0 - Prologue

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0 - Prologue 


Era una notte buia e tempestosa...

No, ho detto una fesseria enorme, non era notte.

E non c'era nemmeno una tempesta in corso.

Insomma, era una grande grande giornata, con il sole che brillava alto nel cielo e gli uccellini che cinguettavano allegri sui rami degli alberi dalle foglie verdi come le caccole che mio fratello minore Josè aveva nel naso.

Sì, era proprio una bellissima mattina di primavera.

Ma non per una povera anima come me, quel giorno volevo solo sparire dalla circolazione, magari andare a vivere in Antartide e chiedere asilo ai pinguini imperatore. Che stavo dicendo? Ah, sì.

Quello stesso giorno, tornava dalla Spagna mia zia Clementina, la sorella di mia madre, l'individuo più strano del pianeta. La leggenda narra che la donna vivesse con quarantasette gatti in una capanna vicino al mare, e che volesse sposare una scatola di fiammiferi; o meglio, la presunta persona che viveva nella suddetta scatola dei fiammiferi. Diceva che lì dentro abitava un Angelo bellissimo. Chi la capisce è bravo.

Vabbè, nella mia famiglia italo-spagnola nessuno è normale, a parte la sottoscritta. Mia Muñoz, sedici anni, capelli rossi e lunghi, corpo da modella ed un innato senso dell'umorismo che le scorre nelle vene.

Quella donna strana venne a casa nostra sventolando uno scialle di pizzo nero e, quando vide Josè, gli gettò le braccia al collo singhiozzando. «Oh, mi pequeño José! Como creciste, te ves como un príncipe.»

Sì, il principe di Idiotilandia, che in quel momento stava soffocando.

La mamma, che stava sulla porta con in mano un vassoio di tartine con accanto una salsa misteriosa ed identificabile, mi fece segno di salutare la zia, assicurandomi che, se non l'avessi fatto, mi avrebbe mandato a spalare letame su Marte. E lei era capace di fare qualsiasi cosa.

Mi appiccicai sulle labbra un sorriso tirato e cinguettai: «Zia! ¿Cómo estás?» La abbracciai e lei fece lo stesso, sporcandomi la maglietta di lacrime e mascara.

«La mia piccola princesa. Sei davvero hermosa, mi querido.» Mi accarezzò la guancia con l'indice e sorrise, mostrandomi una quindicina di denti d'oro.

Lo dicevo che era strana, lo dicevo.

I capelli neri erano raccolti in una crocchia elegante, ma qualche ciocca le fuggiva dalle forcine a forma di fiore; gli occhi erano azzurri e grandi, incorniciati da ciglia scure come la notte e le labbra erano dipinte di rossetto rosa shocking. Il viso era segnato dalle rughe, ma comunque si vedeva che la zia non era molto anziana, doveva avere sì e no una cinquantina d'anni.

Indossava un vestito pieno di perline di colore diverso e una quantità scandalosa di collane le avvolgevano il collo magro. Ma la cosa più strana erano i tatuaggi che aveva sulle braccia flaccide: su quello destro c'era un delfino, su quello sinistro troneggiava uno scorpione. Che bello, uno scorpione.

«Gracias, tìa» sussurrai, con lo stomaco stretto in una morsa.

Le volevo bene, per carità, ma era stramba. Mi faceva paura.

«Tengo un regalo para ti, Mia. ‒ Si sfilò una collana e me la consegnò, ‒ È magica. Esprimi un desiderio stringendo questa collana ed esso si avvererà.»

Sì, e io sono la regina d'Inghilterra.

Per gentilezza non replicai e sorrisi ancora di più.

Lo dicevo che era strana, lo dicevo.

Quella sera, dopo cena, una volta essermi rintanata in camera mia (fortunatamente lontana dalla stanza degli ospiti), presi la collana e la guardai controluce. Era orrenda! Come quelle collane per bambini costituite da caramelle alla frutta e zucchero. Orribile. Oscena. Terrible.

«Esprimi un desiderio.»

Nah, non può succedere davvero.

Sbuffai. Mia zia era strana mi stava contagiando con la sua anormalità.

Però... Volevo comunque provare.

Così presi un bel respiro e dissi: «Voglio andare nel dormitorio degli EXO. Adesso.» Sottolineai l'ultima parola con uno strillo più acuto e attesi. Gli EXO erano i miei cantanti preferiti, la band sudcoreana che amavo di più, insieme a quei sei gorilla dei BAP.

Quindi fare un salto a casa loro non mi sembrava una cattiva idea.

Apparire nei loro letti mentre dormono... Uuh, interessante.

Non successe nulla, così alzai le spalle e mi misi a dormire pensando a quel gran bel pezzo d'uomo che avevo scelto come bias, il grande e potente Kris. 

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