi, scommetto che è la mia.

Non faccio in tempo a realizzare che mio padre mi arriva addosso con un calcio in pancia.

Mi spinge all'indietro, contro la scrivania di Minghao.

Faccio cadere in terra tutti i pennelli e finisco con una mano sulla tela bagnata.

Mi manca il respiro, mi gira la testa, non riesco a poggiarmi sulla scrivania, sono di nuovo a terra.

Sono così confuso.

Vedo la sua faccia sopra di me.

-Aiuto- ansimo senza fiato.

-Tsk anche mio figlio diceva così quando lo pestavo, che debole- lo sento dire.

-Aspetta un attimo- dice ridendo, dopo qualche secondo di silenzio.

-Sei quel coglione vero? Junhui figlio mio, non ti sono bastate quelle che ti ho dato anni fa? Sei tornato a prendere il resto?- dice, prima di tirarmi un altro calcio in pancia.

Di nuovo senza fiato.

Devo rialzarmi, altrimenti andrà avanti.

Indietreggio muovendo le gambe sul pavimento, coprendomi la pancia con una mano.

-Che piccolo che sei Junhui, lo sei sempre stato, un brutto rincoglionito fallito, proprio come il tuo amichetto.- continua.

Ride di nuovo.

-oh aspetta, è un tuo amico vero? non è che è il tuo fidanzato?- continua ridendo.

-fantastico, mio figlio oltre ad essere un disonore e un fallito è pure frocio- dice tirandomi un altro calcio.

Questa volta almeno mira male e colpisce la mia coscia.

Basta vi prego fatelo smettere.

Arrivo contro un muro, non posso più indietreggiare.

Mamma prenditi cura di Minghao, ti prego.

Vedo mio padre caricare un altro pugno, sento il mio battito cardiaco accelerare, il mio fiato fare l'opposto.

Mi preparo all'impatto, invece.

-POLIZIA, MANI IN ALTO, SI ALLONTANI DAL RAGAZZO!-

·• 𝐻𝑒'𝓈 𝒾𝓃 𝓉𝒽𝑒 𝓇𝒶𝒾𝓃 •· // JunhaoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora