•Prologo•

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Pace.
È esattamente questo ciò che ho pensato appena ho messo piede nel mio nuovo appartamento nel centro di Chicago.

Lasciare per un po' la mia vecchia vita da italiana, le mie abitudini, gli amici e tutto quel dolore che portavo con me mi farà bene.

Continuo a respirare aria che mi sembra pulita, nuova, diversa... e nello stesso tempo, ricambio calorosamente il sorriso dolce di mio padre che non fa altro che portarmi con sé avanti e indietro per le infinite valigie che ci siamo portati dietro. Se ci fosse stata la mamma, le avrebbe riaperte trecento volte pur di essere sicura al mille per mille di aver portato tutto.

Amore padre-figlia? Oh signore! Mai. Siamo due fuochi, due bombe pronte ad esplodere, due teste dure, due segni uguali. Eppure, l'uno senza l'altro non può vivere. Da quando mamma ha scelto di lasciarci per colpa di una macchia indelebile sparsa nel suo corpo, il nostro rapporto è andato intensificandosi ma mai, mai e ripeto mai siamo stati d'accordo su qualcosa, neanche sulla cosa più piccola e banale: come scegliere cosa mangiare per cena o un semplice film da guardare insieme.

Col tempo la sua gelosia è iniziata a farsi sentire, è super iper-megaprotettivo nei miei confronti, mi guarda ancora come se fossi la sua bambina. Ho 18 anni, odio essere vista come il "fiore di papà", ma a lui sembra non voler interessare ciò che penso io. A volte mi vien da pensare che a nessuno interessi ciò che penso.

"Sii forte, abbi coraggio.
Sii buona, sarò al tuo fianco"
Le ultime parole di mia madre risuano in me ogni volta che un problema salta fuori dal nulla; basta restare ferma con lo sguardo perso nel vuoto per rivivere quel momento straziante. Vorrei che la sua malattia fosse scomparsa prima di apparire, ancor prima di portarsi via la mia mamma;
Era così bella, i suoi occhi celesti avevano la stessa intensità del cielo sereno, la sua risata la stessa eleganza dei raggi del sole che sfiorano la pelle in pieno inverno, i suoi capelli biondi la stessa dolcezza della flebile luce che attraversa i buchini della persiana di prima mattina. Era bella, bellissima, ed io avevo solo 6 anni.
6 anni...ero in prima elementare,
ero bassa, piccola e non le assomigliavo per nulla: avevo gli occhi enormi, neri come la pece, le guance rosse, i capelli scuri, perennemente in disordine, e quella mattina il mondo mi stava crollando sulle spalle, tutto il peso stava diventando insostenibile, il mio pianto mi stava divorando e le braccia forti di papà mi strapparono da lei. Non la vidi più, rientravo in camera da letto, ci restavo ore per aspettarla ma lei non c'era. Non c'era più.

"Sii forte, abbi coraggio.
Sii buona, sarò con te."

 𝙸 𝚑𝚊𝚝𝚎 𝚢𝚘𝚞×𝖄𝖔𝖚 𝖍𝖆𝖙𝖊 𝖒𝖊× Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora