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La "Miriadi" è un azienda di merda.

Perché?

Ci sono una miriade di motivi: primo di tutto è gestita dal migliore amico di mio padre, quindi possiamo già capire quanto sia in regola, guadagna sporco vendendo copie false di quadri di pittori famosi spacciandole per originali, il che è estremamente schifoso ed è piazzata abusivamente in un capannone abbandonato in mezzo alla campagna vicina al mio paese.

Oh già e la parte migliore è che i ""dipendenti"" sono malviventi o poveracci disperatamente in cerca di denaro.

La maggior parte sono clienti del miglior amico di mio padre, che di secondo "lavoro" spaccia, o meglio, rende persone normali dipendenti dagli stupefacenti e poi gli spulcia tutti i soldi che hanno, fino a quando sono obbligati a lavorare per lui per pagarlo.

Insomma, un'azienda di merda.

Una volta che entri qui il tuo inferno inizia.

-Ah eccoti qui HaoHao, benvenuto alla festa, ti aspettavo- dice in quel momento quel verme uscendo dal capannone.

Non ho avuto il coraggio di entrarci spontaneamente.

Mio padre mi chiamava HaoHao durante i bei tempi in cui avevo 3 anni e ancora passava almeno un giorno al mese a casa con noi.

-Ho sentito che il paparino è messo male eh...quanti sono? 5000 in 5 giorni? Tsk, dovrai darti da fare!- mi dice guardandomi come se fossi un bocconcino fresco.

Inspiro.

Se non mi oppongo andrà tutto bene.
O meglio, non andrà troppo male.

-Dai sbrigati, ho avuto solo idioti come ultimi lavoratori, c'è un sacco di lavoro da fare- mi dice guardandomi male, facendomi segno di entrare.

Mi faccio forza.
Devo tenere duro, posso farcela.

Appena varco l'entrata del capannone ricordi osceni mi tornano alla mente.

Sono passati tanti mesi da quando sono stato qui l'ultima volta, ma ancora ricordo bene.

Non riesco a fare a meno di chiedermi tra quanto sarò di nuovo qui.

È un circolo senza fine.

-Solita postazione, lì accanto hai le tele con i nomi dei quadri che devi copiare. Appena le finisci puoi andare. Se devi avere i soldi in cinque giorni ti conviene sbrigarti mi sa. Ah e falli bene, altrimenti te li faccio rifare- mi dice indicandomi un angolo del capanno.

C'è solo una scrivania, una sedia senza una gamba, una lampada attaccata al muro e una pila di tele.

Una pila immensa di tele.

Ipnotizzato e orripilato mi avvicino a loro.

Le conto con gli occhi, sentendomi mancare il respiro.
32, trentadue tele.

Scorgo alcuni dei nomi degli artisti: Monet, Van Gogh...
Grandi pittori che hanno fatto la storia.
Miti che io stimo e che ora mi tocca diffamare così.

Hanno dipinto queste opere in giorni, magari settimane. E io devo farne trentadue in cinque giorni.

Sei tele al giorno.
Contando che ho bisogno di dormire almeno tre ore e un'ora è il tragitto tra casa e questo posto avanti e indietro, ho circa tre ore per finire ogni quadro.

Ora sono le 4 di mattina, ciò significa che ho quattro ore in meno oggi.

Forse mi resta addirittura tempo per mangiare, sempre che mi diano qualcosa.

Ho paura di vedere quanto siano difficili i quadri.

-Cazzo fai lì impalato? Muoviti che non si disegnano da soli!- mi rimprovera quello schifo.

Nel capannone non c'è nessun altro.
Brutto segno, vuol dire che gli affari non vanno bene.

L'altra volta c'erano altri 3 disperati bisognosi di soldi.
Questa volta sono solo io.

Non ho nemmeno un cavalletto, mi tocca dipingere su una tela appoggiata orizzontalmente.

Mi siedo sulla sedia semi distrutta. Dovrò pure impegnarmi per stare in equilibrio.

Sulla scrivania c’è una tavolozza e una scatola di colori primari.

Di pennelli ne ho solo 2, mezzi rotti, di qualità bassissima e con i manici di ferro.
Spero di non dover fare linee piccole.

Sono proprio fottuto.

Se non fosse che confido nelle mie capacità artistiche come se fossero le mie gambe sarei veramente già crollato.

Prendo l'ennesimo respiro profondo.

Posso farcela.

Devo farcela.

·• 𝐻𝑒'𝓈 𝒾𝓃 𝓉𝒽𝑒 𝓇𝒶𝒾𝓃 •· // JunhaoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora