halloween's night

395 28 3
                                    

«Charlotte, vieni qui!».
L'urlo di Jessica mi raggiunge fino alla mia stanza, dove mi sono rintanata con la porta chiusa.

Mi precipito  subito in cucina, ma ho l'ansia che le cose non prospettino bene.
«Devi dirmi qualcosa?» domanda mio padre, conoscendo già la risposta.

«Allora, vieni alla festa di Halloween?».
«Ehm... non lo so... poi vedo. A dopo!».
«A dopo!».

«No» mento io fingendo nonchalance.
«No?! Magari qualcosa a proposito di... Halloween?».
«Chi te l'ha detto?» domando incerta, cercando di mantenere la voce ferma.
«Non importa... perchè non me l'hai detto tu?» domanda, questa volta con dolcezza.
«Perché non mi va di andarci» borbotto torturandomi le mani per quella mezza bugia.
O meglio, finta verità: un po' non mi va, un po' non voglio, perché ci sarà tutto l'istituto, ed Evandro.

***

«Tesoro, muoviti, è tardi!» urla Jessica dalla porta mentre io sono ancora sotto la doccia.

Alla fine mi hanno costretto ad andare alla festa, perciò io sto cercando in tutti i modi di fare tardi per far sì che Noemi vada via senza di me.

Esco di malavoglia dalla cabina tutta appannata ed indosso l'accappatoio blu che Jessica mi ha accuratamente poggiato vicino la doccia affinché non prenda freddo.
Etciù.
A quanto pare, però, il freddo l'ho preso.

«Devo proprio andare papà?» domando mentre uscivo dal bagno con la mano sul naso.

Lui mi sorride dolcemente, mi porge un fazzoletto ed va via, lasciandomi sola con i miei germi.
In camera mi getto sul letto, esausta, e chiudo gli occhi per riposare due minuti.

Dopodichè mi alzo e vado a prendere l'outfit da indossare.
Infilo prima il reggiseno e le mutande nere, poi la canottiera intima a bretelline strette e la calzamaglie nere, perché no, non ho la minima intenzione di prendere la febbre.
E giusto per non ammalarmi e non prendere freddo, scelgo di indossar la camicia smanicata di jeans, quella lunga, da mettere dentro la gonna, con la giacca nera sopra.

Papà entra nella mia camera con un sorriso sulle labbra, io ho appena indossato gli stivaletti.

«Niente tacchi stasera?» domanda guardingo.
«Ma che sei matto?! Quei cosi sono un attentato alle mie caviglie!» esclamo ridendo mentre mi metto in piedi e mi avvicino a lui.
«Sei bellissima» mi sussurra baciandomi la fronte «questa sera farai strage di cuori».
Gli sorrido dolcemente, sospirando pensando ad una persona, poi si allontana e va in cucina.

Mi dirigo in bagno per l'ultima fase: il trucco.
Non lo amo molto, almeno non quello troppo pronunciato, così faccio solo una linea sottile con l'eyeliner e metto un po' di ombretto chiaro sull'occhio, insieme ad un filo di mascara.
Ai capelli, invece, faccio una coda alta, così prendo il giubbino e sono definitivamente pronta.

Vado in cucina per chiedere a Jessica dove abbia messo la borsa nera col fiocco, quelle "delle occasioni", ma trovo un pacco sul tavolo con un biglietto.
"Noi siamo dai Ciaccia, buona festa" recita solamente.

Apro il pacco e scopro che contiene uno zainetto di pelle nera, di quelli che si portano allora, semplice, con due tasche davanti e un laccetto a chiuderlo.
Sorrido come un ebete per dieci minuti davanti al tavolo, poi indosso il giubbino e infilo il cellulare e il portafoglio con il biglietto nello zaino.

Ad attendermi, davanti al cancelletto, c'è una bellissima Noemi con indosso una gonna tutta colorata, una maglietta bianca e una camicia nera trasparente sopra, insieme a delle calze a rete e un paio di stivali neri col tacco.
In mano, invece, ha un giubbino di pelle.
In effetti, forse è un po' azzardato per una tipa raffinata come lei, ma probabilmente deve andare in discoteca.
Avvicinandomi, noto che ha messo solo l'eyeliner e il rossetto rosso, e ha fatto le unghie.
Sicuramente deve andare in discoteca.

Intonaco || Evandro Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora