ATTENZIONE: Questa è solo una bozza embrionale, da cui si può solo intuire il successo editoriale di "PREDESTINATI PER SCELTA"
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«Io, Antonio Barracane, morirò, ma non implorerò mai pietà!» Questa è l'ultima frase che ricordo di aver pronunciato.
Credo di essere in un sogno. Appena un attimo prima ero legato inerme e abbandonato, ora invece levito libero tra nubi di un bianco intenso e accecante, mentre in lontananza cori di angeli mi allietano con le loro voci celestiali. Intonano tradizionali canti Natalizi, riportandomi con la memoria all'infanzia, a quando ero ancora in pace con Dio.
Non mi sono sottomesso, non lo avrei fatto neanche per aver salva la vita, questo è certo! Mi sorge dunque un dubbio tremendo e al contempo meraviglioso: questo potrebbe essere il Paradiso. La sensazione è quella di essere a una festa senza aver ricevuto l'invito, perché, con la vita che ho condotto, non dovrebbe essere così piacevole l'aldilà. Dove sono le fiamme dell'Inferno, che mi erano state preannunciate da Roberto?
Le nubi si dissolvono fino a sparire. L'oscurità copre ogni cosa e mi soffoca. Non c'è scampo, mi sento disperatamente affamato di luce, risucchiato nel buio e completamente annichilito.
A tratti sento qualcosa intorno ai polsi. La sensazione diventa un dolore atroce, ma è di estrema consolazione rispetto al vuoto assordante in cui ero piombato. Poi riesco a percepire lo scorrere del sangue nel mio corpo e il ritmo regolare del mio cuore. Assaporo infine l'aria fluire fresca nei polmoni: sono vivo! Quanto sia sublime il semplice "esistere", non lo riesco a esprimere e lo si può comprendere soltanto sperimentando l'oscurità opprimente del nulla.
Percepisco nelle ossa l'umidità e su una guancia una lacrima scorrere lentamente giù. Spalanco gli occhi sconcertato e pian piano mi rendo conto di trovarmi in una cripta dal soffitto basso e opprimente, steso su gelide lapidi di marmo, con polsi e caviglie legate tra loro con un lungo e massiccio rosario in metallo e pietre dure. Sento però ancora le canzoni di Natale. Non capisco più cosa sia reale e cosa non lo sia.
Dinnanzi a me un bosco fatato, formato da innumerevoli colonne di marmo, animate da una luce fioca e tremolante. L'unica fonte d'illuminazione è una candela posta sotto un antico affresco di un Cristo morente, che dall'alto della sua croce guarda compiaciuto nella mia direzione.
Ho seminato troppo odio e male per potermi permettere di rivolgermi a lui per un aiuto. Provo a liberarmi dalle corde, ma più mi agito e più il dolore ai polsi diventa lancinante. Non posso fuggire e non mi resta che cedere allo sconforto. Una preghiera forse... No, nessuno mi può salvare!
I canti finiscono e il silenzio diventa più insopportabile del freddo. Il Cristo sulla parete mi sembra ormai agonizzante, ma continua a fissarmi. Complice il consumarsi della candela e la luce che è diventata più tenue, pare però aver cambiato espressione e sorridermi benevolo. Forse anche un peccatore come me può essere perdonato. Frastornato scivolo nel delirio. Sono il ladrone crocifisso con Gesù e attendo fiducioso di ascoltare, da un momento all'altro, una frase di speranza. Moriremo insieme e mi porterai con te di nuovo in Paradiso, tra nuvole candide e angeli che non fanno altro che cantare inni Natalizi.
Mi rendo conto che le lacrime scorrono ormai copiose sulle mie guance e che le mie labbra stanno scandendo il Padre Nostro. Proprio quando la disperazione raggiunge il culmine, dal buio compare il mio angelo custode. Non è un'allucinazione, è il mio amico Roberto, non può che essere lui a salvarmi, ancora una volta. Con tutti i paramenti in bella mostra sembra pronto per partire in processione come un santo.
«Liberami», dico con voce rauca, ma vedo che non si avvicina e inizia a farfugliare qualcosa. «Che diavolo fai? Vieni qui» gli strillo a squarciagola e lui aumenta soltanto il tono della sua cantilena. Non comprendo le sue parole, sembrano di una lingua arcaica.
Fa qualche passo nella mia direzione e rivolge verso il mio viso un grosso crocifisso di metallo, quasi con rabbia, come se fosse un fucile a canne mozze. «Diavolo di un prete. Liberami! Liberami!»
«È quello che farò», risponde finalmente il parroco, ma, contrariamente a quanto mi attendevo, rimane immobile.
Mi sento fragile e impotente, una strana sensazione, più paralizzante del terrore, si impadronisce con prepotenza della mia mente, annebiandola. Percepisco appena una voce, che ripete all'infinito formule incomprensibili, con tono solenne e, allo stesso modo, minaccioso.
Un rumore acuto e metallico mi fa sussultare. Mi scuoto dal torpore in cui ero caduto. Il crocifisso è sul pavimento. Brilla nell'oscurità al riverbero lontano della candela, diventata fioca.
Roberto, con un calcio, lo lancia via, facendolo sbattere contro la solida pietra delle pareti. Il rumore rimbomba tutt'intorno.
Il mio aguzzino mi fissa con le pupille dilatate e le guance rosse di furore. Noto le vene gonfie palpitare sul suo collo. Affanna mentre cerca qualcosa nelle sue tasche, forse una pistola.
Il panico mi assale. «Scioglimi subito. Fottutissimo prete. Maledetto psicopatico» gli urlo, senza ottenere alcuna reazione. Poi il panico lascia il posto alla rassegnazione. «Concedimi almeno una morte veloce.»
Roberto si avvicina e mi mostra una boccetta di cristallo. Poi inizia ad agitarla, schizzandomi addosso un liquido freddo.
«È acqua benedetta. Dovrebbe bruciare sulla tua pelle, come le fiamme dell'Inferno. Sei il male supremo. La scintilla che darà inizio all'apocalisse» mi dice, affannando ancora di più.
Mi dimeno più che posso, sento di impazzire.
«Se c'è un modo per tirare fuori dal tuo corpo il demone... In nome della nostra amicizia... Ti voglio liberare, anche se vorrà dire ucciderti» aggiunge, vacillando.
Tento di afferrare il suo abito con i denti. Per un attimo ci riesco. Stringo la mandibola con tutte le mie energie superstiti. Lui, afferrandomi per i capelli, mi scosta via con una forza disumana. Mi sanguinano le gengive. Sento il sapore inconfondibile del sangue sulla mia lingua. Avrei voluto che fosse quello di Roberto.
La boccetta, ormai vuota, si schianta in pezzi per terra. Le sue mani raggiungono il mio collo e lo stringono in una morsa mortale. Vengo sollevato di peso in aria. Un dolore lancinante: è come se la testa si stesse per staccare, lacerando tutte le fibre muscolari che la sostengono.
Mi lascia cadere sul pavimento. Respiro a fatica e tossisco in maniera ininterrotta, ma lo fisso, come per sfidarlo.
Si avvicina. Il suo volto è madido di sudore, teso e stravolto. Si inginocchia a pochi centimetri da me. Il suo corpo è percorso da un tremito innaturale. Rivolge lo sguardo allucinato verso l'alto, nel vuoto, poi di nuovo verso di me, prima di strillare come un indemoniato. «Via. Vattene. Esci da questo corpo. Lo ordino nel nome...» Si interrompe bruscamente, in preda a conati di vomito. Poi, stramazza a terra, lasciandomi nel silenzio più completo.
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DECIDETE VOI CHI È IL "CATTIVO"
RICAPITOLIAMO: Roberto è il parroco e Antonio è un poco di buono (qui racconta lui in prima persona).
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Sorprendente
Mystery / ThrillerIl romanzo narra di due amici, con caratteri e vite antitetiche, che si muovono in un mondo in bilico tra l'apocalisse e la salvezza, in cui gli angeli, annoiati dall'eternità, giocano con le vite dei mortali, contendendosi il ruolo di arbitri delle...