proviamoci

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Anche la vita a Roma senza feste e uscite serali diventa monotona, così come lo è quella a Teramo.
Dopo Teramo ho iniziato pensare a quanto sia strana la vita delle persone normali, che non hanno obiettivi già da piccoli, che non sanno cosa farne della propria vita.
Io so ciò che voglio, ma mi aspetto di durare di più dopo aver raggiunto il mio sogno, dopo averlo cacciato a forza dal cassetto ed esserci andata a sbattere contro.
E così ho iniziato a chiedermi cosa facciano le persone normali quando non studiano o vanno alle feste, e la risposta l'ho trovata proprio qui a Roma: s'innamorano.

S'innamorano e passano ore e ore a pensare al/alla proprio/a ragazzo/a, a come possa essere così perfetto/a senza avere nulla di così speciale.

E non è forse quello che sto facendo io con Evandro? Non sto fantasticando? Non passo giornate a pensarlo e ore a fissarlo, quando posso? Mi sto forse innamorando?
Sto diventando...normale.

***

Il nostro punto d'incontro, mio e di Evandro, è diventato la periferia.
Quasi tutti i pomeriggi, al posto di studiare, ci incontriamo sempre lì, io a piedi e lui con scooter, e poi ci stendiamo a terra a parlare. Anzi, più che parlare, a guardare.
Nessuno dei due è molto loquace, per questo osserviamo la natura incontaminata che ci circonda o tutt'al più ci lanciamo occhiatine di sbieco e ci abbracciamo.

Questo pomeriggio, però, sono in ansia, perché ho deciso di dire a Evandro quello che penso di provare per lui -sempre se ci riuscissi!- e non so come farlo.

Tutta nervosa torno da scuola e mi infilo per disperazione sotto il getto d'acqua ghiacciata del bagno di casa mia.
Spero di schiarirmi le idee, di trovare le parole giuste, ma con la pressione dell'acqua aumenta anche la mia tensione.

Esco alla svelta perché il battito inizia ad accelerare e sento di star cambiando idea.
Non so cosa mettere, crisi mai avuta in diciott'anni di vita, e alla fine prendo il maglioncino a righe e un jeans qualunque.

Quello, teoricamente, dovrebbe essere il nostro primo appuntamento -anche se praticamente ci vediamo tutti i giorni- e la cosa mi trasmette una certa ansia.

Insomma, le bambine di cinque anni disegnano quel momento perfettamente, anche se a modo loro, mentre io nemmeno ci avevo mai pensato prima d'allora.

Esco di corsa senza prendere la giacca e il telefono, tanto mamma e papà non dovrebbero tornare prima di cena -io conto di essere già a casa per quell'ora- e in questo frangente sto sudando freddo, quindi il gelo è l'ultimo dei miei problemi.

La strada è sempre la stressa, ormai la conosco a memoria, ma oggi è diverso.
Faccio la curva ed Ev è già qui che mi aspetta, col solito sorriso e quegli occhioni illuminati.

«Ehi» dice rivolgendomi lo sguardo e incitandomi a sedermi accanto a lui.

Ora o mai più.
Non mi siedo, ma faccio un profondo respiro e proferisco: «Evandro, dobbiamo parlare».
Detto in sto modo, però, non appare molto rassicurante, dato che Ev si alza da terra e mi si posiziona di fronte.

Scelta molto poco d'aiuto, in realtà, dato che io inizio a farfugliare e lui mi guarda credendo sia pazza.
E in effetti forse lo sono, un po' pazza, per aver preso questa decisione.. o di lui.

«Charly, calmati» dice ad un certo punto mettendomi le mani sulle spalle.
«No, devo dirti una stramaledetta cosa!» esclamo io di rimando, togliendogli le braccia «Evandro, ascoltami, io credo di provare qualcosa per te, qualcosa che va oltre il semplice 'volersi bene'. Io non... so esattamente cosa sia, ma mi spaventa l'effetto che mi fai» sospiro abbassando lo sguardo.

Non so come sta reagendo, non riesco a guardarlo in faccia mentre gli dico queste cose, ma il silenzio non promette nulla di buono.

«Charlotte, io...» prova a dire qualcosa, ma lo interrompo subito.
«Lo so lo so, sono una grande amica e bla bla»

lo anticipo, anche se in realtà non penso queste cose e soni consapevole di essere molto di più di una semplice amica per lui.

«Ma quale amica!» esclama cingendomi i fianchi e facendomi volteggiare come una bambina.

Ha un sorriso bellissimo, sincero, dolce, amorevole... qualcosa di indescrivibile!

«Sei bellissima» dice alla fine, probabilmente per darmi fastidio.

Gli colpisco il braccio e poi mi siedo a guardare il cielo. Non è nuvoloso, oggi, anzi, è particolarmente limpido, anche se c'è un vento fastidioso.
Non ho nemmeno preso la giacca, quindi sto per iniziare a battere i denti -e ho già iniziato a tremare-.

«Hai freddo?» domanda Evandro sorridente dentro il suo maglione e il giubbino di pelle.
«No» provo a mentire, ma le gambe irrequiete e il battere dei denti mi tradiscono.

Lui fa finta di nulla, ma avvicina la sua mano alla mia.
Tremo di più, ma non per il freddo, e mentre sto per spostare il braccio mi prende la mano e intreccia le nostre dita.

«Fa strano, sai, stare qui» dico cercando di non tremare.
«Ci veniamo tutti i giorni» scherza Ev cercando di fingere di non capire.
«Intendevo stare qui... così» tento di spiegarmi, ma dal suo sorriso ha già recepito tutto.
«Sei tenera» dice d'un tratto mettendosi su un fianco, scrutandomi in modo imbarazzante.
«Io?! Non direi proprio» ribatto col sorriso, mentre una folata di vento mi scuote i capelli e mi alza il maglioncino.

Mi muovo per aggiustarlo ed Ev nota la pelle d'oca attraverso le maniche alzate.
«Tieni» dice sfilandosi il giubbino e porgendomelo.
Scuoto la testa dato che non voglio prenderlo, altrimenti lui si sentirebbe male dal freddo, ma alla fine me lo lancia sulla faccia.
«Ouch» biascico infilando la giacca e stendendomi di nuovo.

Ev scoppia a ridere, ma senza staccare le nostre dita si allontana un po'.
Non so come considerare questo gesto, come interpretarlo, così gli lascio la mano e stendo le braccia lungo il corpo.
Lui mi osserva immobile, poi si avvicina velocemente e poggia le sue braccia ai lati della mia testa.
Mi ritrovo a sorridere come un'ebete per un gesto del genere, quasi da film, e mi stringo nelle spalle non sapendo cosa fare.

Allora Ev, con una sfacciataggine impressionante, si morde il labbro, facendomi arrossire, e poi abbassa la testa fino a raggiungere le mie labbra.

Ci stiamo baciando.
O meglio, lui ha cominciato.
Un bacio reclamato da troppo tempo.
Non un bacio fugace, un bacio rubato; finalmente un vero bacio.
Dentro c'è passione, ricordi, attese, abbracci, sguardi.
È tutto quello che abbiamo passato in questo periodo, riassunto in pochi istanti.

Intonaco || Evandro Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora