21.

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Niente batte il bacio di una donna, quelle labbra vellutate, quel sapore dolce e al tempo tempo stesso pungente, quel corpo sinuoso come un serpente che si avvolge e si modella contro il tuo; ma Macarena non si accontentava nemmeno di questo, lei aveva il meglio dei due mondi: le curve e il tocco di una donna, la prepotenza e l’arroganza di un uomo, tutto mischianto alla perfezione nel più afrodisiaco dei cocktail.

"Voltati e poggia le mani sul lavandino, voglio che ti guardi, guardati" le ordinò Zulema con un sussurro a fior di labbra, un attimo prima di spingerla verso l'ampio specchio che arredava il bagno della discoteca.

Maca poggiò i palmi sul gelido ripiano di marmo nero che si trovava difronte a lei, come per ritrovare quella stabilà che i bruschi movimenti dell'araba le avevano fatto perdere. Il suo sguardo basso, il suo corpo totalmente proteso in avanti le facevano capire che era in trappola, tanto quanto un topolino finito per sbaglio nella tana di una vipera: non c'erano vie di scapo, quella sera sarebbe stata il dessert di Zulema e non avrebbe potuto far nulla per impedirlo.

La voce dell'araba, alle sue spalle, si abbassò ancora "Alza la testa, Rubia"

Macarena lo fece, alzò lo sguardo senza esitare nemmeno un istante, come se qualcuno avesse schiacciato un interruttore all'interno della sua testa e quel movimento fosse automatico; avrebbe fatto qualunque cosa, bastava solo che Zulema lo chiedesse.

"Dimmi cosa vedi" continuò l'araba mentre le sue mani, sempre più invadenti, stavano facendo un'attenta ispezione del corpo di Macarena, provocandole costanti brividi.

Una fitta di piacere percorse il corpo della bionda che non riuscì a trattenere un gemito; sentì Zulema stringerla maggiormente, vide il suo sfacciato sorrisetto compiaciuto e lo sguardo, bhe... lo sguardo di chi sà di avere la situazione in pugno.

Maca non avrebbe voluto ammetterlo, ma gli e lo si leggeva in faccia a caratteri cubitali: amava quell'atteggiamento, quel modo di fare, il suo tono di voce mentre pronunciava quei semplici comandi... se Zulema avesse continuato ancora a lungo sarebbe stata in grado di farla venire senza neanche il bisogno di sfilarle il vestito. Ma Maca non voleva, non voleva minimamente venire così, voleva sentirla, toccarla, assaporarla. Così voltò la testa, in un disperato bisogno di gettarsi sulle labbra dell'araba, di morderle, di succhiarle, di sentire ancora una volta il suo sapore mischiato a quello dell'alcool.

Però Zulema non era della sua stessa idea, non era il tempo delle smancerie, e poi a lei nemmeno piacevano i baci: li vedeva come un modo per rompere il ghiaccio, come un punto di partenza di cui avrebbe fatto volentieri a meno, ma che ogni tanto concedeva per mettere a suo agio il partner.
Lei, al contrario, era più a suo agio con le parole, le preferiva di gran lunga: le permettevano di avere il controllo della situazione, di governare le danze... inoltre non si sarebbe persa la voce spezzata e languida della bionda per niente al mondo.

Paradossalmente con Maca aveva ancora più necessità che quel bacio non avvenisse: Zulema si conosceva, sapeva di essere più brava a gestire le parole che le emozioni, era consapevole che parlare le avrebbe permesso di mantenere quel distacco emotivo e quel controllo che un bacio avrebbe potuto mandare totalmente a puttane.
"Dimmi. Cosa. Vedi." scandì, la voce vibrante, gli occhi in fiamme come d'altronde tutto il resto del corpo.

"Ve-vedo te, dietro di me, all'incavo del mio collo" sussurrò con voce roca Macarena "vedo, uhm, vedo le-le tue mani che mi stringono il seno"

"Mh, si? E ti piace quello che vedi?"

"Mi piace" ammise "mi piace come mi tocchi"

"Ti piace che sia io ad avere il controllo, Rubia?"

Maca deglutì vistosamente, "anni di continue lotte mandati a puttane in una notte" pensò, ma diavolo se in quella situazione le piaceva.
"Dai ti prego, spo-spogliami"

Era una confessione, lo era decisamente, ma a Zulema non bastava. Così fece schioccare la lingua sul palato, due volte, in segno di negazione e la guardò ancora, attraverso quel dannato specchio, per spronarla a proseguire.

"Si, mi piace, da impazzire, ma ora ti supplico spogliami" le confessò Maca vogliosa: la voce spezzata, le pupille dilatate, le guance accaldate, i capelli ormai totalmente scomposti.

"Non so se ho voglia sai" sussurrò Zulema, per poi leccarle lentamente il lobo dell'orecchio, mentre con una mano le si intrufolava tra le gambe.

Maca le divaricò immediatamente, in un gesto tanto istintivo quanto repentino, così da concederle maggior libertà di movimento.

Zulema rise, rise all'incavo del suo collo e spinse ancor di più la mano sull'intimità della bionda, ormai a dividerle c'era solo un minuscolo strato di seta completamente umido.
"Sei proprio una troietta sai, facevi così anche con il palestrato un'ora fa?"

Il corpo di Maca fremette, per la paura, per l'eccitazione, per il desiderio. Un turbinio di emozioni l'avvolsero, aveva sperato che Zulema non prendesse il discorso, ma dentro di sé sapeva che quel momento sarebbe arrivato.
Maca non rispose, o almeno non lo fece a parole: il suo sguardo si spostò sullo specchio, alla ricerca di quello di Zulema, nel disperato tentativo di trasmetterle che sì, un'ora prima aveva scopato, ma no, non aveva fatto minimamente così.

Di tutta risposta Zulema si abbassò sulle ginocchia, sparendo così dalla visuale di Maca: il messaggio era stato recapitato, forte e chiaro, solo che Macarena ancora non poteva saperlo.

La bionda era finalmente libera di muoversi, ma non lo fece, rimase immobile come una statua di cera in attesa di sciogliersi per la troppa vicinanza alle fiamme.
Pochi attimi la separarono dal suo inevitabilmente destino, giusto quelli che servirono a Zulema per infilarle le mani sotto il vestito e sfilarle le mutande in pizzo.

Un attimo dopo l'indice affusolato di Zulema scorse lungo tutta l'apertura della bionda, un unico movimento, un'unica volta, ma a Macarena sembrò che fosse stato Dio in persona a donarle piacere, dato che un piacere superiore a quello non era proprio in grado di immaginarlo.

"Uh signorina come siamo bagnate" la canzonò Zulema con voce roca,
"È veramente insaziabile sta sera eh?"

"Ti prego, ti prego" la supplicò Maca, mentre ondeggiava il bacino disperata, alla ricerca di quel contatto che le era stato nuovamente negato.

Fu lì, all'udire quelle suppliche, che Zulema decise che la tortura per quella sera sarebbe finita; così fece scontrare la sua lingua con il sesso della bionda per concederle, finalmente, quel piacere tanto bramato.

Non era finita lì, lo sapevano bene entrambe: Maca l'avrebbe pagata, ma per quella notte avevano sofferto entrambe abbastanza.

Zulema e Macarena SRLDove le storie prendono vita. Scoprilo ora