20•Buon Natale

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La maggior parte delle volte, non basta una vita per capire quanto una persona sia speciale, le altre, invece, lo sai e hai paura di ammetterlo.

Per quanto la tua mente sia strana, il tuo cuore lo è di più. Il terrore di poter essere comandata da altro è tanto. Senza neanche renderti conto che provare a controllare l'impossibile, fa più male.

A poco riesco a prendere conoscenza, ma ogni mio movimento sembra venir bloccato, il mio viso è paralizzato, schiacciato dal peso di un mattone o più semplicemente: il braccio di Johnny.

Quando realizzo ancora una volta che al mio fianco c'è Johnny Depp, il cuore inizia a correre; urlando e scalcciando a più non posso lo spingo sul pavimento cadendo con lui e tutte le coperte attorcigliate ai nostri corpi.

Dopo aver mischiato i nostri urli (il suo più teatrale e falso), mi fermo chiudendo i pugni sul suo petto, sotto di me.
«Eri nel mio letto.» preciso dall'alto

«E tu sei su di me.» risponde con voce impastata dal sonno mentre richiude gli occhi

«Tu mi hai tirato con te, Johnny» continuo burbera

«Se non mi avessi spinto non sarebbe successo nulla.»

«Non sarebbe successo nulla solo se tu non ti fossi addormentato nel MIO letto.» ammetto rabbiosa alla sua solita indifferenza

«Ma smettila che non è successo niente.» commenta ridendo senza far neanche il più piccolo dei movimenti per allontanarmi

«È ovvio che non è successo nulla. Cosa volevi far succedere più di quello che è già successo?»

«Era pure scomodo il letto.»  si lamenta stanco

«Non cambiare discorso Depp. Il fatto che fra me e te ci sarà "qualcosa" di finto per le prossime 10 ore. Non significa che tu possa restare a dormire da me. Non significa niente. Se mio padre lo scopre-»

«Lo sa già (COSA?). Lo sa. Sa che ho dormito con te.» risponde con noia «Stavo andando via e lui mi ha chiesto di restare. Abbiamo parlato e…ah! Devo dirti una cosa.» velocemente mi srotolo dalle coperte e con la stessa furia mi alzo dal suo corpo correndo all'armadio per trovare qualcosa di adatto buttando tutto dietro di me, alla faccia della precisina «Lexie, devo parlarti.» ripete toccandomi una spalla dopo svariati secondi

«Non c'è niente da dire.» con occhi chiusi e aria altezzosa mi ruoto verso di lui «Hai dormito con me. E Okay, mi ha dato fastidio. Ma ormai è passato, non possiamo cambiare ciò che è successo» e quindi nulla ma...questa è un'altra storia

«Non è questo…tuo padre-» si interrompe quando il suono del suo cellulare comincia ad inondare l'intera stanza, sbuffando arriva al comodino e si ferma con lo sguardo sullo schermo luminoso «Emily»

«Lasciala.» alla mia affermazione uscita più come un obbligo che altro, punta a me «Si, devi lasciarla. Tu ami un'altra. La faresti solo stare male»

«E tu cosa ne vuoi sapere? Chi ti dice che lei starà male?» chiede avanzando

«Mi ha parlato di te. Lo faceva spesso. È vero, forse non la conoscerò come se fossi sua sorella. Ma la conosco, e neanche ciò che ha detto ieri mi farà sperare di poterla vedere piangere. Quindi Johnny. Se non vuoi stare con lei, lasciala.» non è gelosia. Non è niente. Io non sono gelosa. Voglio solo che in questa storia nessuno versi lacrime.

«Non ho mai detto che non voglio stare con lei. Non ho detto nulla in realtà.» commenta riguardando lo schermo come se si trovasse in bilico

«Si che hai detto qualcosa. Hai detto che sei innamorato di un'altra che non puoi avere.»

 𝙸 𝚑𝚊𝚝𝚎 𝚢𝚘𝚞×𝖄𝖔𝖚 𝖍𝖆𝖙𝖊 𝖒𝖊× Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora