~|Meeting the devil|~ (pt2)

94 8 10
                                    


~

Avete presente quelle persone che si incontrano proprio quando se ne sente il bisogno?

Ecco, Vanya non lo sapeva. O almeno, non lo aveva saputo fino al momento in cui vide la sua robotica mamma all'interno dell'infermeria della Commissione.

Grace non ci aveva messo niente a sistemare la spalla di Ben, e, fortunatamente, il veleno era sparito. Vanya e Harlan erano rimasti accanto al "fratello" della ragazzina, mentre studiavano attentamente le amorevoli cure della madre.

-Se vuoi posso portarti "Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde", tesoro.- Disse la donna, con il suo solito caldo e dolce meccanico sorriso, posandole una mano sull'avambraccio.

Ben assunse uno sguardo confuso. Nessuno sapeva che quello fosse il suo libro preferito. Come poteva saperlo un robot che non aveva mai visto prima di due giorni fa? Davvero lui e la sua ex versione di lui erano così simili?

-Che c'è? Non ti piace più? Da piccolo lo leggevi in continuazione. Ci volevano ore prima di convincerti a togliere gli occhi da quelle pagine per ascoltare altre storie!- Spiegò di nuovo la bionda, prima di uscire dalla stanza.

Stava davvero andando a prendere quel racconto per lui?

-Sai, ha ragione.- Fu Vanya a parlare, mentre, seguita da quel misterioso Harlan, si avvicinò a Ben e si sedette sul suo letto.

-Era qualcosa di impressionante. Quando eravamo molto piccoli io, Ben e Cinque giocavamo sempre insieme. Ben non durava molto: dopo pochi minuti si chiudeva con quel libro, e si estraniava dal mondo. Mi ricordo che una volta aveva anche fatto arrabbiare a morte Cinque, che non gli ha parlato per tutto il pomeriggio.-

-Chi è Cinque?- Chiese Harlan, con uno sguardo confuso. In effetti, perché Vanya conosceva qualcuno che aveva lo stesso nome di un numero?

-Il ragazzino con gli occhi verdi che ho portato alla fattoria di tua madre nel 63'. È mio fratello.-

-E perché tuo fratello si chiama come un numero?-

Ben e Vanya si guardarono confusi per qualche secondo, ed entrambi sospirarono.

-Beh, possiamo dire che, come hai visto, la nostra famiglia è un po'......-

-Particolare.- Concluse Ben.

-Si, proprio così.- Sorrise nervosamente Vanya.

-Non mi hai ancora detto come fai a sembrare una bambina. Sembra quasi che i nostri ruoli si siano invertiti.- Harlan si sedette su una sedia, non aspettandosi una risposta sensata. L'aveva capito che Vanya non proveniva proprio dalla "classica amorevole e perfetta famiglia americana".

-È una storia molto complicata..... ti basti sapere che dobbiamo momentaneamente nasconderci da alcune persone piuttosto cattive. Credo che tu abbia capito: nella nostra famiglia non ci sono persone ordinarie, e uno dei miei fratelli ha dei rapporti con questo posto. Qui possono "modificare" i nostri corpi, ed ecco il risultato.- Spiegò Vanya, molto dinamicamente.

-E ore vuoi dirmi come diavolo hai fatto ad arrivare qui? Perché hai una valigetta temporale?-

Prima di rispondere, Harlan si guardò in torno, come se le pareti, in qualche strana maniera, potessero sussurrargli le parole giuste.

-La sera che io e mia madre, Sissy, arrivammo in Texas, qualcuno è entrato in camera mia.- Si fermò, per sospirare. -Non ho mai visto i loro volti: mi hanno tappato la bocca e coperto gli occhi. Persi i sensi, e quando mi scoprirono la faccia, mi ritrovai sotto un tavolo. Riuscivo a vedere il paesaggio fuori dalla finestra, e sapevo che era di nuovo giorno. Non sono riuscito ad usare i tuoi poteri: erano troppo deboli, dal momento in cui hai cercato di riprenderteli. Ad un certo punto, riuscii a sentire i passi di qualcuno all'interno della stanza, e, qualche secondo dopo, una ragazza con un caschetto castano mi ha salvato la vita. Mi ha dato questa valigetta, dicendomi di distruggerla immediatamente. Io..... io avrei dovuto farlo, ma sentivo che prima o poi mi sarebbe servita di nuovo. Così, l'ho tenuta lontana da mia madre, facendo il possibile per non fargliela trovare. Riguardo i tuoi, anzi, nostri poteri, non mi hanno mai dato fastidio, fino a qualche giorno fa. Quando avevo circa nove anni, sono riuscito ad esprimere a parole cosa pensassi. Poi, sono stato campione di salto in alto: nessuno sapeva che riuscivo a volare. Mia madre pensava che la vostra storia fosse stata una benedizione per la nostra famiglia, perché, dopo la morte di mio padre e il trasferimento in Texas, tutto cambiò in meglio, grazie a te. Sai, sono riuscito a percepire che avevi bisogno di me. Così, istintivamente, ho aperto la valigetta e mi sono ritrovato qui, in mezzo a quella maledetta gente.-

~ApOcAlYpSe~ (TUA)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora