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12 ORE PRIMA

Alla fine era stata lei a cedere, si era giurata che non lo avrebbe fatto, ma con il passare dei giorni la rabbia si era affievolita e la mancanza si era iniziata a far sentire, così aveva inviato quel dannato messaggio.
Nonostante una voce dentro di sé le urlasse di non farlo, di non cedere così presto, nonostante sapesse che starle lontana in quel momento era la cosa migliore che le potesse capitare, nonostante tutto aveva ceduto.

"Ho bisogno di soldi" si era detta Macarena un attimo prima che le sue dita scivolassero leggere sulla tastiera del suo iPhone, come per illudersi che quella fosse una scelta presa con la testa. In realtà bisogno di soldi non ne aveva e questa consapevolezza, che la bionda cercava di comprimere in un angolo di lei, faceva crollare tutte le giustificazioni che provava a darsi.

Subito dopo aver lasciato la roulotte era andata a prendere i soldi che aveva seppellito nel bosco anni prima: 'fondo di emergenza' così lo aveva chiamato quando aveva deciso di mentire a Zulema e nascondere quasi due milioni di euro. Non c'era un motivo preciso che l'avesse spinta a farlo, aveva agito d'istinto, per tutelarsi, perché avere Zulema come socia non era certo la migliore delle garanzie. D'altronde era certa che l'araba facesse lo stesso, anzi probabilmente aveva molti più borsoni nascosti di quanti lei potesse immaginare.
In ogni caso Zulema non era a conoscenza del suo 'fondo di emergenza', lo poteva intuire certo, ma non ne aveva certezza e questo forniva alla bionda un'ottima scusa per scriverle... e poi aveva tutto il diritto di farlo, aver rischiato la vita per ogni singola banconota la legittimava a chiedere che ogni centesimo le venisse restituito.
Così le aveva scritto: cercando di mascherare il più possibile il suo stato emotivo, provando a mostrarsi il più distaccata possibile, sperando che in questo modo avrebbe smosso qualcosa dentro l'araba.

Ma il suo piano, come al solito, non aveva funzionato; d'altronde sarebbe stato più semplice spostare un macigno che smuovere qualcosa in Zulema. Così dopo diciannove giorni, sì li aveva contati, si trovava a fissare una fottutissima parete bianca con un unico pensiero in testa: "Cosa avrà di meglio da fare che vedermi?"

Innervosita si portò l'ennesimo cucchiaio di gelato alla bocca, il fatto che fosse stata lei a fare il primo passo ma che comunque avesse scelto Zulema il momento dell'incontro le faceva andare il sangue al cervello, se poi ci aggiungeva che non sapeva cosa e soprattutto con chi sarebbe stata l'araba quella sera, la situazione diventava insostenibile.

Un altro cucchiaio scivolò tra le sue labbra, ricordandole che la sua unica consolazione era racchiusa in un vasetto colore crema. Aveva provato a divertirsi, eccome se ci aveva provato: era uscita ogni sera, si era ubriacata tante di quelle volte che si stupiva lei stessa di ricordarsi ancora il suo nome, aveva mangiato nei miglior ristoranti e aveva speso un patrimonio per rifarsi il guardaroba... ma nonostante tutto la sera, quando toccava quel gelido, morbido e spazioso letto di hotel, si trovava a rimpiangere il minuscolo letto della roulotte. Persino svegliarsi con i piedi freddi perché Zulema si era tirata le coperte tutte dal suo lato le iniziava a mancare.

"La odio" sussurrò a se stessa "La odio" ripeté questa volta con un tono di voce più alto "Dio quanto la odio" disse prima di scaraventare la vaschetta di gelato, ormai finita, sulla parete di fronte a lei.
Aveva pensato che allontanandosi da lei le sarebbe passata in fredda, ma Zulema era come quella canzone che ti entra in testa e non vuole saperne di uscire: puoi fare di tutto, ascoltare altre trecento tracce, ma quando sei soprappensiero eccola che rimbomba nella tua testa.

Altre ventiquattro ore di attesa e poi l'avrebbe rivista, avrebbe rivisto la donna che le aveva detto che andare a letto con lei era stato insignificante, ma anche l'unica da cui se lo sarebbe fatto ridire. Strinse gli occhi per trattenere le lacrime, mentre un magone le si formava nel petto: era andata oltre, si sarebbe dovuta fermare prima, molto prima.
In più temeva che quella sarebbe stata l'ultima volta in cui le loro strade di sarebbero incrociate; d'altronde una volta che Zulema le avrebbe ridato i soldi non ci sarebbe stato altro motivo per cercarla.

Scosse la testa velocemente come a voler liberare la mente da tutti i pensieri caotici che l'affollavano, non sapeva se doveva essere felice o meno all'idea di rivederla, ma una cosa era certa: di quel passo sarebbero state le ventiquattro ore più lunghe della sua vita.

Si alzò dalla poltrona di scatto, come se fosse stata appena punta da mille spille, doveva assolutamente fare qualcosa, non poteva stare seduta un momento in più "Al diavolo Zulema, i suoi modi di fare e i suoi impegni per la serata" pensò, il giorno dopo sarebbe arrivato anche se lei non avesse fantasticato ogni secondo sul loro incontro.

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"Secondo me vorresti essere ovunque tranne che qui" le disse un uomo alzando il tono di voce per sovrastare quello della musica.

Macarena lo scrutò un attimo prima di rispondere: le sue labbra sottili erano inclinate verso l'alto, contornate da un filo di barba scura, gli occhi erano di un verde particolare, sicuramente il punto forte di quel bel faccino; i capelli erano portati all'indietro in un'acconciatura elegante che rispecchiava il modo di vestire del trentenne che si trovava davanti.
"Aspetta che mi faccia effetto quest'alcool e non vorrò essere da nessun altra parte se non qui" rispose la bionda, portandosi alla bocca quello che ormai era il terzo drink della serata.

"Se le cose stanno così ti faccio compagnia molto volentieri" replicò lo sconosciuto prontamente.

"Chi ti ha detto che io sia in cerca di compagnia?"

"Ti saresti ubriacata nel tuo appartamento se non avessi avuto voglia di compagnia" disse lui saccente, continuando a muoversi a ritmo di musica.

"Offrimi da bere Casanova" rispose Maca, concedendogli il primo sorriso della serata.

In un attimo furono al bancone e un'ora dopo aveva sia imparato che dimenticato il nome del ragazzo che le stava tenendo compagnia, "un'ottima compagnia" si trovò a pensare mentre rideva all'ennesima battuta del giovane. Non si trattava certo di amore a prima vista... ma almeno le era finita meglio di due giorni prima, quando si era trovata a consolare un ragazzo più disperato di lei.

Ma quella notte la situazione stava andando decisamente meglio: dopo un paio di shot di tequila la situazione si era surriscaldata, i balli erano diventati dei veri e propri preliminari e la voglia di rintanarsi in qualche buco del locale per dare sfogo alle proprie pulsioni sempre più esigente, così Macarena quando lui l'aveva presa per mano conducendola nella sua auto lo aveva seguito molto volentieri.

Pochi minuti dopo si trovò a scompigliare i capelli così dannatamente perfetti che il moro si ritrovava, tutta quella perfezione quasi la infastidiva, al punto che stava provando più piacere nell'affondare le dita nella sua chioma piuttosto che dai baci umidi che il giovane le stava lasciando sul fianco.
E pensare che Zulema riusciva a crearle piacere solo con uno sguardo, scacciò quel pensiero tanto amaro quanto vero dalla sua testa, per tornare a dedicarsi al giovane sotto di lei: non avrebbe potuto riempire il vuoto che l'araba aveva lasciato nel suo cuore, ma sicuramente quella sera ne avrebbe riempito un altro.

Spazio autore

Hey, ciao a tutti ❤️
Scusate tantissimo per l'attesa ma la sessione mi distrugge,
se vi va fatemi sapere che ne pensate del capitolo, il prossimo è già pronto ditemi quando lo volete 😉

Zulema e Macarena SRLDove le storie prendono vita. Scoprilo ora