𝘊𝘢𝘱𝘪𝘵𝘰𝘭𝘰 13

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Eddie si avvicinò al suo ragazzo, che aveva le mani appoggiate al bordo del lavandino e la testa bassa.

- Ma che ti è preso? - gli chiese preoccupato, accarezzando i capelli di Richie, che si stava riprendendo.
Quest'ultimo non rispose, si lavò la bocca e guardò Eddie con occhi sofferenti.
Glielo avrebbe detto, in quel preciso istante, cosa gli prendeva.
Doveva solo trovare le parole.
Eddie odiava vedere Richie star male, ma non fece niente, a parte sedersi sul water e aspettare che il suo ragazzo parlasse.
Dopo qualche momento di esitazione, Richie si inginocchiò davanti a lui, mettendogli una mano sul ginocchio e incapace di guardarlo negli occhi.
Eddie si chiese cosa avesse fatto l'altro di così grave da non riuscire nemmeno a guardarlo, e si irrigidì.
- Richie - lo chiamò un'altra volta.
- Che è successo? -

- Fra tre giorni mi trasferirò a Detroit - disse, alzando finalmente lo sguardo.

Eddie spalancò gli occhi, ma non si mosse di una virgola.
A quella frase, seguì un silenzio pesante, quasi imbarazzato.
L'unico suono che si sentiva era lo sbattere insistente della pioggia sul vetro della finestra del bagnom
Eddie distolse lo sguardo da Richie, guardando in basso.
Richie strinse leggermente la presa sul ginocchio di Eddie, ma quest'ultimo lo spostò, scostando la mano di Richie.
Aveva mille domande da fargli. Per quale motivo doveva trasferirsi? Sarebbe tornato?
Ma l'unica cosa che gli uscì dalla bocca fu:
- Gli altri lo sapevano già? -

Richie si pietrificò e un brivido gli attraversò la schiena. Non poteva mentirgli.
- Sì. - disse.
- Glielo avevo detto la settimana scorsa. -
Gli occhi di Eddie si riempirono di lacrime.
- Perché Richie? Perché non me lo hai detto? Tre giorni è pochissimo! - disse, alzandosi in piedi e allargando le braccia.
- Lo so Eds, scusa! Te lo avrei voluto dire prima ma...- disse Richie, ancora inginocchiato per terra, cercando una motivazione valida.
- Ma cosa, Richie? - chiese Eddie, con la voce tremante e le guance rigate da due lacrime.

Non sapeva nemmeno perché stesse piangendo. Si era parecchio offeso, quello sì. Perché agli altri sì e a lui no?
Non era riuscito però a controllarsi. Era arrabbiato e deluso, senza un vero motivo. Non era colpa di Richie se doveva trasferirsi. Ma glielo avrebbe potuto dire, si sarebbe preparato psicologicamente, almeno.

- Non lo so, ok? Non volevo che tu...che tu ci rimanessi male. - esordì Richie, rendendosi conto di aver appena detto una stronzata.
Eddie sospirò, con gli occhi chiusi, e si inginocchiò accanto a Richie.
Eddie sapeva che quello non era il vero motivo. Semplicemente Richie non voleva accettare la realtà. Non voleva accettare il fatto di doversi allontanare dai suoi amici, dal suo ragazzo, dalla sua vita. Non dicendolo a Eddie, si sarebbe distratto dal cambiamento imminente, rimanendo con la mente fissa sul passato.
Ma era un modo infantile di affrontare le cose.

- Lo so Richie, che non volevi accettarlo. Ma rimandando non si ottiene niente. Non pensare che ora io ti voglia lasciare solo perché sarai lontano. Abbiamo un rapporto troppo forte, non può troncarsi per colpa della...lontananza. - spiegò, deglutendo prima dell'ultima parola.

Richie non ce la fece più e si accasciò addosso a Eddie, scoppiando a piangere.
- Non voglio, Eds, non voglio! - si lamentò, tra i singhiozzi.
Eddie aveva appoggiato la sua testa a quella di Richie e gli accarezzava i capelli, senza dire niente.
- Come farò senza di te? - gli disse, alzando la testa e guardandolo negli occhi, rossi e gonfi.
- Non potremmo più trascorrere pomeriggi insieme, vederci la mattina prima di andare a scuola, andare a...- iniziò ad elencare Richie, tirando su col naso, quando venne interrotto da Eddie.
- Basta Rich, non bisogna infierire ora. Sappiamo entrambi come stanno le cose. Ma alla fine ti trasferirai solo, non è che devi morire. Possiamo sempre chiamarci al telefono e vederci ogni tanto...Detroit è a due ore di treno da qui. - cercò di rassicurarlo con un sorriso.
Richie abbassò lo sguardo e si appoggiò a Eddie.

Una decina di minuti dopo, erano stesi sul letto  a contemplare il soffitto, mano nella mano.
- Eddie - chiamò Richie.
- Dimmi -
- Tu lo sai, vero, chi c'è a Detroit? - chiese, girando la testa verso il suo ragazzo.
Eddie chiuse gli occhi e annuì.
- Connor - disse.
- Non mi va di rivedere quella faccia da cazzo - si lamentò Richie.
Eddie rise leggermente.
- Mica dovete diventare migliori amici -
Richie si alzò su un fianco, appoggiandosi al gomito, per guardare Eddie.

- Mi taglierei le mani piuttosto che diventare amico suo -
Eddie rise di nuovo e si sporse per baciarlo dolcemente.
Gli sarebbe mancato, cavolo se gli sarebbe mancato.
In poco tempo, Richie era diventato tutto per lui. Non sarebbe stato facile separarsene. Sicuramente lo avrebbe chiamato e avrebbe fatto di tutto per raggiungerlo a Detroit, almeno un paio di volte al mese. Ma non era facile. Niente era facile. Non poteva però solo piangersi addosso.
Quella era la realtà e bisognava accettarla.

Richie si mise a sedere e portò Eddie più vicino a sé, approfondendo il loro bacio.
Poi si staccò, lo guardò negli occhi e gli disse:
- Ti amo, Eddie. -

Eddie lo guardò incredulo, per poi abbracciarlo e affondare il viso nella sua spalla.
Mormorò un: - Anche io ti amo, Richie -

Era la prima volta che se lo dicevano.

questo capitolo è corto e mi fa schifo ma vabbè, pigliatevelo lo stesso.
intanto io mi scervello per capire come scrivere una smut :)
enjoy♡

𝘐 𝘸𝘢𝘯𝘯𝘢 𝘣𝘦 𝘺𝘰𝘶𝘳𝘴 // 𝘙𝘦𝘥𝘥𝘪𝘦Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora