24.🌧

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Alla fine non mi hanno lasciato andare a casa.
Sono le 22 e sono ancora legato qui.

Quel verme mi aveva detto che sarebbe tornato per slegarmi, ma di lui ancora nessuna traccia.

Ho pensato più volte di fare un pisolino qui, ma ho troppa paura di essere colto in fragrante nel caso torni, e poi ho troppa fame per riuscire a pensare ad altro.

In un certo senso va anche bene così, perché se fossi pieno cascherei a dormire come un sasso lanciato nell'oceano.

Guardo la pila accanto a me.
È il terzo giorno che sono qui e si è dimezzata, ma ancora la fine sembra irraggiungibile.

Mi chiedo se morirò di sete prima di finire.

Ho così voglia di piangere, ma non riesco. Non ho acqua nemmeno per le lacrime.

Pensa a Junhui, pensa a Junhui.

L'immagine del suo sorriso sta scomparendo dalla mia memoria.

Sono troppo stanco.

La porta sul retro fa un cigolio. Di solito lo schifo non usa mai quell'entrata, quindi sarà il suo collaboratore del cazzo.

Devo riuscire a tenere aperti gli occhi, per favore.

Mi volto pianissimo, sbirciando da sopra la tela, per vedere chi sia.

Per poco non cado dalla sedia.

Quello che vedo sgattaiolare dalla porta sul retro è proprio lui, proprio Junhui.

La tavolozza mi cade di mano, il pennello precipita sui miei pantaloni.

Mi stropiccio gli occhi, sporcandomi la faccia di pittura, e proprio in quel momento lo vedo voltarsi verso di me.

Non è possibile.

Sono talmente stanco che ho le visioni, è l'unica spiegazione logica. Magari la fame, certo, mi sta dando le allucinazioni.

Eppure sembra così reale.

Si avvicina a me, guardandomi come se avesse appena ritrovato il suo gatto smarrito con una zampa rotta.

Quello sguardo misto fra il sollievo e la preoccupazione.

-Oddio Hao in che stato sei!- mi dice precipitandosi su di me e prendendomi per le spalle.

-Sei...davvero tu?- gli dico.

O almeno, provo a dirgli, visto che la mia gola è talmente secca che esce solo una specie di grido soffocato, però in qualche modo lo capisce.

-Si che sono io ma...che succede cosa hai?- mi chiede preoccupatissimo.

D'istinto guardo verso quella bellissima bottiglia d'acqua che mi fissa da troppo tempo.

Junhui capisce e corre a prendermela.

Me la passa e inizio a bere come se la mia vita dipendesse da quello.

Bhe, forse è così.

Bevo così velocemente che mi va di traverso un paio di volte.
Bevo così di gusto che non mi rendo conto che delle gocce sono finite sulla tela.

-Sei legato davvero!!- dice Jun in quel momento, prendendo in mano la catena che lega la mia caviglia a un blocco di cemento con sguardo scioccato.

-Dov'è la chiave?- mi chiede.

Scuoto la testa. La chiave ce l'ha lo schifo.

-No no no NO! Ci dev'essere un modo!- impreca iniziando a correre in giro per capannone, ma non c'è niente qui oltre alla mia postazione e altre uguali a questa.

Ho paura, se lo schifo torna adesso ci ammazza.

Cosa è qui a fare sto idiota?
Di nuovo per me?

Jun prende un pennello da una delle altre postazioni e poi viene verso di me.

-Devo provare, togli quella tela da lì- mi dice alludendo a quella che stavo dipingendo, appoggiata sulla scrivania.

Provo ad alzare le braccia, ma non so perché ora che lui è qui sono ancora più stanco di prima.

Mi guarda e capisce, così spinge lui la tela in terra. Sfortunatamente non cade di faccia.

Lo guardo.

È così centrato che mi spaventa.

Mette il pennello dentro uno degli anelli della catena.

Questi pennelli sono costruiti male, hanno il manico di metallo, spesso e pesante, altro motivo per cui sono così scomodi da tenere in mano.

In questa stanza non entra la luce solare, però adesso sembra essersi schiarita.

Jun avvicina la scrivania alla catena, poi alza la gamba del tavolo pesante e la posiziona sopra un capo del pennello.

Ho capito cosa sta cercando di fare, ma non so se il peso della scrivania basterà per rompere la catena.

Invece mi sa che quello non è il suo piano.

Infatti Jun spinge con forza la gamba della scrivania sul pennello e questo fa leva dentro l'anello della catena, spaccandolo a metà.

Sono talmente sbalordito che riesco quasi a sorridere, o almeno, lo faccio con la mente.

Inizio a pensare a una nostra bellissima fuga da questo posto, quando un suono agghiacciante arriva alle mie orecchie.

È una voce, familiare.

-E tu chi cazzo sei?-

·• 𝐻𝑒'𝓈 𝒾𝓃 𝓉𝒽𝑒 𝓇𝒶𝒾𝓃 •· // JunhaoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora