«Jessica, dai, l'aereo di Aurora atterra tra due ore!» urlo in preda ad una crisi svegliandola, mentre riposa tranquillamente sul divano.
Le vacanze di Natale sono alle porte, e questo è uno degli ultimi giorni di scuola, ma dato che devono arrivare i ragazzi dello scambio, noi dobbiamo andare all'aeroporto ad accoglierli.
Io non sto più nella pelle: tre mesi senza Aurora sono stati difficili, anche se alla fine sono sopravvissuta grazie alle videochiamate.«Con calma Char, i professori saranno già lì se dovessero arrivare in anticipo» tenta invano di farmi rallentare Jessica, che se la prende con molta calma.
La guardo male, così si decide finalmente ad alzarsi dal divano ed accompagnarmi.
Papà non può venire perché deve badare ai bambini, così ci aspetta a casa con un bel pranzetto e una sorpresa per lei.Oltre che per lei, in realtà, ho comprato regali per tutti, e lei deve distribuirli agli altri.
La strada è abbastanza trafficata, ma comunque arriviamo all'aeroporto in tempo per l'atterraggio.
La riconosco da lontano, nonostante la folla: ha i capelli neri corti tutti scompigliati, e si affretta a camminare tirandosi dietro la valigia con un'aria che ispira superiorità e stupidaggine. È la solita stravagante con il suo maglioncino bianco, la gonna e le calze nere e le Dr. Martens bianche perché «fanno più figa», e mi è mancata tantissimo.Le corro incontro prima ancora che possa notare una pazza che corre in aeroporto e la stringo fortissimo. Allora lei lascia cadere a terra il bagaglio e ricambia l'abbraccio.
Restiamo così per un po', a trasmetterci tutte quelle emozioni che nella videochiamata si perdono, tutti quegli sguardi che dal video si vedono sfocati e quelle parole sussurrate che l'audio modifica.«Piacere di rivederti, Charlotte» dice la professoressa accompagnatrice, che poi è stata la stessa che ha convinto la preside a far stare Aurora da noi.
«Piacere mio professoressa, e grazie tante» le rispondo educatamente io.
«Mi sei mancata così tanto» dico alla mia migliore amica strapazzandola un altro po'.
«Ed ecco la nostra esuberante Aurora!» esclama Jessica avvicinandosi a lei e abbracciandola, «sono così contenta di vederti».
«Oh, anch'io molto!» risponde lei ricambiando l'abbraccio.Jessica ci porta subito a casa, dove noi, tutte affamatissime, possiamo soddisfare il nostro bisogno con un ottimo pranzo, e dove Aurora conosce finalmente la piccola di casa.
«È così tenera» dice dopo pranzo, quando la porto in camera.
«Sì lo so, ed è anche tranquilla» spiego alludendo ai pianti che si faceva di mattino e pomeriggio e alle lunghe dormite notturne.
«Comunque... dobbiamo parlare del moro» taglia corto, troncando il mio sogno di evitare l'argomento.Dopo il bacio in campagna io ed Evandro ci siamo continuati a vedere, ma ancora nessuno sa della nostra 'storia', se così può essere definita.
Poi, in quest'ultimo periodo, con l'arrivo di Aurora e gli ultimi test di fine trimestre, l'ho un po' trascurato e non gli ho nemmeno fatto le mie scuse, cose di cui mi sento alquanto in colpa.«Oh, non mi va Auro, ma tu non sei stanca?!» tento di dissuaderla inutilmente, dato che comunque poi dovrò spiegarle tutto quello che è successo.
***
«Quindi vi siete baciati!» esclama alla fine del racconto, e per poco non la butto giù dal letto tirandole uno schiaffo sulla spalla.
«Oh... scusa» bisbiglia lei, «però vi siete baciati!».
La ignoro bellamente, dato che so già dove vuole andare a parare, e mi stendi sul letto.
«Dai dimmelo, bacia bene...?» soffia vicino al mio orecchio, stendendosi anche lei.Le tiro uno schiaffetto sulla spalla per zittirla, ma sorrido sotto i baffi: sì bacia bene, ma di sicuro mi piacciono i suoi baci!
***
Aurora non potrà stare molto a Roma, solo una settimana, ma ci stiamo divertendo un mondo.
Finora l'ho portata a scuola, a fare shopping, a vedere lo studio dove lavora papà, al Colosseo, al Mc Donalds e in mille altri posti in cui nemmeno io ero mai stata, ma è stata l'occasione giusta per visitarli.L'unica cosa che mi dispiace è che comunque siamo relativamente sorvegliate dai professori, quindi la nostra libertà non è un gran che, ma a casa mamma e papà ci lasciano sole per ore, quindi abbiamo la possibilità di parlare, ballare, urlare saltare, impazzire, dare di matto senza che nessuno lo sappia, e devo ammettere che è un bel vantaggio.
Io adoro Aurora, mi piace di lei soprattutto la sua allegria contagiosa, la pazzia, il sorriso, gli occhi lucenti, e poi è una persona bellissima. Andando oltre l'aspetto fisico, è una persona da ammirare: le piace aiutare gli altri, soprattutto le persone che non la conoscono, perché non vuole essere ringraziata, regala sorrisi a tutti ed è un asso a tirar su di morale la gente.
La sua attitudine è la psicologia: spesso, quando veniva a casa e doveva aspettarmi, si rintanava nello studio con mamma e curiosava tra i vecchi temi che lei, da giovane, aveva dovuto studiare per passare gli esami.
Inoltre va matta per la pizza, passione comune, quindi spesso ci riunivamo e si rimpinzava fino a stare male, fino al mal di pancia.
Ha poi un talento innato con i bambini, e infatti passa le estati al parco o nelle asilo private, ad accudire quelle piccole creature piangenti.Qui a Roma, invece, sembra che l'unico che si è accorto della persona che è sia Giovanni.
Ogni volta che si trova vicino a lei, infatti, la fissa insistentemente, e se lei gli rivolge la parola o anche gli sorride solamente, sorprendendolo a guardarla, lui assume un'espressione seria e le sue guance si tingono di un vivace color pesca, mentre inizia a sudare freddo.Tenta di nascondere il suo interesse -probabilmente è molto più timido di quanto non voglia dar a vedere- ma gli si legge in faccia che Aurora l'ha 'colpito e affondato'.
Spesso le faccio le battutine, quando siamo sole, ma lei continua ad affermare che: «Giovanni è carino, ma non voglio storie... sai come la penso al riguardo».
Eccola, fa sempre così quando non vuole darla vinta a qualcuno, si rifugia dietro stupide convinzione che non le appartengono più, o almeno non dovrebbero appartenerle.Ad ogni modo, durante questa settimana che Aurora sta passando con me, noi festeggiamo il Natale con i Ciaccia, e di conseguenza sono costretta a presentarle Evandro.
Ho molta ansia.
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Intonaco || Evandro
FanfictionCharlotte. 18 anni. Abruzzese. Evandro. 19 anni. Romano. Il destino li vorrà uniti. Come? Con la complicità di amici matti, padri colleghi, madri saputelle e fratelli impiccioni. Evandro continua a guardarmi attonito, come se stesse valutando ciò ch...