grace

449 31 12
                                    

Sbatto gli occhi più volte prima di abituarmi alla luce che filtra dalla finestra davanti al mio letto.

Un momento, io non ho la finestra di fronte al letto!

Mi alzo di scatto provocandomi solo un dolore lancinante alla testa, e poi ricordo di essere a casa Ciaccia.

Mi alzo dal letto di Evandro con il suo profumo addosso: un misto di muschio e ambra con un pizzico di amarezza.
Dato che andare in cucina con i vestiti di Ev sarebbe un pò.. ecco.. mal interpretato, decido di infilare il mio vestito.
Poggio i gioielli che indosso, ma non riesco a infilare il vestito, così rimietto la canotta e le ciabatte di Ev ed esco.

«Buongiorno dormigliona!» dice Edoardo guardandomi entrare in cucina, ci sono anche i miei fratelli che guardano la tv.
Mi guardo attorno: dei signori Ciaccia ed Ev non c'è traccia.
«Buongiorno... ma gli altri?» domando sedendomi ad una sedia.
«Evandro dorme in soggiorno perché gli hai rubato il letto, mentre mamma e papà sono in ospedale dai tuoi genitori. Stanno bene, dopo ti accompagno a trovarli se vuoi!».
«Davvero?! Grazie Edo...» esclamo con un sorriso a trentadue denti.

Intanto, dalla porta, si sente un rumore: «Buongiorno» dice Evandro entrando in cucina con una vecchia maglietta enorme e un pantaloncino massaggiandosi la schiena.
«'Giorno» dice Edoardo uscendo dalla stanza e lasciandoci soli.
«Dormito bene? È comodo il mio letto?» domanda sorridendo per prendermi in giro mentre passa a massaggiarsi il collo.
«Sì, è comodo... e la tua acqua di colonia è buonissima. Ma a giudicare dal tuo stato il divano non è altrettanto comodo!» scherzo facendolo ridere.

Allora si vede la differenza con la sera prima, al momento non ha paura di soffocare o che le pareti si chiudano attorno a lui.
«Beh no, non è molto comodo... ma a quanto pare la mia t-shirt sì!» scherza di nuovo indicando la maglietta che indossavo.
«Dormire col vestito sarebbe stato scomodo, quindi... comunque tranquillo, la laverò e te la riporterò indietro» aggiungo con tono provocatorio.
«Scherzavo, puoi tenerla. Prendila come... ringraziamento per ieri sera!».

Mentre sto per rispondergli Edoardo entra nella cucina dicendo: «Fa freddo oggi, e non è il caso che tu metta il vestito per uscire. Prima di andare in ospedale passeremo a casa tua così potrai indossare qualcosa di decente».
Non me lo faccio ripetere due volte, e dopo che Edo mi da una busta ci infilo tutto, e con indosso una giacca da football rossa entro nella loro macchina, seguita da Alessandro e Andrea. Per prima cosa Edo mi lascia scendere un momento a casa, dandomi così il tempo di infilare un leggings grigio e nero e una t-shirt dei One Direction sotto la giacca rossa.

Lascio lì i gioielli ma non cambio la borsa perché perdo tempo a prendere qualche pigiama per la mamma, così infilo in fretta i miei stivali neri con le borchie ed esco con in mano le ciabatte di Evandro .

L'ospedale dista circa dieci minuti, ma visto che quel cinque settembre Roma è particolarmente trafficata, impieghiamo più o meno il doppio per raggiungerlo!
Quando arriviamo, saltiamo giù dall'auto davanti all'ingresso dell'ospedale, mentre Edo parcheggia.

Non sapevo in che reparto è Jessica, perciò chiedo in reception.
La donnina graziosa con l'enorme scollo sull'uniforme mi dice che si trova al terzo piano, camera ventidue.
Non trovando gli ascensori salgo tre piani di scale di emergenza e, quando giungo la piano giusto, ci sono due corridoi: maternità e sala parto.
Sbarro la porta dell'infermeria scoprendo la camera numero 50. Risalgo il piano, percorrendo quasi metà corridoio, e alla fine la trovo, la camera numero 22.

Entro in fretta, trovando Jessica stesa su un lettino, il lenzuolo sul pancione ormai sgonfio.
«Jessica! Come stai? E il bambino? Dov'è papà?» domandai senza respirare.
«Jessica sta benone, e Grace anche meglio» dice papà entrando nella stanza con un batuffolo bianco in braccio.
Mi avvicino la lui per vedere meglio la mia sorellina: è stupenda, un piccolo batuffolino bianco con tanti capelli mori e due grandi occhioni castani, proprio come i miei.

Intonaco || Evandro Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora