Prologo

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Salve a tutti, mi chiamo Charlotte Pompei, per gli amici Char, ho 18 anni e questa è la mia storia. Vivevo felicemente a Teramo, in Abruzzo, fin quando papà ha trovato lavoro in una sede di Roma importante, così abbiamo fatto i bagagli, abbiamo impacchettato tutto e ci siamo trasferiti.
Ho due fratelli più piccoli, e sta per nascere addirittura una sorellina, ovviamente non da mamma ma dalla moglie di mio padre.
Il nome lo sceglierò io, mi hanno dato questo onore essendo la maggiore di tutti!

***

Trasferirmi in una nuova città mi spaventa un po': a Teramo vivevo in un piccolo paese, praticamente in collina, e passavo le giornate in giro con la mia migliore amica Aurora, mentre nel fine settimana uscivo con tutti i miei amici: Beatrice, Francesca, Giada e molti altri.
A complicare ancor di più la situazione del trasferimento, si aggiunge il fatto che devo ancora finire la scuola, tra non molto sarebbe iniziato il primo semestre e io non ho nessun amico nella nuova zona.

«Eccoci arrivati!» esclama felice papà girando in un vialetto di Roma. Io credevo che la casa fosse nelle periferie, invece papà ha preso una villetta quasi al centro proprio come quella che avevamo in Abruzzo.

«Ragazzi, scendete e andate a vedere la casa!» ci urla la compagna di papà, Jessica, mentre iniziano a scendere i primi pacchetti.
Il camion dei traslochi dovrebbe arrivare domani mattina.
Mi avvicino all'immenso portone e infilo la chiave nella toppa. Cigola un po', poi si apre scorrevolmente rivelando una piccola anticamera compresa di attaccapanni, portaombrelli, e un paio di sgabelletti.

«Una perfetta sala d'aspetto per i miei nuovi pazienti» disse felice Jessica portando dentro i primi pacchetti che arrecavano la scritta "studio". Lei fa sia l'estetista che la psicologa, e qui le hanno già scritto molti pazienti.

Non ci ho fatto caso al momento, ma l'anticamera ha tre porte: una su ogni lato.
La porta a destra porta la scritta "studio", quella a sinistra la scritta "cucina" e la centrale non portava scritte. Entrai con Jessica e i bambini nello studio: una grande e luminosa stanza, compresa di scrivania, lettino per i pazienti con sedia accanto e svariati scaffali e cornici per libri e titoli di studio.

Esco in fretta però, a Jessica non penso piaccia quando qualcuno è nel suo studio, anche se non c'è nessuno per ora.
Tornata nell'anticamera, seguo papà nella cucina, e l'aiuto a portare alcuni scatoloni. Anche la cucina è molto grande, con un'ampia vetrata trasparente coperta dalle tende e una specie di piano bar con degli sgabelli; non lontano stava il tavolo: un normale rettangolo di legno con sei sedie attorno.

Esco presto anche dalla cucina, curiosa di vedere il mio rifugio segreto, e nell'anticamera oltrepassai la porta che non arreca scritte di nessun tipo.
Entro in un corridoio freddo e circolare munito di quattro porte chiuse e una scorrevole nei centro.
Entro nella prima, che scopro essere la camera di papà e Jessica, con un grande letto matrimoniale compreso di baldacchino con tende bianche nel centro, una schiera di armadi a specchio difronte, due comodini e uno spazio vuoto. Da quella stanza si accedeva anche ad un'altra stanza, che scoprii essere una bagno, compreso di vasca, bidet, water, lavabo e specchio, anche se era abbastanza piccola.
Esco da entrambe le stanze ed entrai nella porta successiva: era una stanza con un letto a castello, con un armadio scorrevole che incuteva terrore, penso siano dei miei fratelli.

Esco e mi dirigo verso la porta centrale.
La apro e una forte luce proveniente dalla vetrata trasparente e dal balcone di fronte mi acceca. Lo apro e scopro di trovarmi su un ampio terrazzo vista Roma Centro.
Rientro per osservare meglio la stanza: c'è un tavolo di vetro con sei sedie, due divani, una poltrona, e un mobiletto porta tv, oltre ai mobili che avrebbero contenuto l'argenteria.
Entro nella stanza successiva, il bagno: un enorme bagno con doccia-vasca, bidet, water, enorme specchio sovrapposto al lavabo, molto più spazioso del bagno della stanza dei miei genitori.
Non molto interessata a quella stanza, esco dirigendomi nell'ultima.
È abbastanza grande, con una finestra vista mare di fronte la porta e una cassettiera accanto, e un armadio difronte ai tre letti, sulla parete occupata solo da esso. I letti sono a castello e la parete dietro è ricoperta di moquette con linee bianche. I due letti di sopra sono uno di fronte all'altro, con una parte attaccata alla parete, sotto di uno stava un altro letto, sotto l'altro stava la scrivania con la sedia, un comodino e la lampada; il tutto è verde-acqua: la stanza dei miei sogni.

La cosa che mi indispettisce, però, sono i tre letti. Jessica mi ha detto che non ci sarebbe stato il mio letto, ma uno in più, uno più uno però fa due, e quindi il letto sarebbe dovuto essere del bambino, non so.
Ma mi avevano promesso la stanza da sola!

«Jessicaaa!!!» urlo attirandola nella stanza. «Mi avevi detto che avrei avuto la stanza tutta per me!».
«E infatti è così» risponde non capendo dove volessi arrivare.
«Ah si?! E perché ci sono tre letti?» domando diventando isterica.
Jessica sembra molto sorpresa e un po' titubante sulla risposta, così si limita a fare spallucce e dire: «Vieni a prendere i tuoi pacchetti».

La seguo di nuovo nel giardino, ormai sommerso di pacchi, e separo tutti quelli con la scritta "Charlotte" dagli altri.
Ne apro un paio, e poi porto nella mia stanza solo i vestiti e gli accessori da mettere nel guardaroba. Sono molto precisa, perciò metto gonne e pantaloncini da una parte, t-shirt e canotte lì vicino, felpe chiuse e con la zip dalla parte opposta insieme a cappotti e giubbetti appesi con gli appendiabiti, jeans e leggings al centro, con borse e gioielli (che stanno riposti nel portagioie).

Poi torno nel giardino e prendo lo scatolone con i libri e quello con i miei cd.
I libri di scuola li sistemo nella libreria, le mie saghe preferite, come Harry Potter e Star Wars, nel cassetto sul mio letto, i cd li sistemo nei cassetti-scale che portano ai letti in alto.
Il passo successivo è portare in camera portatile e stereo, dopodiché mi restano da sistemare solo le trousse e cianfrusaglie varie. Mentre apro un cassetto nell'armadio intravedo un piccolo specchio molto spesso che inquadra solo il viso, ma che se tirato giù copriva gli altri cassetti rivelandosi uno specchio enorme. Sistemato anche quello, rimangono solo le foto da appendere al muro. Creo un collage con le foto delle mie migliori esibizioni di Hip Hop che avevo fatto.
In un cassetto ripongo tutte le altre foto, lasciando sulla scrivania solo quelle con gli amici.

Sto per preparare anche quelle che nel mentre bussano alla porta e Jessica mi chiede di andare in soggiorno.
Mi infilo in fretta e furia gli stivali con le borchie e la maglia con le stelline che avevo tolto in precedenza, giusto per non andarci scalza solo con jeans e body neri.

«Buongiorno» dico entrando nel salotto.
Una donna si gira e mi sorride, e alle sue spalle vedo muoversi una testa mora.
Mi guarda per un po' poi sorride distogliendo lo sguardo.
Jessica e mio padre si alzano dal divano e fanno le presentazioni: «Loro due sono Andrea e Alessandro e lei è Charlotte...»
«Va bene anche Charly» la interrompo io tendendo la mano verso la donna adulta.
«Sono la signora Damian» dice la donna ricambiando la stretta. «E loro sono i miei figli, Giovanni, Sara e Noemi» conclude indicando la più grande dei tre ragazzi, ovvero, Noemi che deve compiere 27 anni.

«Quanti anni hai?» mi domanda la signora incuriosita.
«18» dico sedendomi accanto a Jessica e papà.
«Quindi come Giovanni.» osserva la donna. «E dimmi, frequenterai La Sapienza?».
«Sì!».
«Anche Giovanni e Sara vanno lì, e anche Noemi l'ha frequentata» espone felice.

Fantastico, ho già tre amici!

«Giovanni, perché non la inviti al centro con i tuoi amici?» dice la donna rivolgendosi al figlio.
«Non lo so signora, non vorrei essere d'intralcio» rispondo io arrossendo.
«Non sarai d'intralcio» s'intromette Giovanni. «Saremo solo pochi amici, ah comunque chiamami pure SanGiovanni» ride esponendo il suo nome d'arte e io annuisco.

Rivolgo un'occhiata a papà, intimandogli di cacciarmi fuori da quell'uscita, ma la signora Damian interpreta lo sguardo ammonitore della mamma come uno sguardo non permissivo.
«Tranquilli, ci sarà anche Samuele, un ragazzo d'oro che ha quasi 18 anni!» esclama la signora Damian.
«Per me va bene» dicono entrambi.

«Passiamo qui verso le tre e mezzo, per te va bene?» domanda Giovanni, palesemente imbarazzato.
Io annuisco di rimando e poi i ragazzi e la loro madre se ne vanno, lasciandoci soli.

Seguo svogliatamente papà in cucina e lo aiuto a preparare la tavola mentre Jessica cucina il pranzo già fantasticando sul pomeriggio e i bambino guardano video dallo Youtube della Tv.

Intonaco || Evandro Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora