mamihlapinatapai

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Mamihlapinatapai: uno sguardo incrociato da due persone, entrambe desiderano che qualcuno tra di loro avvii qualcosa che entrambi desiderano ma nessuno di loro ha coraggio di fare un passo avanti per l'altro.

***

«Aspetta faccio io» dice avvicinandosi a me.

"Faccio io" cosa? Perché si sta avvicinando? Ma soprattutto, perché il mio cuore sta battendo fortissimo per la paura?
O forse... non è paura.

Mi immobilizzo, spaventata, lui è già vicino a me e mi osserva come se non mi avesse mai vista. Sento il suo sguardo su di me, ma non è uno sguardo accusatorio o timido, è uno sguardo dolce, quasi protettivo.
Mi volto di scatto per farmi allacciare il cinturino che, per fortuna, non arriva troppo in basso come a molti altri miei vestiti.

Sento la sua mano fredda che mi sfiora la pelle per afferrare la cerniera, facendomi rabbrividire, e poi la tira su abbastanza velocemente, con parte del suo dito che mi sfiora tutta la colonna vertebrale.
Arrivato in cima, sto per voltarmi, ma mi blocca le braccia impedendomi di tornare a guardarlo negli occhi.
Sussurro un flebile «Evandro» mentre delle labbra mi lasciano un bacio dietro al collo, mi volto ed è già uscito dalla stanza.

Rimango lì immobile per un paio di secondi, mentre il mio ritmo cardiaco si stabilizza, mentre la mia voce torna la stessa di sempre, mentre la pelle d'oca inizia a scomparire assieme al rossore sulle gote, ma soprattutto mentre i ricordi iniziano ad avere un senso.

È la voce di Jessica a richiamarmi alla realtà "Charlotte sei qui?" perciò decido di uscire dalla stanza barcollando ancora un po' sui tacchi estremamente alti.
Mi trovo davanti la mia famiglia e papà mi augura un buon divertimento dicendomi: "è tardi, dobbiamo andare! Tu dormirai qui, fa' la brava e non disturbare», dopodiché scendono giù per le scale.

Pochi minuti dopo Gaia riappare misteriosamente e la seguo nella stanza di Evandro.
Possibile che questa scompare sempre nei momenti meno opportuni?

«Che devi fare?» domando vedendola rovistare sul letto di Ev in cerca di qualcosa.
«Devo cambiarmi» risponde ovvia.
«Perché?» domando senza capire.

Già indossa un bel vestitino nero col cinturino marrone, i tacchi, i capelli già abboccolati e ha già ritoccato matita e rossetto; cos'altro deve fare?
«Perché non potevo mettere questo vestito per il pranzo, zia mi avrebbe ucciso» dice tirando fuori da una busta un vestitino molto meno sobrio ed elegante di quello che indossa, senza spalline col corpetto nero e i brillantini come contorno per le coppe, una fascia fucsia appena sotto il seno e una gonna sbarazzina nera e fucsia al seguito.
Non cambia né le scarpe, semplici décolleté nere, né la collana, il bracciale nero e l'anello con l'infinito.

Nonostante quel vestito non sia l'apoteosi della sobrietà, Gaia riesce comunque a non sembrare una poco di buono, anzi, è bellissima.
Quando anche lei è pronta, usciamo insieme dalla stanza, trovando Giorgio e Fede ad aspettarci.

Non ci ho mai fatto caso fino ad ora, ma i due e Gaia si assomigliano moltissimo: entrambi hanno, come prima cosa, i capelli rossi della stessa tonalità e lo stesso colore degli occhi, anche se loro due sono molto più alti della sorella, e anche molto più muscolosi.
Essendo gemelli, indossano entrambi un jeans scuro e una camicia bianco panna leggermente sbottonata sul petto, così da far vedere i pettorali.
In poche parole, madre natura s'era data da fare con quella famiglia.

Mentre formulo questi pensieri, i tre cugini di Ev stanno scherzando tra loro, perciò non me la sento di intromettermi e inizio a scendere le scale da sola. Di sotto già si inizia a sentire la musica «orribile, come diavolo fate ad ascoltarla?» e la signora Caterina fa a Ev le ultime raccomandazioni.

Intonaco || Evandro Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora