17•Serata al Bowling•

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Non tutto ciò che faccio è un gioco, ma tutto ha un perché.

La mia storia finta con Johnny ha un perché e persino il mio tenerlo a debita distanza ha un perché.

Fa male vedere chi una volta riusciva a darti il sorriso, come il tuo più grande nemico.

Ormai ero certa del fatto che non lo avrei più visto, non c'era motivo, non c'era tempo, né modo. Ed ora che tutto mi si ripresenta davanti, non so come camminare o mantenere semplicemente l'equilibrio. Ogni passo, è fatto su un'asticella posta a mezz'aria, guardo dritto e non vedo niente, la fine, il muretto che mi salverà, è lontano, è così lontano che neanche si vede.

Chiudo la portiera dietro le mie spalle e fisso la facciata di un immenso edificio giallo.
«Ti piace giocare?»

«Mi piace di più vincere» rispondo meccanicamente abbozzando un sorriso malandrino

«Ti avverto che non sarà semplice»

«Perché? Pensi di riuscire a battermi?» domando levando la sua mano dalla mia spalla

«Pensi di riuscirci tu?» chiede di rimando con sguardo malizioso.

«Ovviamente!» esclamo lanciando con un colpo secco i miei capelli indietro mentre aumento il passo e lui a sua volta.

Non pensavo che sarebbe ritornato; dopo la sua sorte di romanzina ed io che sono scappata come se neanche avesse parlato, pensavo che fra noi fosse definitivamente finita.

L'unica cosa che ora so, è che mi starà addosso come una cozza finché non mi arrendo, durate la cena continuava a ripetermi che io sto giocando. E la realtà è che la sola cosa che voglio è fargliela pagare. Si, probabilmente ha ragione...io gli sto rendendo ogni passo verso di me un inferno perché devo vendicarmi, ne sento il bisogno, e lui vuole che io la smetta! Sai che c'è? Che se fino a qualche secondo fa ero straconvinta del fatto che si sbagliasse, ora non ne sono più poi così convinta.

E non mi fermerò fino a quando non sento di aver consumato la mia energia negativa accumulata anno dopo anno per colpa sua.

«Domani indosserò delle mutande blu e uscirò in giardino per prendere il giornale...dopo di che mi butterò sul divano e chiamerò Emily per ripeterle che è bellissima e che non deve nascondersi dietro abiti giganti.» dice distrattamente prima di lanciare forse la decima palla da quando siamo qui, e butta giù 4 birilli

«Perché me lo dici?» chiedo tenendola in mano mentre porto ogni mio senso verso il suo corpo

«Così che Elizabeth non possa perdersi neanche un dettaglio.» precisa con freddezza

«Non credo che le possa interessare!» esclamo lasciandola andare e con sé una parte della mia delusione

«Ah perché giustamente la nostra "storia" le interessa?» domanda burbero irrigidendomi all'istante

«Te lo ha detto?»

«Si. Me lo ha detto» conferma fermandosi per potermi guardare

«Eh va bene, okay...si, gliel'ho detto. Gliel'ho detto perché volevo dirglielo, va bene? Hai firmato qualcosa? Per caso da qualche parte c'è scritto che io non posso dirle ciò che succede nella mia vita?»

«Tu lo stai facendo per farmi mettere contro Emily...non è vero?» chiede ammiccando verso di me, questa volta senza far mancare uno dei suoi sorrisi più belli, che però, adesso, mi sembra del tutto infondato.

«Cosa? No. No che non è vero. Sono stata io ad insistere purché tu le restassi vicino quando farmi da guardia del corpo era il tuo unico scopo. Ho insistito io. Te lo ricordi? E ti ho anche detto che se la vedrò piangere per colpa tua, per te sarà la fine.» esterno puntandogli il dito contro

«O forse piangerá per colpa tua!» esclama lanciando la palla

«Ho parlato con Elizabeth, non con Emily.»

«Ed Elizabeth ha parlato con me.»

«Ciò non significa che parlerà con Emily.» almeno lo spero

«No. Perché lo farò io.» lascio che la palla mi cada da mano seguendo il suo corso e mi avvicino al suo corpo piegato

«Tu non lo farai. Emily...non lo accetterebbe.» alle mie parole, quasi sofferenti, si mette in piedi acquistando la sua imponenza

«E pensi che accetterebbe il fatto che io passi il natale con te, invece che con lei?» domanda poi passandosi seccato una mano fra i capelli «Lexie, se sotto questo tuo piano c'è dell'altro. Dimmelo. Perché potrei mandare tutto all'aria per-»

«No! Johnny. Fra qualche giorno è natale, non serve che tu passi l'intero giorno con me. Non può dirti nulla se dieci minuti, quelli che servono per litigare, li passi a casa mia.»

«Tu non capisci, vero? Sei così cocciuta che neanche vuoi vedere ciò che ti circonda.»

«Vedere cosa?» mi fissa interminabilmente rendendomi estremamente rossa, fa un passo che mi fa vibrare l'anima e sbuffa ancora portando la testa indietro

«Che hai perso.» conclude esausto prima di lasciarmi dietro le sue spalle per poter uscire di scena.

 𝙸 𝚑𝚊𝚝𝚎 𝚢𝚘𝚞×𝖄𝖔𝖚 𝖍𝖆𝖙𝖊 𝖒𝖊× Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora