25•Fuga 3/3•

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Il mio corpo oscilla in modo innaturale, per un attimo posso sentirmi come una specie di gelatina ma nonostante tutto mi fa spalancare gli occhi e buttare frecce.
«Joh» ringhio levando le sue mani dalle mie spalle

«Perdonami. È l'unico modo che conosco per svegliarti.» commenta ritirandosi

«Allora trovane altri.» rispondo già infastidita prima di guardarmi attorno, cosa che se non avessi fatto sarebbe stato meglio «Dove ci troviamo?»

«Seguimi» inizia ad allontanarsi obbligandomi a restargli dietro e forse lo faccio solo perché non mi va di restare da sola con un panorama che fa paura. Camminare su delle pietroline che poco ci manca possano entrare dentro di me, non è poi così divertente. Ma siamo in mezzo alla natura, cavolo!
Alberi e alberi, aria pulita e animali strani, per di più con Johnny Depp. Mi spiegate cosa c'è di meglio?
«Resteremo qui per un po'» precisa a bassa voce continuando il suo cammino verso l'infinito

«Hai intenzione di dormire sull'erba?» gli chiedo continuando a guardami attorno

«Ho locato una casetta nelle vicinanze. Non è grandissima né spaziosa o altro, ma staremo bene per qualche giorno» precisa senza guardarmi

«D'accordo» cosa potrebbe andare storto? Nulla...oltre al semplice fatto che saremo solo noi due...solo noi due!
Probabilmente la casa cadrà a pezzi, o forse andrà direttamente a fuoco...

Dopo una lunga passeggiata trascorsa piuttosto in silenzio - se non fosse per le varie urla di terrore - , infila la chiave nella serratura facendomi immediatamente spazio per permettermi di entrare ed esplorare la casa.

È interamente in legno, profuma di buono. Ci sono già mobili ricoperti da oggetti, persino la libreria è piena di "mattoni" colorati suddivisi per altezza. Mi perdo in dei quadri ricamati che grazie alla poca luce non sono neanche ben visibili...ma la sua vicinanza è ancora un colpo al cuore, il più bello, il più prezioso e terrificante.
«Di sopra dovrebbero esserci dei vestiti. Lavati e indossa qualcosa di decente» dice squadrando per bene il mio corpo rigido

«Se volessi indossare un sacchetto della spazzatura?» mi affretto a rispondere con tutto l'amore che è in me

«Lo puoi trovare in cucina» ammette con indifferenza prima di voltarsi per poter andare altrove.

«Vaffanculo.» bisbiglio sbattendo un piede a terra

«Ci sto andando.» risponde da lontano aggiungendo una leggera risatina che mi fa saltare i nervi.

Per lui è tutto così semplice! Un sorriso, uno sguardo e tutto si risolve. Quasi come se non fosse mai avvenuto nulla, e poi ci sono io, che sto ancora pensando a quello sfioro leggero sulla mia bocca.

Dopo circa due ore mi ritrovo vestita e profumata ma con ancora lo sguardo sul mio riflesso appannato.

Ci sono cose che comprendere non sempre risulta semplice...forse è proprio la nostra mente a renderle impossibili...ma come si può continuare a stare vicino ad un ragazzo e rinnegare tutto ciò che crea senza fare un bel niente oltre mettersi davanti a me?!

Più lo guardo, più la sua presenza mi imbarazza, più gli parlo, più sento di non poter scappare...

Il rumore di una mano che sbatte più volte alla porta mi fa portare velocemente il viso verso di essa, ancora chiusa.
«Non vorrei disturbare ma la cena si raffredda.» il silenzio padroneggia ancora una volta in tutta la casa ma con movimenti lenti arrivo alla porta, giro la chiave spalancandola fino a trovarmi Johnny esattamente di fronte.

«Perché siamo qui?» la mia voce è bassissima, sembra un flebile soffio di vento...è quasi impercettibile, invisibile

«Ho ordinato due margherite» risponde frettolosamente girandosi nello stesso tempo. Afferro la sua mano e lo riporto a me

«Perché siamo qui?» richiedo facendo un altro passo verso il suo petto

«Senti, Lexie...» con uno sbuffo si passa la mano libera fra i capelli e quando riporta lo sguardo nei miei occhi sento una specie di scossa potentissima che mi fa lasciare il suo braccio per poter superare il suo corpo all'istante.

Forse è meglio così...probabilmente la verità mi farebbe male, o aprirebbe semplicemente i miei occhi. Sai che c'è? Che ora non sono pronta, che potrebbe essere di tutto e questo tutto mi spaventa.
«Ma la tavola è vuota!» esclamo delusa una volta giunta in cucina

«Perché rendere un posto speciale simile a tutti gli altri?» a questa domanda retorica lo fisso senza fiatare ma prendendo la mia mano mi trascina con sé in giardino facendo cadere i miei occhi direttamente sotto la sua mano: una tovaglia blu ricoperta da petali bianchi e candele profumate, per non parlare degli scatoloni della pizza e una bottiglia di birra che padroneggia al centro.

«L'hai preparato tu?»

«Esatto! È venuto bene, no?»

«È fantastico..."Depp!"» concludo con sguardo malizioso regalandogli una gomitata amichevole «Emily ha scelto bene»

«Già...» esterna sedendosi sulla tovaglia.
***
Mi stendo al suo fianco e dal nulla allunga una mano così da poter giocare con i miei capelli mossi, in questo momento credo di star sudando freddo, il suo tocco è delicato e la mia schiena si riempie di brividi.

«Hai mai pensato che tutto questo tempo vuoto è stato insensato?» mi chiede con voce talmente roca da sentire la mia pelle graffiarsi

«A cosa ti riferisci?» gli domando di rimando alzando lo sguardo verso il suo

«A noi» sputa di getto scontrando i miei occhi che sento lucidi

«Noi...beh, quando sei andato via ho sentito qualcosa schiacciarmi.» ammetto senza più spostare lo sguardo, ormai reduce di una rapina

«Te l'ho mai detto che i tuoi occhi sono l'unica cosa che mi potrebbero far perdere la strada?» sorride «non vedo altro» e intanto muoio

«Hai bevuto troppo?»

«Forse» risponde ributtando la testa a terra mentre il mio lavoro per eliminare le sue parole e i suoi gesti diventa più difficile.

Quando capiremo che il momento giusto per gettare le armi capita una sola volta, forse tutto andrebbe meglio.

Forse...

 𝙸 𝚑𝚊𝚝𝚎 𝚢𝚘𝚞×𝖄𝖔𝖚 𝖍𝖆𝖙𝖊 𝖒𝖊× Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora