Capitolo 4

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"Jane"

"Kara?"

"Ciao Jane" mi sorride la ragazza.

"Sto sognando?" le chiedo.

"Si... si è un sogno"

"Mi manchi Kara" le dico all'improvviso, con le lacrime agli occhi.

"Sarò con te, fino alla fine" mi consola, senza successo.

Mi sveglio di soprassalto, con la testa che gira e l'allarme della sveglia nelle orecchie.
Spengo quell'aggeggio infernale e mi ributto a guardare il soffitto. Mica male, potrei rimanere qui tutto il giorno. Purtroppo per me però, devo lavorare per cui mi alzo e mi preparo per andare in caserma, spero solo che sia una giornata tranquilla.
La cosa che mi turba ora è quel sogno, sembrava così reale. Kara era mia sorella, morta in un incendio insieme a mia madre. Mio padre invece era vigile del fuoco, morto quando io e mia sorella eravamo piccole. Non si supera mai davvero un lutto del genere, però si cerca di andare avanti. Ma quando faccio sogni come questo, è come se fossi tornata indietro a quella notte, il ché non è affatto positivo per il mio umore.
Dopo mezz'ora salgo in auto e raggiungo la caserma, dove saluto tutti con indifferenza.

"Come stai?" mi chiede Matt mentre si prende del caffè.

"Bene" gli rispondo con tono freddo.

"Sicura? Ieri non ti ho sentita e venerdì ti ho dovuta portare a casa..."

"Aspetta, sei stato tu a riportarmi a casa?!" spalanco gli occhi dallo stupore "pensavo fosse stato Jason, ti avrei chiamato se lo avessi saputo" continuo nel panico, cercando di giustificarmi.

"Calmati, l'importante è che ti sia ripresa" ride.

"Ero messa così male?" sorrido imbarazzata.

"Abbastanza!" urla Mouch dal divano.

In contemporanea si alza Otis dal tavolo e insieme a Joe mi viene incontro.

"Eri messa malissimo, guarda!" mi mostra delle foto sul suo telefono.

Ci sono io in tutte: sopra il bancone mentre ballo, sdraiata sotto la spina dove bevo birra a fiumi, una foto dove la gonna è diventata una sciarpa e perfino un selfie con i ragazzi che mi tengono sdraiata sulle loro braccia.

"Ho fatto festa a quanto pare" affermo sconvolta "grazie comunque Matt, se non ci fossi stato tu non sarei ancora tutta intera"

Chiamarlo Matt mi fa uno strano effetto, è come se lo conoscessi da sempre e non appena da tre giorni.

Camion 81, Squadra 3, Ambulanza 61 uomo intrappolato in Thewnee Street.

Raggiunto il posto la visione è inquietante. Un uomo è intrappolato sotto a delle assi di legno, cadute dai bancali accanto a lui. Il suo sangue è ovunque, le assi che dovrebbero essere di un legno chiaro ora sono rosso scuro.

"Sta morendo dissanguato" interviene Foster.

"Va bene, tiriamolo fuori" afferma Severide, prima di dare ordini alla squadra.

Il magazzino dove ci troviamo è pieno di bancali di legno, uno sopra l'altro, doveva succedere prima o poi che qualcuno si facesse male.
Nel mentre la squadra tira fuori l'uomo, noto una pila dietro Severide che è pericolante.

"Tenente, forse è meglio che vi sbrighiate, sta per crollare un'altra pila" grido a Kelly.

Lui si guarda dietro per un attimo e conferma la situazione, intimando gli altri a sbrigarsi. Mouch e Otis intervengono per aiutare Matt e la squadra, ma a un certo punto i bancali dietro Kelly provocano un rumore che non mi convince affatto.
Tutto succede in due secondi, non so cosa mi passa per la testa, spingo via Severide e le assi mi crollano addosso.
Prendo una gran botta in testa, comincio a vedere tutto offuscato e le voci mi arrivano ottuse.

𝐆𝐢𝐫𝐥 𝐀𝐧𝐝 𝐅𝐢𝐫𝐞 // 𝕆𝕟𝕖ℂ𝕙𝕚𝕔𝕒𝕘𝕠 //Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora