regali, lacrime, pranzi e film

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Sembra un sabato mattina semplice, come tutti gli altri passati nel letto fino alle 11, alzandosi con comodo verso le 12 e facendo il pranzo al posto della colazione, ma questo sabato papà decide di svegliarmi alle 7!
Le sette cavolo, le sette!
Cosa cacchio mi alzo a fare alle sette?!

«Papà» biascico coprendomi gli occhi dalla luce, «che ore sono?».
«Le sette. Dai che è tardi!» esclama lui.
«Tardi per cosa?» sbuffo ironica
«Lo sai, dai dai»

Mi alzo e vado in cucina dove Jessica comincia a dire: «dobbiamo muoverci, oppure faremo tardi per il pranzo dai Ciaccia: oggi è il compleanno di Evandro!».

Oh, ora si spiega tutta questa frenesia: c'è il pranzo!
Io e papà le rivolgiamo due identici sguardi esasperati, poi me ne torno in camera per inviare un messaggio di auguri al neo diciannovenne.

Rimango in camera per prepararmi, in una busta infilo il vestito e le scarpe bianche che porterò dai Ciaccia per non tornare a casa a cambiarmi per il party della sera, poi scelgo i vestiti da indossare per il giorno.

Dopo aver rivoltato più volte il mio guardaroba, mi decido a chiamare Aurora.

-Hola-
-Aurora!-
-Charlotte! Emergenza vestiti?-
-Uhm sì... pranzo dai Ciaccia per il compleanno di Evandro-
-Oh oh! Metti il maglione nuovo arancione che hai comprato-
-Oddio mio, io ti adoro Auro!-
-Sì baby, mi adoro anch'io, ma adesso devo proprio andare, ciao-
-Tanto poi dobbiamo parlare di movimenti strani, ciao!-

Agganciato con Aurora, prendo il maglione più bello che avevo comprato, e lo indosso con un jeans nero con gli strappi.
Trovo gli stivaletti neri tra le scarpe e gli indosso, iniziando poi a decidere come truccarmi e aggiustare i capelli.

Dato che manca ancora tantissimo tempo, decido che prima provo a fare degli esperimenti sui capelli.
Mi faccio solo i boccoli sulle punte, data la mia stanchezza di essermi svegliata prestissimo stamattina.

Per il pranzo non mi trucco, anche perché Jessica replica la mia presenza per andare a comprare il regalo a Ev, prima di andare a casa.

La sua squadra del cuore è la Roma, perciò propongo di andare in un negozio sportivo e comprargli la maglietta, e così facciamo.
Verso le 12.30 arriviamo a casa dei Ciaccia, e percorso ancora una volta il lungo vialetto, lasciamo la macchina dietro la villetta e scendiamo.

Davanti alla porta non c'è nessuno, così Jessica mi fa suonare il campanello e Ev viene ad aprirci. Indossa un completo nero con giacca e camicia, senza la cravatta però, e lo trovo incredibilmente bello.
Smettila, Charlotte. Smettila.

Avvampo e gli rivolgo un piccolo sorriso, poi papà si butta avanti e lo abbraccia dicendo: «Tanti auguri, ragazzo! Ora puoi rendere la macchina, ma sta' attento».
Poi tocca alla mamma, che, dopo un breve bacio sulle guance, entra accolta dalla signora Caterina mentre papà è già stato rapito dal signor Carlo per le presentazioni di altri membri della famiglia.

Io e Ev restiamo imbambolati sulla porta per un po', entrambi a fissarci le scarpe, poi alzo la busta con il regalo e aspetto che lo scarti. Quando vede la maglietta della sua squadra preferita gli si illuminano gli occhi di una strana luce, poi mi rivolge un sorriso che dire "splendido" sarebbe un eufemismo ma mentre sta per abbracciarmi ci raggiungono Gaia, Giorgio e Federico.

I due ragazzi mi rivolgono due sorrisi identici e mi fecero l'occhiolino, poi vanno via con Ev mentre Gaia mi avvolge in un abbraccio di quelli che tolgono il fiato.

Dopo cinque minuti buoni in questa posizione, Denise si avvicina per liberarmi e chiudere la porta, in modo da salutare anche lei.
Gaia mi porta nella piccola stanza dove ci eravamo rifugiati anche all'anniversario di Carlo e Caterina e iniziamo a chiacchierare del più e del meno.

Quando la porta si apre, rivelando mio padre con Grace in braccio, mi affretto a raggiungerlo e a prendere la bambina mentre lui probabilmente discute con il signor Carlo e la mamma da una mano in cucina.
«Tua sorella è bellissima» afferma Gaia mentre gli tocca delicatamente la manina, temendo di fargli male.

Tempo un paio di secondo e i tre geni di casa entrano nella stanza sbattendo la porta e facendo sussultare Grace.
«Fate piano, idioti!» li rimprovera Gaia.
Inizio a stupirmi del loro silenzio, dato che non perdono tempo per prendere in giro lei, ma non dico nulla, certo che di lì a pochi minuti Gaia li strangolerebbe tutti e tre.
«Ma è bellissima» dice Giorgio avvicinandosi un po'.

Grace questa volta non sussulta, ma si lascia osservare per bene dagli occhi di Giorgio e Federico.
Mentre loro due la mangiano con gli occhi, tanto è bella, Denise irrompe nella stanza borbottando qualcosa a proposito del divertimento e che lei terrebbe la bambina perché non ha nulla da fare, così gliela do.

«Ehm... Gaia... come va col tuo ragazzo?» domanda Evandro interrompendo il silenzio.
Gaia lo trucida con lo sguardo, poi abbassa il volto e sono sicura che gli occhi le si stanno riempiendo di lacrime.
«Mi sono perso qualcosa?» s'intromette Federico dando voce ai pensieri di Evandro.
Giorgio stringe i pugni e storse il muso, tirando su col naso, poi Gaia balbetta: «M-mi ha mollata... per una troia!».

Le avvolgo un braccio attorno alle spalle, mentre Ev si affretta a dire: «Scusa, Gaia, io... non se sapevo nulla. Possiamo, che so, fare qualcosa?».
«La farei molto volentieri qualcosa» parla per la prima volta Giorgio, «ma non vuole dirmi dove abita e chi è lei!».
«Non ne vale la pena Gio, saresti penalmente perseguibile per un idiota del genere...» inizia Gaia, ma la interrompe Federico: «Un idiota che non merita nemmeno le tue lacrime».

Tutte quelle parole le strappano un sorriso, così si affretta ad asciugare le lacrime e ricomporsi per l'immediato pranzo.
Quando Edo viene a chiamarci, ci sediamo tutti vicini alla fine di una grande tavolata, Ev a capotavola, con Fede e Gio accanto e Gaia tra me e il fratello.

Nessuno osa parlare per tutto il pranzo, la tensione palpabile tra di noi, il non saper cosa dire per non ferire o per far stare meglio.

Per fortuna passa in fretta, così come il pomeriggio passato a guardare film comici e horror in alternanza per avere qualcosa da fare prima dell'inizio della festa.

Ad ogni film, le battute sono le stesse: «se qualcuna di voi è spaventata, qui ci sono due spalle su cui poggiarsi», «Evandro ti prego, basta ridere!», «Fratello, basta urlare come una femminuccia!».

La sera non tarda ad arrivare, così verso le sette Gaia mi accompagna nella stanza di Ev, dove ho poggiato i miei vestiti. Mi tolgo velocemente il maglione, le scarpe e il pantalone e li ripongo nella busta, che poi consegno a Gaia per farla dare ai miei genitori, che tra non molto torneranno a casa.

Io intanto, rimasta sola nella stanza, prima di mettere il vestito, mi trucco leggermente gli occhi con un mascara nero e passo l'eyeliner tracciando una linea nera e leggera.
I gioielli sono rimasti gli stessi, così infilo subito le scarpe, e poi, alla fine indosso un completo top-pantalone bianco.

Mentre lo indosso la porta si apre, così mi affretto a coprirmi e a voltarmi, sentendo un leggero «Wow» e sorprendo un paio di occhi color nutella scrutarmi curiosi.
Evandro mi squadra dal basso verso l'alto, e, quando arriva al mio viso violaceo, si sente in dovere di avvampare anche lui, e mettersi una mano davanti gli occhi.

Oh certo, dopo che mi hai guardata per bene...
«Evandro, sono vestita» sogghigno, «ma credo che tu l'abbia notato abbastanza bene».
«Oh, ehm...» inizia lui, barcollando avanti e indietro.
Anche lui è pronto, ed aveva sostituito il completo elegante con un pantalone beige, una camicia azzurra e una giacca blu con papillon dello stesso colore.
Anche i capelli, accuratamente sistemati fino a qualche ora prima, ora sono tornati spettinati e sbarazzini.

«Che... ci fai qui?» domanda alla fine, interrompendo il silenzio.
«Beh, mi sono cambiata e truccata, ma al momento avrei bisogno di Gaia per abbottonare il cinturino dei pantaloni» sorrido continuando a tenere le mani incrociate sul petto.

Non voglio che pensa che io ci stia provando con lui.

«Aspetta, faccio io» dice avvicinandosi a me.

Intonaco || Evandro Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora