Capitolo 28

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«Ti avevo appena sentito al telefono, avevamo stabilito di vederci la sera, quindi sono andato a farmi una doccia, una volta finito mi sono messo sul divano a fare una partita a Fifa alla PS4, aspettando che la cena fosse pronta. Mia madre era in cucina e l'odore dell'arrosto mi arrivava stuzzicando il mio stomaco.

Mentre ero impegnato a cercare di fare goal, il telefono ha squillato e mia madre è andata a rispondere, non facevo caso a quello che stava dicendo, fino a quando ha pronunciato il tuo nome. Mi sono alzato e l'ho raggiunta, mentre parlava al telefono era bianca in volto e mi guardava con aria preoccupata.

«David è qua, aspetta che lo chiedo direttamente a lui.» poi si è rivolta a me «Tesoro, sai per caso dov'è Lea? Non è tornata a casa e non risponde al telefono» le parole di mia madre sono state un macigno.

«Cosa cazzo stai dicendo, mi ha telefonato alcuni minuti fa» ho preso il mio cellulare e ho provato a chiamarti. "L'utente da lei chiamato potrebbe essere spento o non raggiungibile" il messaggio automatico mi ha fatto smettere di battere il cuore, sono diventato pazzo. Ho preso la moto è sono uscito a cercarti. Ho chiamato Diego e anche lui ed Emma si sono uniti alla ricerca.

Non ho capito più niente, ho guidato osservando ogni cosa che mi è passata davanti, sperando di vederti. Pensa che ho anche sperato di vederti con un altro. Ero talmente spaventato che mi sarebbe andata bene anche così, ti volevo vedere, ne avevo il bisogno.

Sono andato subito alla biblioteca, ma era chiusa, allora ho fatto il giro dell'isolato ma di te nessuna traccia.

Ero stravolto, il cuore mi batteva all'impazzata, mi sembrava d'impazzire. L'unica cosa che mi è venuta in mente è stata chiamare mio padre e gli ho chiesto aiuto. Lui ha fatto partire all'istante le ricerche.

Preso dalla disperazione sono andato a casa tua, mi sono presentato davanti ai tuoi in lacrime.

Loro stavano peggio di me, tua madre piangeva senza sosta e tuo padre  appena mi ha visto mi ha abbracciato. Sono rimasto con loro, stare lì mi faceva sentire più vicino a te.

Sono venuto qua, in camera tua, avevo bisogno di sentire il tuo odore. Mi sono disteso sul tuo letto e ho affondato al testa sul tuo cuscino. Per una frazione di secondo sono stato bene, sentivo il tuo odore così vicino che il dolore per un attimo è sparito, ma appena sono tornato alla realtà mi sono alzato. Alle pareti ho visto le nostre foto, i nostri baci mi guardavano senza vergogna e mi hanno fatto crollare.

Ho chiamato subito mio padre, avevo bisogno di sapere che ti aveva trovato. Doveva averti trovata.

«No David, di Lea non c'è nessuna traccia. Continuiamo comunque a cercarla. Non mi fermo te lo prometto»  quelle parole mi hanno fatto sentire la speranza, se me lo ha detto lui devo crederci, mi sono detto.

Era ormai notte fonda e nessuno di noi dormiva, allora ho chiamato mio padre e lo abbiamo raggiunto. Avevano già ispezionato il parcheggio della scuola e della biblioteca, gli agenti erano già stati anche alla fermata del bus, senza trovare niente.

Quando siamo arrivati noi ci siamo messi a cercare ancora, ho visionato ogni angolo in cerca di qualsiasi cosa che potesse farmi capire cosa ti fosse successo. Nel rovistare in terra, dietro la pensilina, dove c'è un piccolo fosso  sono caduto all'indietro, cercando di rialzarmi ho sentito qualcosa tra l'erba. Mi sono fatto dare un fazzoletto da tua madre e l'ho raccolto: era il tuo cellulare.

Ho chiamato subito mio padre, i suoi uomini l'hanno imbustato  e portato al laboratorio. Era  rotto, non si accendeva più.

In quel momento ho amato alla follia la Apple. Mi sono ricordato che al polso avevi l'Iwatch e se avessimo riparato il cellulare avremmo potuto rintracciare la tua posizione. Ho pregato che lui non te lo avesse trovato» 

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