Capitolo 13

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Entriamo e subito noto il guardaroba, ne approfittiamo per lasciare la borsa e la giacca. Appena la tolgo sento freddo, il vestito è proprio corto e ci sono solo due spalline che lo tengono su, per il resto il mio corpo è scoperto e l'aria di Praga mi sta facendo venire i brividi.

Emma ed io entriamo e il calore della sala mi fa distendere i muscoli, la musica è ad un volume alto e mi stordisce. Le luci colorate sono ovunque e l'odore di sudore si mischia all'odore di alcol. Le persone ballano e sembrano felici penso che avevo proprio bisogno di questo, ho pianto tanto in questi ultimi giorni.

Ci facciamo spazio tra la folla e raggiunto il centro della pista iniziamo a ballare. Mi sento rilassata e mi muovo a ritmo, sento la musica fino nel profondo. Cerco di non pensare a nulla, mi faccio trasportare dal ritmo della notte di Praga.

Alessio si avvicina a me ballando, ha un'aria strana, si mette a ballare vicino a me e si avvicina al mio orecchio.

«Sei stupenda. Sei sempre sicura che siamo solo amici?» mi sussurra, io non rispondo e continuo a ballare distanziandomi da lui. Non so cosa rispondergli e continuo a ballare sperando che capisca, ma lui si avvicina di più, sempre di più, mi abbraccia e le sue labbra iniziano ad avvicinarsi alle mia. Vuole baciarmi, io lo allontano bruscamente spingendolo. Lui mi guarda e tenta di avvicinarsi nuovamente con più vigore. Mentre sto per urlare "No", vedo qualcuno dargli una spinta. Alessio rimane in piedi, ma con sforzo, io mi giro e vedo David, ha gli occhi furiosi ed è rosso in faccia, mentre tiene i pugni serrati.

Io guardo entrambi e mi allontano. Non ne voglio sapere nulla, sono stanca di stare male, vedere loro fare a botte è l'ultimo dei miei pensieri. Facciano loro. Mi muovo tra la folla e noto che in fondo alla discoteca c'è una terrazza, mi avvicino e apro la porta, appena fuori mi trovo colpita dall'aria fredda. Meglio il freddo che loro due.

«Mi dici cosa cazzo volevi fare?» mi urla David raggiungendomi.

«Cosa? Io? Sei tu che gli ha dato una spinta?» gli urlo contro tutta la rabbia che ho dentro.
Perché mi ha seguita?
Perché mi tormenta così?

«Ti voleva baciare e tu non volevi.» mi si avvicina e mi urla davanti alla faccia.

Non lo tollero più.

«Ma come ti permetti? Io faccio quello che voglio, non hai nessun diritto su di me dopo tutto quello che mi hai fatto. Ti odio David! Io ti odio!» urlo con tutto il fiato che ho.

«Tu sei esagerata in tutto quello che fai, ma ti vedi come sei vestita? Sei pazza?» mi dice fermo davanti a me.

«Non te ne deve fregare nulla di come mi vesto. Nulla!» continuo ad urlare. Non riesco a farne a meno.

«Falla finita di urlare Lea, falla finita!» mi urla in faccia.

«Mi dici una buona volta, cosa vuoi da me? David, cosa cazzo vuoi da me? Perché non mi lasci in pace? Perché?» grido tutto ciò a pochi centimetri dalla sua bocca.

«Perché ti amo!» mi grida sulle labbra.

Cosa? Che cosa ha detto? Mi sbaglio. Non è possibile. È un suo giochetto. Mi allontano da lui e mi siedo su un sedia rimanendo in silenzio, devo calmarmi.

«Hai sentito cosa ti ho detto?» mi parla mentre è in piedi davanti a me e mi fissa. Io non voglio rispondere. Non posso farlo, se lo facessi mi metterei a piangere.

Si avvicina e mi si siede vicino rimanendo in silenzio. Io guardo le luci di Praga, cerco di concentrarmi per non piangere. Non voglio piangere davanti a lui. Sento il suo profumo vicino e faccio uno sforzo enorme per mantenere quel minimo di controllo che mi è rimasto.

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