guacamole

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POV'S EVANDRO

"C'è un momento, nella vita, in cui devi decidere: o sei la principessa che aspetta di essere salvata, o sei la guerriera che si salva da sola".

Ecco, io avrei da sempre voluto essere il principe che salvava la guerriera, ma, in un modo o nell'altro, lei si salvava sempre da sola.
Sono senza speranze, ne sono consapevole, ma le principesse rosa confetto non mi stanno molto simpatiche.

Le guerriere, invece, sono molto più belle, si credono le più forti ma in realtà sono le più deboli, eppure non lo danno a vedere.
Ecco perché vorrei salvare le guerriere: perché sono loro ad aver bisogno d'essere salvate per poi salvare a loro volta.

***

È strano come il tempo, a volte, passi così in fretta da non accorgersene nemmeno; è strano come le persone cambino in quel poco tempo, senza che nessuno le capisca; è strano come lei sia cambiata in così poco tempo.

Dal mio compleanno tra di noi c'è una sorta di tensione che non ci permette di stare troppo vicini. Credevo che dopo quella sera sarei riuscito a concludere qualcosa, invece ora a malapena ci salutiamo.

È venerdì e la professoressa sta spiegando una delle tante opere di Shakespeare mentre attendo il suono della campanella per correre nell'aula di matematica e vederla.

Avevamo avuto lezione insieme altre volte durante la settimana, ma lei ha fatto di tutto per sfuggirmi uscendo in fretta ed entrando in ritardo. Questa volta però non mi scapperà.

Non appena la campanella trilla la fine della lezione, mi precipito fuori e corro verso l'armadietto, gettandoci dentro il libro di letteratura e recuperando quelli di geometria e scienze.

Subito dopo, però, mi raggiunge Giovanni, che mi blocca e mi trascina in un angolino, mettendomi alle strette.

«Che succede amico?» domando perplesso e un po' infastidito per l'imprevista interruzione del mio piano.
«Dovresti dirmelo tu: tu e Charlotte siete strani e vi rivolgete a malapena la parola, che hai combinato?» chiede in tono esasperato.

Perché devo essere sempre io il problema?

«Non ho combinato proprio nulla» rispondo scrollandomelo di dosso con poca educazione.
«Scusa amico, ho esagerato» risponde lui dopo qualche secondo di silenzio con il viso basso.

Forse è solo preoccupato, non è il caso di prendersela con lui.

«Comunque è carina, no?» domanda sorridendo e rialzando il capo.

Gli sorrido a mia volta e lo abbraccio.
È il mio migliore amico non a caso, ed ha lo strano potere di leggermi nella mente e sapere quale fosse il mio pensiero.

Un nuovo trillo di campanella ci annuncia che siamo leggermente in ritardo, così ci separiamo e prendo a correre verso l'aula di matematica senza badare a chi incontro lungo il cammino.

Davanti la porta ci arrivo col fiatone e scontrandomi con qualcuno che entra lentamente.
Mi blocco di colpo, facendogli cadere tutti i libri addosso, e poi mi abbasso per toglierli dalla sua schiena. O forse "facendole", dato che questo a terra in realtà era una "lei", per la precisazione "la mia lei".

Le offro la mano per aiutarla, ma lei arrossisce e si scansa velocemente, alzandosi di scatto. Troppo di scatto forse, perché traballa per un momento prima di ritrovare l'equilibrio. Nell'istante in cui sembra instabile, io mi precipito al suo fianco per prenderla nella non tanto improbabile eventualità che cadda.

«Stai bene?» domando mentre la seguo per raggiungere i nostri banchi.
Borbotta un lieve «Sì» e poi, chinata la testa sul banco, non mi calcola.
Provo a parlarle per i primi dieci minuti di lezione, ma invano e procurandomi solo delle occhiatacce dal professore che ad un certo punto sbotta: «Ciaccia, se ha così tanta voglia di parlare, venga alla lavagna!».

Intonaco || Evandro Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora