~|Nuovo inizio|~ (pt 1)

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Long time ago......

Il vento trascinava con sé foglie e rami.

Tutto si faceva sempre più cupo e buio.

Niente era più come prima, e questo lo avevano capito tutti.

Le piante non erano più sane e fiorenti.
Gli alberi a malapena si tenevano dritti.
L'aria era sempre più secca e acida.
Gli animali non cantavano più, ma grugnivano e si lamentavano.

Tutto stava morendo, soffrendo, lentamente.

Loro lo sapevano, e dovevano rimediare.
Seppur disperatamente, dovevano salvarsi.
E dovevano fare di tutto; qualunque cosa.....

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Erano passati solo poco minuti da quando i membri della Umbrella Academy si erano ritrovati nella loro dimora dopo essere stati chi anni, chi mesi, e chi giorni nel passato.
Eppure, sembrava essersene andata una parte della loro esistenza. Per alcuni era una storia troppo lunga, mentre per altri stava succedendo tutto troppo in fretta.

-Ben.....- La dolce ragazza dalla candida pelle biancastra si avvicinò lentamente al ragazzo raffigurato nel dipinto.

Egli, tuttavia, continuava a fissare confuso ognuno di loro, chiedendosi ancora chi potessero essere quelle strambe persone di fronte a lui.

-Chi diavolo sei ragazzina?- Quello che un tempo conoscevano come Ben, si avvicinò minacciosamente a Vanya.

-Ehi, ehi, vacci piano!- Diego si mise in mezzo, seguito da Cinque e Luther.

-Chi diavolo è Ben?- Aggiunse il corvino arrabbiato. -Papà, potresti spiegarmi?-

-Certo, numero uno.- Disse il padre senza degnarlo di uno sguardo. -Suppongo che sappiate dove sia la cucina.-

Numero uno?

Tutti e sei i fratelli spalancarono gli occhi.
Cosa diamine stava succedendo, si chiedevano.

Quando arrivarono in cucina, si resero conto che non erano seguito solo dal "numero uno" e dal padre, ma anche dagli altri cinque ragazzi. Erano davvero strani e diversi gli uni dagli altri.

Decisero di non fare ancora domande, e si accomodarono a tavola.

-Come mi avevate detto anni fa, ho adottato sette bambini, che però non siete voi.- Esordì Reginald.

-Non ci hai adottato?- Chiese Luther guardando il padre negli occhi.

Tutti gli allenamenti e i momenti vissuti con il padre e i fratelli non erano esistiti. La sua infanzia non esisteva. Nulla sembrava avere più senso.

-No, ma c'è una ragione per questo!- Esclamò Reginald. -Una ragione che per ora dovremmo tralasciare.-

-Non possiamo tralasciare un bel niente!- Urlò Cinque. -Questo è il nostro tempo! Dovremmo pur essere da qualche parte!-

-Siete qui, proprio dove dovete essere.- L'uomo continuava ad avere un tono forte e determinato, tanto da non far proferire parola a nessuno dei dodici ragazzi seduti sul tavolo.

-No, no! Ci sarà un modo per tornare alla normalità!- Sbottò Allison, prendendosi la testa tra le mani. -Continuo a perdere tutte le persone che amo! Prima mia figlia, poi mio marito! Non ce la faccio a continuare così.-

Luther, seduto accanto a lei, le prese la mano, cercando di confortarla.

-Per individui come voi non esiste la normalità.- Disse fermamente il vecchio. -La vostra nascita ha uno scopo ben preciso. Avere dei poteri ha dei lati positivi, ma porta comunque a delle conseguenze.-

~ApOcAlYpSe~ (TUA)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora