Capitolo 24

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"Jane, guardami"

Mi volto di nuovo verso James, che mi penetra l'anima con i suoi occhi.

"Ti amo"

Si fionda sulle mie labbra alla velocità della luce, nemmeno mi accorgo del suo tocco che sento uno sparo alle sue spalle.
Rimango immobile mentre scivola a terra, mi sfioro il viso con due dita, accorgendomi che del sangue mi è schizzato sulla guancia sinistra.

"Stai bene? Tutto ok?"

Hailey si piazza davanti a me, io apro la bocca per risponderle ma non esce alcun suono. Anche Burgess mi raggiunge, la mia attenzione però è da tutt'altra parte.

"Antonio! Antonio basta! Lascialo stare! Finiscila!"

I ragazzi stanno cercando di fermare Antonio, che, preso dalla rabbia, sta massacrando di pugni James. Alla fine riescono a prenderlo di forza e ad allontanarlo, mi focalizzo sull'uomo a terra. Il detective gli ha rotto il naso e il labbro, da cui escono rivoli di sangue, oltre alla ferita alla spalla destra. Sputacchia del sangue a terra e guarda in cagnesco Antonio.

"Te ne pentirai amico mio" gli dice.

"Si certo, zitto e alzati. Mani contro il muro forza!" gli ordina Jay, mettendogli poi le manette.

"Sono ferito, dovete portarmi in ospedale!" esclama in risposta James, con una smorfia di dolore dipinta sul viso.

Quando però lo stanno per portare via, lui si volta verso di me

"Amore, ti prego, lo hai visto anche tu! Sono senza armi, mi ha aggredito senza un motivo! Devono portarmi in ospedale!" mi dice con tono supplichevole.

"Non chiamarmi più così" dico con tono freddo, anche se la storia della Fenice è ancora impressa nella mia mente.

"No! No Angel ti prego! Sei il tassello mancante! Con te avremo tutta Chicago ai nostri piedi! Jane!" si dimena ma il Sergente e Jay lo caricano in auto, portandolo via.

Tolgo la vista da quella scena pietosa e appena l'auto si allontana Dawson mi viene incontro. Senza dire neanche una parola mi abbraccia, e io ricambio ancora sconvolta.

"Andiamo in centrale" Burgess mi appoggia una mano sulla schiena, io annuisco e la seguo.

Arrivo al distretto con la testa fra le nuvole. È come se tutto quello che è successo fosse solo un illusione e non la realtà.
Entriamo in centrale e Trudi mi porta subito un caffè, la ringrazio silenziosamente e mi accompagna in un ufficio vicino all'entrata. Cerca di parlarmi, ma non riesco a risponderle. Ho un masso di cemento che mi preme sulle corde vocali, bloccandomi la voce.

"Hai bisogno di qualcosa?" mi domanda cauta.

Annuisco con la testa e lei mi guarda aspettando una risposta.

"Casey" dico a bassa voce.

"Lo chiamo subito"

Esce dalla stanza lasciando la porta aperta e io mi fermo a fissare il liquido scuro nel mio bicchiere di carta.








Il Sergente Platt recupera subito il numero del Capitano Casey, e lo chiama immediatamente al cellulare.

"Pronto?" risponde l'uomo, non riconoscendo il numero del distretto.

"Casey, sono Trudi"

"Sergente Platt, salve! Che succede?"

"Devi venire qua, Jane ha chiesto di te"

"Jane? Sta bene?" chiede subito con del panico nella voce.

L'uomo rivolge uno sguardo preoccupato ai suoi compagni. Severide si drizza sulla sedia a sentire il nome della ragazza e Boden appoggia la sua birra sopra il mini frigo.

𝐆𝐢𝐫𝐥 𝐀𝐧𝐝 𝐅𝐢𝐫𝐞 // 𝕆𝕟𝕖ℂ𝕙𝕚𝕔𝕒𝕘𝕠 //Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora