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Scrutavo le vite dei mortali da un luogo indefinito, in cui nessuno mi poteva vedere. Fui creato prima dell'inizio dei tempi, eterno e con il dono della preveggenza. Passato, presente e futuro dell'umanità non avevano segreti per me, ma l'estrema molteplicità dei fattori in gioco rendeva difficile avere tutto sotto controllo. Non ero tranquillo, percepivo l'estrema precarietà della realtà su cui vegliavo: nulla era cristallizzato, tutto era tenuto insieme da un instabile equilibrio, che poteva cambiare per un nonnulla. Nonostante tutto sembrasse avvenire così come era stato predeterminato, innumerevoli erano le variabili che potenzialmente avrebbero potuto influire sul corso degli eventi, deviandolo verso direzioni inattese.
Avevo appena ascoltato Roberto, in preda alla disperazione, pronunciare un'insolita preghiera, per cui decisi di osservare attentamente le sue successive azioni, per valutarne l'effetto.
Il parroco accese la luce nella sacrestia. Silenzio, freddo e odore di polvere.
Si soffermò a guardare il suo riflesso in una specchiera barocca, lesionata in più punti dalle inesorabili conseguenze dello scorrere del tempo. Aveva ancora un fisico invidiabile, slanciato, robusto e asciutto, ma i suoi occhi azzurri erano spenti e contornati da occhiaie profonde. I lineamenti gentili non conoscevano più il sorriso e le rughe erano in parte nascoste da una barbetta ispida e incolta.
Sperava di vedere il ragazzino spensierato di una volta e stentava a riconoscersi nell'uomo del riflesso. Passò oltre. Un'altra notte insonne lo attendeva, a causa delle troppe preoccupazioni che gli ronzavano nella mente.
Su una mensola traballante era in bella mostra in una cornice barocca d'argento, come se fosse l'immagine di un santo, una foto in bianco e nero di un ragazzo abbronzato, con i capelli scompigliati e gli occhi nero pece, che sorrideva. Si diresse verso il ritratto scolorito, l'afferrò e con rabbia lo gettò per terra, poi come pentito per quello che aveva appena fatto, lo raccolse scostando con cura i cocci taglienti di vetro.
Osservò sul retro consunto della foto una frase scritta in bella calligrafia. Senza occhiali vedeva soltanto una scia sbiadita, ciò nonostante, con lo stesso tono che utilizzava nei suoi lunghi sermoni, ne declamò il contenuto: «Ti dono questa foto come pegno della mia infinita gratitudine, per avermi salvato la vita. Napoli, 23 novembre 1980; firmato Antonio Barracane».
Tanti anni erano passati, eppure la scena di lui e Antonio che si abbracciavano era ancora vivida nella sua mente, come anche quel profumo di erba umida su cui erano sdraiati, sporchi di fango ma felici di essere scampati alla morte.
Roberto aveva scavato con le unghie e la forza della disperazione tra i calcinacci, per tirare fuori l'amico con cui, fino a un attimo prima, rideva e scherzava. Era stato Dio a guidare le sue mani, raccontava spesso, con convinzione.
Come avesse fatto lui, invece, a uscire fuori dalla massa enorme di detriti che gli erano crollati addosso, non lo rammentava. Aveva soltanto un vago ricordo di una luce, così luminosa da accecarlo. Sta di fatto che rimase completamente illeso, senza nemmeno il più piccolo graffio o livido.
Dopo quel giorno, nonostante i loro destini si erano apparentemente divisi, restando però intrecciati in maniera estremamente aggrovigliata, i due amici erano ancora più uniti. La minaccia estremamente seria e per nulla negoziabile, fatta da Antonio, aveva però cambiato tutto, aveva il sapore acre della fine di un legame profondo.
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Sorprendente
Mystery / ThrillerIl romanzo narra di due amici, con caratteri e vite antitetiche, che si muovono in un mondo in bilico tra l'apocalisse e la salvezza, in cui gli angeli, annoiati dall'eternità, giocano con le vite dei mortali, contendendosi il ruolo di arbitri delle...