L'estate del 1992 passò. Per alcuni velocemente, per altri fu lenta, insopportabile. Ma passò, e andò tutto bene.
Richie ebbe tempo per sistemare la nuova camera, e ne fece il suo covo, la sua tana. Gli piaceva davvero tanto e ci passava quanto più tempo poteva, anche se sua mamma lo obbligava ad uscire praticamente ogni giorno. In effetti, grazie a lei, aveva imparato a conoscere meglio Detroit, e non gli sembrava più così grigia.
Aveva scoperto un paio di negozi interessanti (dove vendevano camicie hawaiiane e vinili) e anche una pizzeria piuttosto buona. Passava anche molto tempo nel suo giardino, dove aveva fatto mettere un dondolo. Ci si stendeva e trascorreva ore a leggere, senza pensare al passare del tempo. Ecco, in quell'estate, Richie aveva letto più di quanto non avesse mai fatto. Cercava sempre libri nuovi. A volte, durante il weekend, a Detroit si potevano trovare delle bancarelle, che vendevano libri usati e altri oggetti. Richie riusciva a trovare un sacco di letture interessanti, e ne prendeva ogni settimana, ad un prezzo stracciato.
Non si fece amici però. Passò i mesi di giugno, luglio e la prima metà di agosto o in casa, o in giardino, o a zonzo per la città, senza andare verso il centro. Non voleva nemmeno conoscere nuove persone.
A sua madre dispiaceva, perché lo vedeva solo, sempre nelle sue. Ma Richie stava benissimo. Si stava godendo ogni giorno, dai più soleggiati a quelli piovosi. Si stava creando le sue piccole abitudini ed era sereno.
L'unica cosa negativa era la nostalgia di Derry. In realtà, non gli mancava la città (Detroit gli piaceva quasi di più, dopo tutto), ma i suoi amici e il suo Eddie.
Lo sentiva quasi ogni sera, e si raccontavano tutto. Era il momento preferito della giornata di entrambi.
I genitori di Richie, però, gli dissero che per quell'estate non sarebbero potuti tornare a Derry, per via del lavoro, e per Richie fu un duro colpo. Pensava che prima dell'inizio della scuola avrebbe potuto rivedere, anche solo per qualche ora, i suoi amici, ma a quel punto non era più sicuro di poterci riuscire. Lo disse a Eddie, e lui capì. Richie amava questo lato di Eddie. Capiva sempre tutto e non c'era bisogno di spiegargli le situazioni per filo e per segno. Non faceva troppe domande e faceva in modo di non mettere a disagio nessuno.
- Non preoccuparti, Rich. - gli aveva detto Eddie.
- Ci vedremo più avanti...spero. Lo spero davvero tanto. -
E a Richie era spuntato un sorriso amaro sul viso.
E Eddie diceva così, ma ci stava male. Molto male. Aveva pianto tantissimo, durante quell'estate. Gli mancava Richie, sentiva che un pezzo della sua quotidianità se n'era andato. Poi, aveva paura che si dimenticasse di lui.
- E se iniziamo a smettere di telefonarci così frequentemente? E se un giorno mi lascia? Per telefono? - aveva detto a Beverly, tra i singhiozzi.
Lei gli aveva accarezzato i capelli e gli aveva detto:
- Purtroppo, Ed, nessuno sa cosa succederà. Ma dipenderà tutto da voi. -
- Sì ma - aveva detto Eddie, tirando su con il naso - io non voglio. Non è giusto, è finito tutto troppo presto.-Beverly aveva scosso la testa, ma dentro di sé, non era sicura.
Era il 2 di Settembre 1992, e Richie era a casa, che leggeva un libro, quando sua madre bussò alla porta.
- Entra, ma'. -
Maggie entrò e si appoggiò allo stipite della porta.
- Hai piani per stasera? -
Richie alzò le spalle.
- Ho piani le altre sere? -
- Appunto per questo, ti volevo proporre una cosa. -
Richie si alzò a sedere sul letto.
- Che cosa? -
- Stasera, in centro, c'è una serata in un locale...penso ci sia un piccolo concerto, e boh, un po' di vita. -
Richie si grattò il collo.
- Dici che dovrei andare? -
- Perché no? Sei sempre in casa. Magari conosci qualcuno. -
E così dicendo, Maggie tornò al piano di sotto.
Ci pensò molto e alla fine decise di andare.
Non era sicurissimo, ma non aveva niente da fare.
Si vestì come al solito (non voleva dare nell'occhio), si fece dare l'indirizzo da sua madre e, dopo cena, uscì.
Quando arrivò, vide davanti a sé un piccolo locale, che sembrava piuttosto carino. Dentro c'era un bel po' di gente e qualcuno che suonava. Così, decise di entrare.
Chiese al bancone qualcosa da bere (non aveva idea di cosa gli avessero dato, ma era buono) e si spostò vicino alla band. Faceva della musica davvero bella, e Richie si stava quasi divertendo. Fino a che, qualcuno non gli toccò il braccio.
-Tozier! -
Di nuovo.
Richie voleva morire in quel momento.
- Bowers. - disse, con voce annoiata, finendo il contenuto del suo bicchiere. Doveva essere qualcosa di alcolico. - Immaginavo di trovarti qui. Sei con qualcuno? -
Richie già era stufo della voce di Connor.
- Sì, con me stesso. Ciao ciao Connor. -
Il ragazzo biondo abbassò lo sguardo.
- Richie. - lo chiamò.
- Senti, mi dispiace. Sono stato un vero stronzo con te e i tuoi amici a Derry...ma sono cambiato. Davvero. -Richie lo squadrò da capo a piedi, con un sopracciglio alzato, senza dire niente.
- E, non so, magari, visto che ormai siamo entrambi qui a Detroit, senza conoscere nessuno, pensavo che potremmo...provare ad essere amici. -
- No. - disse Richie secco.
- Oh, e dai, perché no? -
- Beh, vediamo - disse Richie, posizionandosi una mano sotto il mento sarcasticamente.
- Perché sia tu che il tuo fottuto cugino siete persone orribili? -
- Non posso biasimarti, ok, ma dammi almeno una possibilità. Sono un buon amico, te lo giuro. - provò a convincerlo Connor con un sorrisetto incoraggiante.
Richie lo guardò. Avrebbe voluto urlargli addosso che no, non voleva essere suo amico. Per nulla al mondo.
Ma, non seppe cosa, lo spinse a dire:
- Ok. -Quella sera, lui e Bowers parlarono normalmente, senza darsi addosso, e Richie, a malincuore, dovette quasi ricredersi.
Sembrava un'altra persona. Non era più il bulletto strafottente di Derry, ma un normale ragazzo, amichevole anche.
Disse a Richie che la musica che la band suonava era bella, così andarono a scambiare due parole con i musicisti.
Scoprirono che erano ragazzi della loro età, alcuni di un anno in più, che frequentavano il liceo a Detroit. Lo stesso che, a Settembre, avrebbero iniziato anche Richie e Connor.
Si fece una certa ora, e Richie decise di tornare a casa. Fortunatamente i suoi gli lasciavano abbastanza libertà.
Connor gli disse che frequentava spesso quel bar e che se a volte avesse voluto passare il tempo e fare due chiacchiere lo avrebbe potuto trovare lì.
Quando fu a casa, Richie si sdraiò sul letto, sorridendo. Forse quella nuova vita non avrebbe fatto così schifo.
buonaseeera.
non ho molto da dire a parte che ho sonno e non vedo l'ora che domani sia passato.
enjoy♡
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𝘐 𝘸𝘢𝘯𝘯𝘢 𝘣𝘦 𝘺𝘰𝘶𝘳𝘴 // 𝘙𝘦𝘥𝘥𝘪𝘦
Fanfic𝘙𝘦𝘥𝘥𝘪𝘦. 𝘓𝘰𝘴𝘦𝘳𝘴 𝘊𝘭𝘶𝘣. 1993. 𝘸𝘢𝘳𝘯𝘪𝘯𝘨𝘴: •𝘩𝘰𝘮𝘰𝘱𝘩𝘰𝘣𝘪𝘢; •𝘴𝘵𝘳𝘰𝘯𝘨 𝘭𝘢𝘯𝘨𝘶𝘢𝘨𝘦; ❗IN PROGRESS❗ #1 itchapter2 #1 kaspbrak #7 Eddie #1 Reddie