10.

421 42 15
                                    

In un attimo si trovarono al centro della carreggiata, tra una pioggia di proiettili, prive di paura.

Zulema riuscì a colpire uno dei tre uomini che in pochi secondi si accasciò a terra in una pozza di sangue. Accanto a lei Maca non fu da meno e colpì in piena fronte l'ultimo uomo di Sinaloa rimasto.

I suoi occhi spalancati però le restarono impressi qualche secondo in più del dovuto, vide il corpo del suo avversario accasciarsi sull'asfalto umido, ormai privo di vita, quella vita che lei stessa aveva strappato.

Pochi secondi che rovinarono tutto, tre colpi uno dietro l'altro.

La bocca della bionda si spalancò, barcollò all'indietro di pochi passi, poi cadde.

Zulema che la precedeva di qualche passo con la coda dell'occhio vide ciò che non avrebbe mai voluto vedere, il suo cuore si strinse in una morsa talmente stretta che le sembrò di non respirare.

Un senso di impotenza le si fece strada dentro, doveva esserci lei a prendersi quei colpi, tutto questo dolore ancora una volta era colpa sua. Rimase immobile, incapace di muoversi, incapace di voltarsi, incapace di correre da lei.

Stava per crollare definitivamente, niente aveva più senso, Maca era la sua unica ragione di vita e senza di lei era incapace persino a vivere, ma poi lo vide. Il suo sguardo fu catturato dalla figura Felipe Sinaloa che si ergeva vittorioso e soddisfatto. Vendetta, ecco cosa le restava.

Sentì la rabbia crescerle da dentro e impossessarsi di ogni fibra del suo corpo. Prese la mira e sparò un colpo degno di un sicario professionista, il proiettile trapasso il palmo di Sinaloa lasciandolo disarmanto.

Un grido di dolore uscì prepotente dalla bocca dell'uomo e arrivó dritto alle orecchie dell'araba, che per sua sfortuna non era minimamente soddisfatta. Uno sparo e poi un altro ancora.

Ora aveva tre proiettili in corpo, ma ancora non era sufficiente, aveva mirato alle gambe perché avrebbe dovuto soffrire prima di esalare il suo ultimo respiro. Lo scorpione in pochi secondi fu davanti a lui, Sinaloa si contorceva dal dolore.

"Chi cazzo sei tu?" Ruggí il narcotrafficante mentre l'araba lo guardava dall'alto in basso.

Zulema si chinò, a pochi centimetri dal suo volto "Sono il fottuto elfo dell'inferno, e tu" gli puntó un dito dritto in fronte "tu sei solo un verme che dovrà pregarmi per non essere schiacciato"

"Per favore, non su chi tu sia" supplicò con voce straziata "Ma posso darti quello che vuoi" poi mugugnò qualcosa che Zulema non riuscì a comprendere "Qualunque cosa"

"Patetico" Zulema alzò gli occhi al cielo platealmente "Potevi scegliere di morire con un po' di dignità" presa la pistola e la conficcò nella ferita "Questo è per Maca" ringhiò ad un centimetro del suo volto aumentando sempre più la pressione. Sinaloa urlava come mai aveva fatto in vita sua. Ma neanche quelle grida riuscivano ad alleviare il dolore che Zulema sentiva in quel momento.

"Questo é per Macarena grandissimo figlio di puttana" sibilò puntandogli l'arma alla tempia "Ci vediamo all'inferno."

Queste furono le ultime parole che Sinaloa sentì.

Una lacrima rigó il viso dell'araba, ora che era davvero finita doveva affrontare la dura realtà. Nulla le restava, anche la vendetta era stata consumata. Sputò con disgusto sul corpo di Sinaloa poi si chinò sulle ginocchia strappandogli dal polso quel dannato orologio.

Si passò una mano sul volto, cercando di trovare le forze per andare dalla sua bionda, il suono dei tre colpi le risuonava nelle orecchie.

Socchiuse gli occhi per evitare che altre lacrime le bagnassero le guance, il volto di Maca sorridente le apparí nitidamente, sentì la terra mancarle sotto i piedi tanto che nell'alzarsi barcollo all'indietro. Solo ora riusciva a capire davvero cosa era stata per lei la Rubia.

Macarena era sdraiata qualche metro più in là, Zulema sospirò con il cuore in gola iniziando lentamente ad avvicinarsi a lei.

Più la distanza tra i loro corpi si accorciava più nella testa dell'araba si formava il pensiero che qualcosa lì non tornasse. Non c'era sangue intorno al suo corpo. Aumentò il passo, il suo cuore batteva all'impazzata. 

Maca aveva gli occhi aperti, le sorrise con un'espressione dolorante dipinta sul volto.
"È viva? Sta bene? Com'è possibile?" queste e altre centinaia di domande affollavano la testa di Zulema, ma la verità era che in quel momento non le interessava di niente, si precipitò su Maca come un falco farebbe con la sua preda.

"Avevo il giubotto antiproiettili" sussurrò la bionda con un piccolo sorriso che le increspava le labbra.

Quelle labbra. Zulema era in overdose d'adrenalina e questa volta, come poche altre volte in vita sua non riuscì a frenarsi.

Le sue labbra si gettarono su quelle della Rubia con foga, passione, quasi violenza. Maca le dischiuse subito, senza farsi domande, gustandosi quel sapore che tanto a lungo aveva desiderato.

Il mondo sembró fermarsi intorno a loro, un attimo inciso per sempre nell'eternità.

Zulema le poggiò delicatamente una mano sul ventre e la tiró a sé, sempre più strette in un contatto così a lungo rimandato. La sua lingua affondava sempre di più provocando piacere in entrambe.

Maca si allontanò un istante soltanto per morderle il labbro inferiore, i suoi incisivi si strinsero intorno alle labbra piene di Zule, una scarica elettrica si propagò nel corpo dell'araba che apprezzó quel contatto inaspettato.

Le loro labbra poi si riscontrano, fameliche, ancora più di prima.
Per quanto entrambe lo avessero voluto non potevano restare lì all'infinito, sarebbe potuto diventare pericoloso.
Fu Zulema ad avere la forza di interrompere quel contatto.

Si guardarono negli occhi, i loro nasi che si sfioravano, il respiro ora in attesa, fermo come il vento in una giornata d'estate.

"Andiamo a casa non te ne pentirai" ammiccò Zulema facendole alludere al paradiso. Maca si sentì avvampare, poi le posò sulle labbra piccoli e veloci baci a stampo che facevano trasparire tutta la sua difficoltà nel dover staccarsi da lei.

Fu ancora una volta l'araba ad allontanarsi, si tirò su tendendole la mano.

"Perché non mi hai detto che stavi bene?" I suoi occhi si chiusero in due fessure ripensando alle sensazioni che aveva provato pochi minuti prima.

"Te la stavi cavando così tanto bene da sola" La bionda abbassò il tono di voce di un'ottava "E poi mi eccitava vederti difendermi"

Una fitta nel basso ventre colpì l'araba, "che stregoneria mi ha fatto per ridurmi così?" pensò accelerando il passo, non vedeva l'ora di salire su quella dannata macchina per tornare a casa. Tutto era andato per il verso giusto, ancora non riusciva a crederci.

Con grandi falcate raggiunsero la loro audi parcheggiata al lato della strada. Appena chiusero la portiera però subito capirono che c'era qualcosa di strano.

"Cos'è quest'odore?" Chiese Macarena con un tono allarmato. "Esci subito dalla macchina" rispose l'araba portandosi la maglietta a coprire le vie respiratorie.

"Sono bloccate" le pupille le si dilatarono "La porte sono bloccate"

La vista cominció ad annebbiarsi, i muscoli a rilassarsi, non ci volle molto, pochi secondi dopo il gas aveva già fatto il suo effetto.

Entrambe caddero in un sonno profondo.

Spazio autore!

Sera notturn* eccoci con il nuovo capitolo ✨
Ho fatto la brava: Maca sta bene e c'è stato anche il primo bacio... Però non poteva andare tutto per il verso giusto, senò dove sta il divertimento? Avete idee su cosa potrà succedere?
Fatemi sapere cosa ne pensate della storia se vi va ❤️

Zulema e Macarena SRLDove le storie prendono vita. Scoprilo ora