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Il risveglio di Macarena fu tutt'altro che dolce, dall'esterno della roulotte provenivano dei rumori sordi, seguiti da suoni metallici, quasi come se fossero degli spari.

"Degli spari?" Sussultò di scatto tirando su il busto. Con il cuore in gola si affacciò alla piccola finestra posta proprio sopra il letto, scostò la tenda con un movimento rapido della mano, mentre i pensieri più cupi le si facevano strada all'interno.

Vagò un attimo con lo sguardo finchè la vide poco distante, aveva le cuffie da tiro e le braccia tese davanti a sé. "Ha ricreato una specie di poligono in giardino?" Sorrise incredula al pensiero. Non riusciva quasi a crederci, si strofinò gli occhi come a volersi svegliare del tutto, solo per rendersi conto che non stava sognando. 

"Ieri non mi voleva fare comprare delle lucine natalizie e ora spara contro dei vecchi contenitori arrugginiti... e quella che attira l'attenzione sarei io!" Borbottò tra sé e sé scandalizzata, fortuna che per chilometri non c'erano abitazioni.

Maca si buttó di nuovo sul letto, coprendosi le orecchie col cuscino così da proteggerle da quell'odioso rumore: "Come se le servisse esercitarsi per sparare tra l'altro, é un fottuto cecchino!"

Avrebbero potuto vivere insieme anche tutta la vita ma ci sarebbe stato sempre qualcosa di Zulema che l'avrebbe mandata fuori di testa.

Macarena cercò di scacciare il pensiero di Zulema dalla testa, si portò le ginocchia al petto cercando di riprendere sonno, ma non fu così facile come avrebbe voluto, e sicuramente l'odore di quelle lenzuola, completamente impregnate dal profumo dell'araba, non aiutava per niente.

Prese la vecchia maglietta scolorita che Zule usava per dormire, se la portò al naso e ispirò, come se avesse tra le sue mani la più pura delle droghe. Ed effettivamente, per lei, così era: perché il profumo di Zulema non era replicabile, nemmeno lei che lo aveva sentito così tante volte sarebbe stata in grado di descriverlo, sapeva di tutto e allo stesso tempo di niente.

Il corpo di Macarena, ancora nudo dalla sera precedente, vibrò facendole desiderare di avere tra le braccia Zulema stessa e non una maglietta sgualcita.
Sapeva che era sbagliato, che non doveva desiderarlo: avrebbe dovuto respingere con tutta se stessa quei pensieri, perfino odiarla sarebbe stato più giusto. Chiunque l'avrebbe odiata, le aveva portato via tutto ciò che nella vita aveva di più caro, aveva reso la sua esistenza un fottuto inferno.

E Zulema Zahir era la regina di quell'inferno, lei era il diavolo in persona, colei che riusciva a stare sempre in mezzo alle fiamme senza mai scottarsi. Ma questo aveva inevitabilmente un prezzo, e Zulema lo aveva capito da tempo: tutto quello che le stava intorno finiva per incenerirsi, a poco a poco, un pezzetto per volta.

Anche Macarena aveva imparato a capirlo, aveva visto la distruzione intorno a lei, e allora perché non riusciva a fare la cosa giusta? Aveva provato ad odiarla ma invano. Era come se fossero legate da un filo invisibile, e non importava quanto l'una cercasse di allontanare l'altra, si ritrovavano sempre, nel bene e nel male.

A Maca era stata data un'altra opportunità e lei? Lei stava buttando al cesso anche quella.
Si ricordò come i primi tempi non capisse i comportamenti di Saray, lei nonostante tutto era così genuina, impulsiva senza ombra di dubbio, ma profondamente buona. Si chiedeva perché continuava a stare al fianco di Zulema nonostante tutto il male che le avesse causato; "La stava per uccidere" pensò, eppure lei era tornata e le aveva concesso il suo perdono. Che fosse questo il fascino dell'araba? Che fosse questo il suo potere segreto?

Si alzò a fatica dal letto, rovistò frettolosamente nel suo zaino, poggiato sul tavolo, tirando fuori il pigiama e se lo infilò. Aveva bisogno di dormire, quella notte era stata letteralmente la più lunga della sua vita.

Era riuscita a chiudere occhio solo allo spuntare delle prime luci dell'alba quando ormai si era rassegnata all'idea che tra di loro, quella sera, non sarebbe accaduto niente.
Voleva che accadesse qualcosa? Non lo sapeva bene neanche lei. Forse non lo desiderava realmente visto che non aveva trovato il coraggio di afferrarlo.

Avevano dormito più vicine del solito, le loro carni si sfioravano di tanto in tanto, provocandole brividi. I respiri sincronizzati. I cuori battevano all'unisono.

Maca non voleva illudersi, ma era certa che Zulema le si fosse avvicinata più volte di proposito. Che stesse lottando anche lei contro se stessa?

Bastava un gesto per mettere fine a tutti i loro tormenti, un'unica mossa, ma nessuna delle due aveva avuto il coraggio di farla.

Ripiegò la maglietta dell'araba, adagiandola nel punto esatto da cui l'aveva presa pochi minuti prima. Quella maglietta era per lei come una reliquia, la trattava come il più prezioso dei tesori. Era letteralmente il suo santo Graal. Maca si era chiesta numerose volte che cosa avesse di così speciale, ma non era mai riuscita a porgerle quella domanda.

Si portò le gambe al petto richiudendosi su se stessa. Perché era tutto così difficile?

Le palpebre le si fecero pesanti, i muscoli del suo corpo si rilassarono,  finché non cadde tra le braccia di Morfeo.

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"Ho pensato al prossimo colpo" disse Zulema addentando una mela verdissima che teneva tra le mani.

"Non eravamo in pausa per un paio di settimane?" Replicò Maca sollevando un sopracciglio nella sua direzione.

"Questa volta la polizia non si accorgerà nemmeno di noi" sentenziò l'altra iniziando a camminare avanti e indietro "perché ruberemo qualcosa che loro non sanno nemmeno che esiste"

"Mi devo preparare a guai più grossi del solito quindi?" Disse Maca elettrizzata dall'idea.

"Non puoi nemmeno immaginare quanto" le sorrise la socia di rimando.

Spazio autore

Sera! Capitolo un po' introspettivo, spero vi sia piaciuto comunque, se vi va fatemi sapere cosa ne pensate della storia mi fa molto piacere sentire le vostre opinioni ❤️
Ci vediamo al prossimo colpo!

Zulema e Macarena SRLDove le storie prendono vita. Scoprilo ora