Parte 27

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Il cuore mi batte all'impazzata. Quel rumore, proprio quel maledetto rumore metallico.

Mi giro freneticamente a destra e sinistra. Mi sento come un animale in trappola.

«Susy, che succede?» chiede preoccupato Roberto.

Lo ignoro e mi concentro sulle suore, che sono sedute dietro di me. Ne manca una.

La vedo, è piegata in ginocchio sul corridoio tra le poltrone e guarda verso il basso con gli occhi colmi di lacrime.

Non riesco a capire se sta pregando o imprecando. Poi solleva da terra una statua dorata di un santo, con l'aureola ammaccata. Roberto scatta in piedi e accorre ad aiutarla, gridando: «San Gennaro! San Gennaro, perdonala. Che brutta caduta ti hanno fatto fare». La suora ringrazia balbettando e torna a sedersi al suo posto, tenendo in braccio il busto di San Gennaro, come se fosse un neonato.

Faccio un sospiro di sollievo, rendendomi conto dell'origine del rumore che mi aveva allarmato e mi chiedo se tutte queste cose che mi stanno accadendo sono dovute alla mia paura di volare o, in qualche modo, all'avventura iniziata con Roberto. Potrebbero essere degli avvertimenti per farmi rinunciare. Dei segni ultraterreni che non promettono nulla di buono.

«La mia parrocchia è un santuario di San Gennaro», mi spiega Roberto, con voce concitata, appena tento di parlargli per chiedergli consigli. «Sorge dove è stato decapitato il Patrono di Napoli, non te lo avevo raccontato ancora? Comunque, se il santo è su questo aereo, non può essere un caso. Capisci, è un segno di Dio!»

«E cosa significherebbe?» chiedo, poco convinta.

«Siamo sulla strada giusta, non c'è dubbio. Nostro Signore ci incoraggia a continuare, attraverso San Gennaro.»

Vorrei rispondergli che, se pur fosse vero che Dio ci ha mandato dei segni, non erano certo di buon auspicio, ma taccio guardando perplessa il suo entusiasmo. Continuo a ripetermi che è semplice suggestione, pur pensando che non lo è. In una maniera o nell'altra tornerò a terra, devo essere ottimista, altro non posso fare. Certo non pregherò!

Decido di non confidarmi con Roberto e lasciare che affronti con ottimismo il prosieguo del viaggio. Fingo di addormentarmi e attendendo in silenzio fino all'atterraggio di questo maledetto volo, poi esulto come una bambina e mi precipito fuori sgomitando tra la folla dei passeggeri. Il parroco, scendendo dalla scaletta, mi guarda con sufficienza. Gli faccio l'occhiolino e lo attendo sulla pista, mostrando il mio sorriso migliore. Non si può descrivere che energia trasmette lo scampare alla morte. Tutto mi appare più facile, perfino salvare l'umanità.

All'aeroporto noleggiamo frettolosamente un'auto e partiamo in direzione della Cattedrale di Notre-Dame de Paris, il nostro primo obiettivo. Durante il percorso Roberto mi parla della sua vita monotona e di quanto sia stata rivoluzionata dagli ultimi avvenimenti, poi mi confessa di sentirsi sprecato nel ruolo di prete, in quanto destinato a qualcosa di più importante. Non lo contraddico e lo lascio sfogare, così mi rivela di non avere il coraggio di portare a termine la missione che gli è stata affidata. Delusa di non poter contare fino in fondo su di lui, tento di incoraggiarlo a non arrendersi così presto e a cacciare fuori gli attributi. Lui ritorna su quello che resta la principale contraddizione, che non riesce a digerire: per fare il bene, avrebbe dovuto ascoltare Lucifero.

«Tu ti basi su stupidi preconcetti che ti sono stati indottrinati negli anni» ribatto stufa. «Apri la mente e ragiona. La Chiesa racconta la sua verità costruita ad arte per invogliare i fedeli a credere. Più studi la storia della nostra religione e più te ne rendi conto. I Papi anelavano soltanto di consolidare il loro potere e per farlo, nei secoli, hanno accumulato menzogne su menzogne. Ci hanno mentito anche sulla figura di Lucifero.»

«Ma come fai a dire queste cose. Lucifero è l'incarnazione del male» obietta contrariato e scandalizzato.

«Io sono prima di tutto una studiosa e, in quanto tale, devo affrontare questi temi depurandomi dai luoghi comuni e ponendo i giusti interrogativi. Ti sei mai chiesto perché Dio, che rappresenta il bene, ha creato il male? Perché l'Onnipotente, che conosce la fine già dal principio, ha dato vita a Lucifero, sapendo che si sarebbe rivoltato contro di lui?» Mentre Roberto perplesso si gratta il mento, continuo cosciente che lui non è in grado di darmi una risposta soddisfacente. «Perché non fu l'ultimo degli angeli ma il più virtuoso e vicino a Dio a diventare maltaggio?»

«Non c'è una logica, è solo questione di fede» finalmente ribatte, anche se poco convinto.

«Appunto. Basta dire che è un dogma e non c'è più discussione. Invece, con un poco di ragionamento logico si può capire tutto, devi solo evitare di dare per scontato ciò che ti è stato inculcato dalla Chiesa. Io sono tra le sostenitrici più convinte di una teoria che pochi conoscono perché fortemente osteggiata. Ascoltami con attenzione. Lucifero è stato creato come il migliore degli angeli e tale rimane, perché questa è stata la volontà onnipotente di Dio. Poi ha plasmato l'essere umano: un essere imperfetto e capace di peccare. Con l'amore di un padre che desidera la nostra salvezza, ci ha lasciato vivere liberi di esprimere la nostra natura e ha chiesto a Lucifero di sacrificarsi, assumendo su di sé tutte le nostre colpe. Dio ha semplicemente un senso di protezione nei confronti del suo figlio più debole, anche se non lo merita. Lucifero invece è stato immolato per noi, ma lui non si è ribellato e ha accettato tutto questo, soltanto perché, al contrario di come si ritiene, è il più buono degli angeli!»

Roberto, con un'espressione contrariata, si fa il segno della croce.




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Come prosegue la storia dipende da te!

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