23. Ti aspetterò

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Ero sotto le coperte e fuori era ancora buio.
"Chissà quanto ho dormito" dissi.

Sbuffai non riuscendo più ad addormentarmi, così mi alzai e controllai l'orario: 1.00 di notte.

"Fantastico"dissi.
"Forse se esco posso andare a prendere la cioccolata calda" pensai.

Tutto questo però mi riportò ad un bellissimo dejavù...Eric mi mancava, e molto.

Non sapevo perché ma sentivo che con lui potevo essere compresa, anche senza parole. Forse è lui la mia ancora...quella che cercavo...però mi ero promessa di non innamorarmi...
Al diavolo le promesse, tanto sappiamo tutti che alla fine sono fatte per non essere mantenute, o no?

Mi alzai e non preoccupandomi di come ero vestita uscii in corridoio.
Era completamente vuoto.
"Strano" pensai.
Di solito a quest'ora c'era sempre gente che tornava da feste o altro.
Forse era meglio così.

Mi incamminai in pigiama mezza addormentata nel corridoio.

Nessun rumore.
Uscii dalla porta anteriore che si affacciava alle confraternite e mi sedetti sulle scale antincendio.
Mi girava la testa e per di più avevo anche la nausea.

Guardai in basso e mentre ammiravo le mie ciabatte rosa, sentii uno sbuffo.
Sobbalzai e cercai di capire da dove provenisse.
Guardai a destra dove si trovava la fine della scalinata e vidi Eric.
Sorrisi involontariamente.
Ma esso spari immediatamente quando scorsi una figura dietro di lui.
Jacob vestito da delinquente, come direbbe mia madre, stava camminando verso Eric con una sigaretta in bocca.
Potevo scorgere i lineamenti duri e la sua fronte imbronciata sin da qua su.
La stessa faccia di sempre.
Risi.
Era così stupidamente bizzarro come ogni cosa mi facesse ridere e pensare a lui. Come se fosse l'unico al mondo.
Alzai gli occhi al cielo e sospirai facendo fuoriuscire una nuvola di vapore,segno che faceva abbastanza freddo, ma quando li riposai su entrambi i ragazzi vidi Eric a terra.

Sbarrai gli occhi e mi alzai in piedi.
Eric era accasciato sull'erba sanguinante mentre Jacob buttava la sigaretta a terra furiosamente.
Era pazzo. Perché fare una cosa del genere?!
Nel momento in cui decisi di scendere, il suo urlo mi fermò.
"Perché non me l'hai detto!" urlò.

"Non importa più ormai" disse a malapena Eric, tossendo sul terreno.

Jacob allora si avvicinò velocemente a lui e lo prese da terra per rialzarlo e poi riprenderlo per la giacca che indossava. Era infuriato. Ma perché?

"DIMMELO!" urlò.

"Sapevo che ti saresti vendicato ma nostro padre non voleva iniziare un'altra guerra. Sapeva che l'avremmo persa comunque, soprattutto in quel momento di debolezza" disse malamente.

Nel frattempo mi avvicinai sempre più, stando attenta a non farmi scoprire. Sono un impicciona lo so, ma voglio veramente sapere cosa succede!

Aspetta un secondo.
HA DETTO NOSTRO PADRE?
Sono fratelli! Non ci posso credere!
Non è possibile che ogni cosa che faccio vado sempre a finire con qualcuno della famiglia Pierce.

"Ovvio che mi sarei vendicato. È nostra madre, cazzo. Sai che non ti perdonerò mai per questo, vero?- sorrise- ma ti prometto che mi vendicherò fratellino mio" disse per poi ghignare.
"NO! Non farlo! Devi andare avanti!" urlò Eric.
"Fanculo! Siete degli insensibili, ho sempre saputo ci fosse sotto qualcosa, dì a papà di andare a farsi fottere" urlò per poi alzare il pugno verso Eric.

Da accovacciata come ero, mi alzai rivelandomi a loro.
"FERMO" Urlai con le lacrime agli occhi.

Entrambi girarono il volto verso di me. Incontrai i loro occhi dapprima arrabbiati per poi confusi.
Si assomigliavano molto, lo sguardo era lo stesso...ma allora perché io lo vengo a sapere solo ora? Forse sono stata così presa da entrambi che non avevo mai pensato alla loro somiglianza...

"Fermi" sussurrai.
Non sapevo cosa fare. Ero in pigiama composto per di più da una maglietta a maniche corte bordeaux e da dei pantaloncini neri.
Faceva molto freddo ma oramai non lo sentivo più.

Spostai lo sguardo su Jacob il quale lasciò andare Eric non troppo delicatamente e spostò lo sguardo davanti a sé.
"Cosa ci fai qui" chiese.
"Non riuscivo a dormire, così sono uscita" dissi.
"Vattene" disse severamente.
Non so perché ma quelle parole mi ferirono molto. Il fatto che non voleva che fossi con lui mi fece stare male.
Un'altro dolore che non riuscivo sopportare. Non avevo più nessuno. Non mi voleva più nessuno.
Una lacrima solcò il mio volto ma sorrisi.
"Non sono qui per te, Jake, ma per Eric" sussurrai per poi avvicinarmi al ragazzo dolorante che mi guardava dispiaciuto dalla situazione. Aveva un occhio viola, una guancia gonfia e del sangue vicino alla bocca, segno che l'aveva picchiato anche prima di venire qui.

Mentre aiutavo Eric ad alzarsi sentivo i suoi occhi su di me. Ciò mi rese vulnerabile. La pelle d'oca prese la meglio su di me e i brividi per il freddo stavano iniziando a farsi sentire. Le farfalle nello stomaco però mi fecero capire che i brividi non erano solo causati dal freddo ma anche da lui.

Aiutato Eric, tirai su col naso e gli sorrisi.
"Ti accompagno in camera se vuoi" sussurrai.
Lui annuì.

"Ah ma che carini che siete, mi fate venire la nausea" intervenne Jake.
Ero in mezzo a due Pierce.
Non potevo farmi a cavoli miei tornando in dormitorio? No, perché sono una stupida ragazza sensibile del cavolo.

"Fantastico" pensai.
Nel frattempo presi Eric per il braccio e ci dirigemmo dalla parte opposta alla sua.

"Che fai ora mi ignori? Ti ho detto di andartene. Lo vedi che sei sempre tu che torni da me. Dillo che ti piaceva avere tutte le attenzioni che ti davo. Non sono mai stato io quello che ti tormentava, come dici tu, ma te stessa che amava il modo in cui lo facevo." disse per poi ridere.

Mi bloccai sul posto ma Eric mi guardò e avvicinandosi a me lentamente, mi sussurrò all'orecchio delle parole che mi fecero rabbrividire.
"Parlaci. Una volta per tutte. Io ti aspetterò." disse per poi baciarmi la guancia indugiando sul tempo che le sue labbra rimanevano appoggiate su di essa, arrossata sia dalla temperatura che dal suo gesto. Rimasi ferma mentre Eric si allontanava da me tornando a casa.

Presi un lungo respiro e mi voltai.
Non stava più ridendo, anzi era serio più che mai.

Era arrivato il momento.

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