Mi incamminai verso casa di Seonghwa, non era molto lontana dalla mia, il cielo era nuvoloso e faceva anche molto freddo, ma non gli diedi molta importanza nonostante stessi indossando solo una felpa. Non mi importava di avere freddo, l'unica cosa che avevo in testa era la paura che Seonghwa potesse essere in pericolo. Certamente mi preoccupavo anche degli altri, ma lui era quello che più di tutti mi faceva arrovellare lo stomaco in cerca di un modo per capacitarmi della situazione. Volevo rivederlo il prima possibile, volevo fare quello che per troppo tempo avevo evitato, avrei solo voluto non aver detto quella stupida cosa la sera prima. Se non lo avessi fatto forse non ci saremmo separati, probabilmente lui non sarebbe andato a piangere da solo fuori al buio, e sicuramente le cose sarebbero andate in modo diverso. È incredibile come a volte basti solo una frase o una semplicissima parola, per far cambiare ogni cosa, per far scoppiare quella bolla dentro cui viviamo e farci schiantare al suolo in un battito di ciglia.
Più mi avvicinavo a quella casa e più speravo di vederlo aprire quella porta e sentirlo parlare. Non importava se mi avesse insultato, se fosse scoppiato a piangere, se mi avesse richiuso la porta in faccia; non mi importava perché tutto quello che volevo era sapere che stesse bene. Camminavo, mattonella dopo mattonella, gradino dopo gradino, per le anguste vie di quel quartiere che poco conoscevo. Sentii la paura crescere dopo ogni mio passo, l'ansia che mi stava divorando dall'interno e quella costante ed assillante voce nella mia testa che mi ripeteva in continuazione che non stavo facendo abbastanza.
Cercai di rimanere calmo per tutto il tempo dopo aver sentito la conversazione di mio zio. In certi momenti mi sarei solo voluto mettere ad urlare a piangere, ma non potei perché ero quello da cui ci si aspettava più forza e sicurezza. Dovetti resistere e andare avanti per San e Mingi, soprattutto per San, sapevo quanto fosse instabile mentalmente in certe situazioni. Per quel che ne sapevo avrebbe potuto avere un crollo emotivo in qualsiasi momento, teneva veramente molto a quel ragazzo come io tenevo a Seonghwa, ma San non nascondeva quanto fosse spaventato e se non ci fossi stato io a tranquillizzarlo e a farlo ragionare, probabilmente la sua paura gli avrebbe fatto fare grosse cazzate.
Arrivai davanti alla porta di quell'abitazione, rimasi a fissarla per minuti finché non ebbi il coraggio di bussare. Sentivo gli occhi della gente che mi passava accanto, puntati su di me, nonostante non fossi osservato da nessuno. Mi sembrava di essere nel mezzo di una favola di cui ero il protagonista, che doveva risolvere tutti i problemi per far si che si arrivasse alla frase "e vissero tutti felici e contenti", peccato che non avevo mai creduto alle favole.
Una donna non troppo grande mi aprì la porta con un sorriso stampato sulla faccia, sapere che sarei stato la persona a farlo andare via mi faceva sentire malissimo. <<Tu sei?>> Chiese tenendo in mano uno strofinaccio da cucina, giusto.... Chi ero? Non lo sapevo neanche io. <<S-sono Kim Hongjoong...>> normalmente un'altra persona si sarebbe preoccupata di trovare uno della mia famiglia fuori la porta di casa, ma quella donna evidentemente non conosceva ancora la crudeltà di mio zio, anche se l'avrebbe scoperta presto.
<<..Sono un amico di Seonghwa>> lei mi guardò ed annuì <<Piacere, io sono sua madre, stai cercando lui immagino>> annuii convinto, <<Non so dove sia, ieri sera non è tornato a casa>>
Quelle parole.
Quelle cinque fottutissime parole.
Non è tornato a casa.
Bastarono quelle parole a farmi sprofondare, mi sembrò come se una voragine si fosse aperta sotto il mio cuore e questo fosse precipitato in un abisso di paura. Continuai a fissare la donna che mi stava guardando mentre parlava di cose che non riuscivo a percepire, i suoni arrivavano alle mie orecchie completamente ovattati, la mia mente era rimasta fissa su quelle parole e non le interessava nient'altro. Le labbra della donna si muovevano sempre più lentamente finché non si fermarono del tutto, i suoi occhi mi guardarono con sguardo preoccupato e solo dopo mi resi conto di essermi completamente estraniato dalla realtà ed essermi perso tutto ciò che mi aveva detto.
<<Mi stai ascoltando?>> Tornai alla realtà d'improvviso, <<Ehm mi scusi, potrebbe ripetere cosa ha detto?>> Chiesi sforzandomi di sorridere e non mettermi a piangere <<Ti ho chiesto se sai dove può essere Seonghwa, perché non lo vedo da ieri e sto iniziando a preoccuparmi>> la sua voce sembrava calma e non agitata, cercai di mettere da parte il fracasso della tempesta che avevo dentro la mia testa per trovare una risposta da darle. Non me la sentii di dire la verità, non potevo dire ad una povera donna che suo figlio probabilmente era stato rapito, non me la sentivo di rovinarle la vita in quel modo, <<Se non è tornato a casa probabilmente sarà rimasto da uno dei suoi amici, ieri sera era molto stanco e forse non aveva voglia di tornare a casa a piedi>> cercai di essere il più convincente possibile, ma come potevo esserlo se io per primo non credevo minimamente alle mie parole?
<<Capisco, allora starò tranquilla. Se lo vedi o lo senti potresti dirgli di tornare a casa il prima possibile?>> Chiese prima di rientrare nella casa, <<Va bene, non si preoccupi>>.
STAI LEGGENDO
ѕανє мє || ᴀᴛᴇᴇᴢ
Fanfiction⟨⟨𝐯𝐨𝐠𝐥𝐢𝐨 𝐫𝐢𝐮𝐬𝐜𝐢𝐫𝐞 𝐚 𝐫𝐞𝐬𝐩𝐢𝐫𝐚𝐫𝐞 𝐪𝐮𝐞𝐬𝐭𝐚 𝐧𝐨𝐭𝐭𝐞 𝐧𝐨𝐧 𝐦𝐢 𝐩𝐢𝐚𝐜𝐞 𝐯𝐨𝐠𝐥𝐢𝐨 𝐬𝐯𝐞𝐠𝐥𝐢𝐚𝐫𝐦𝐢 𝐚𝐝𝐞𝐬𝐬𝐨 𝐧𝐨𝐧 𝐯𝐨𝐠𝐥𝐢𝐨 𝐬𝐭𝐚𝐫𝐞 𝐢𝐧 𝐪𝐮𝐞𝐬𝐭𝐨 𝐬𝐨𝐠𝐧𝐨⟩⟩ ↬Semplici adolescenti con una v...
