Capitolo 29

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Eccomi! Sono seduta al banco e ho davanti la prima prova. Le buste sono appena state aperte e io ho tremato, non perché non mi senta preparata, ma sono in tensione. Scorro le parole e la morsa allo stomaco si scioglie piano piano:

Una poesia di Ungaretti: Fiumi.

La traccia chiede di parlare della biografia dell'autore, poi la parafrasi e la comprensione del testo. Mi sento a mio agio, inizio a descrivere la vita di Giuseppe Ungaretti, che per oggi è il mio migliore amico. Dopo aver raccontato la sua vita, passo a descrivere la poesia.

Bagno la mia penna nei suoi fiumi, nella sua vita. Passo dall'Isonzo al Serchio, passando per il Nilo e concludo con la Senna, una memoria passata che ritorna e un viaggio al quale metto un punto a mezzogiorno.

Rileggo tutto per l'ultima volta, mi alzo e con passo spedito consegno il tema alla professoressa che è alla cattedra. Lei mi sorride, io ricambio la cortesia e corro fuori.

Arrivata nel cortile della scuola, vedo che già ci sono dei ragazzi della classe di David, Alessio non è presente, è stato arrestato per sequestro di persona, spero di non rivederlo mai più anche se il padre di David mi ha detto che ci sarà un processo e io dovrò testimoniare.

Mi avvicino al gruppo di ragazzi e chiedo di David, in quel momento mi sento chiamare. Mi giro ed è lui. Gli corro subito incontro.

«Com'e andata?» gli chiedo agitata.

«Bene direi. Ho fatto l'analisi della poesia di Ungaretti. Penso di averlo fatto bene... l'ho ripassata con una bellissima ragazza proprio l'altro giorno. E Tu?» mi dice guardandomi con i suoi occhi ammalianti.

«Lo stesso» gli rispondo prima di baciarlo.

I giorni successivi passano velocemente, le seconda e la terza prova volano via senza troppi sforzi. Ho la convinzione di averle fatte bene, e anche David ne è convinto.

Manca solo l'orale e oggi è il gran giorno. Sono seduta nel corridoio e sto aspettando che mi chiamino, continuo a rileggere la tesina, la conosco a memoria ormai, ho ripassato tutto fino alla nausea e mi sento pronta. La paura è accucciata sulla mia spalla, entra con me nell'aula e si siede con me, davanti alla commissione.

Scorro i volti dei professori e capisco che questo è l'ultimo passo da compiere. Dopo di questo tutto sarà finito, io non sarò più la stessa. Non ci sarà più la scuola, il banco, il prof, la campagna di banco, il diario in cui appuntare il nome del ragazzo che ti piace. Non ci sarà più la classe, volti che ho visto tutti i giorni per cinque anni saranno pronti a prendere strade diverse e chissà se ci rincontreremo o ci perderemo. Questo momento è l'unione di tutto quello che ho fatto negli ultimi cinque anni, va celebrato ed io intendo farlo. Voglio rispondere alle loro domande, essere interrogata per fargli sentire che ho studiato, che gli ho ascoltati a lezione, mentre parlavano di concetti a noi sconosciuti, e anche quando ero stanca, il mio cervello incamerava. Che il loro lavoro su di me ha avuto effetto. Sono pronta. Chiedetemi tutto. Da domani sarò matura, Ma oggi sono qui per dimostrarvi che posso farcela.

L'orale scorre, tra domande e risposte, tra concetti espressi e sorrisi. Sì, perché ho sorriso, mi sono goduta fino in fondo questo mio ultimo giorno di scuola.

Da domani tutto sarà diverso.

Eccoci qua, seduti su una panchina aspettando che Mirella apra la porta, poi correremo a vedere il nostro voto. David mi tiene la mano, Emma e Diego fanno a gara a chi è più in ansia. Laura vive sulle labbra di Michele dalla sera del ballo, Sofia e Filippo non si sono lasciti un attimo. David ha visto giusto a presentargli.

«Quanto ci mettono?» dice Emma camminando avanti e indietro.

«Davvero. Entra tu Emma, guarda tu il mio voto. Io non entro.» le dice supplicandola Diego.

«Sei tremendo.» gli dicono Michele e Filippo, prendendolo in giro.

«Ragazzi forza, quello che è fatto è fatto. Non corriamo però, aspettiamo che abbiamo visto gli altri, odio dover spingere per vedere. Voglio godermi il momento.» dico io alzandomi dalla panchina.

In quel momento la porta si apre, Mirella ci accoglie con il suo solito sorriso, che ci ha accompagnato per questi cinque anni.

«Entrate ragazzi, li hanno appena attaccati.» ci dice, e tutti corrono, accalcandosi davanti. Via via facce ridenti escono fuori. Noi siamo seduti sulla panchina e aspettiamo, appena gli altri si sono diradati, ci alziamo tutti insieme. Lentamente arriviamo tutti davanti ai pannelli.

Cerco il mio nome, lo trovo e con gli occhi scorro fino alla votazione...
Lea Neri cento!

Sotto di me, noto il novantacinque di Emma, Laura ha preso novantasei, e Sofia novantaquattro.

La gioia mi travolge, ma mi sposto sulla classe di David. Cerco il suo nome:
Angeli David ottantotto.
Mi viene da piangere. Diego salta urlando ottanta, ottanta, ottanta. Filippo e Michele improvvisano un balletto battendo le mani a tempo urlando novanta.

C'è l'abbiamo fatta!

«Grazie.» mi dice il mio stupendo ragazzo stringendomi.

«Di cosa?» gli chiedo.

«Di tutto. Mi hai portato con te nei tuoi mondi, mi hai aiutato, mi hai insegnato a credere in me, mi hai fatto capire che con te posso fare tutto. Il mio ottantotto è tuo.»

Lo bacio e capisco che questa non è la fine, ma solo l'inizio di una meravigliosa avventura che vivremo insieme: la vita.

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