L'esame si avvicina sempre di più, i miei pomeriggi li divido tra i baci di David e la mia tesina. Quando devo lavorarci mi rifugio in biblioteca, al riparo da tutte le possibili distrazioni. Oramai mi manca poco per terminarla e oggi mi sono rintanata in biblioteca appena uscita da scuola. Voglio finirla per poterla riguardare. Mi manca solo qualche accenno della vita di Freud, e mi immergo nei testi che ho trovato in biblioteca. Mi soffermo molto sulla sua fuga a causa del nazismo. Hitler lo inserì nella lista degli autori le cui opere dovevano essere distrutte e lui fu costretto a fuggire dalla sua patria. Dopo un pomeriggio immersa nella sua vita, mi accorgo che orami fuori è buio: È l'ora di andare a casa.
L'aria che trovo fuori è calda, la primavera è arrivata portandosi via il freddo. Mentre cammino per raggiungere la fermata dell'autobus, la mia tasca vibra: David mi sta chiamando e il cellulare è ancora silenzioso.«Ciao Piccola, dove sei?»
«Ciao amore, ho appena finito di lavorare alla tesina, ora sto andando a prendere l'autobus per tornare a casa.»
«Vuoi che ti venga a prendere? È buio»
«No, dai. Sono quasi arrivata e tra dieci minuti sarò a casa. Grazie di preoccuparti per me» gli dico ridendo.
«Sei la mia priorità lo sai, Finita la tesina?»
«Sì, finita. Sono molto soddisfatta di Freud, è un personaggio straordinario... pazzesco»
«Ora non esagerare» mi dice risentito.
«Perché?» chiedo non capendone il motivo.
«Non posso essere geloso di Freud, per te solo io devo essere pazzesco» mi dice ridendo.
«Ok, tu sei pazzesco, amore» gli dico dolcemente, mentre ridiamo insieme al telefono.
«Sono arrivata alla fermata, tra alcuni minuti arriva il bus, ora chiamo mia mamma, ci vediamo dopo amore»
«Ok, a dopo amore» mi saluta David.
Riattacco e cerco il numero di mia mamma tra i preferiti, mentre sto per premere sulla sua foto fatta al mare, dove ha i capelli mossi dal vento, una mano mi colpisce facendomi cadere il cellulare. Mi giro subito all'indietro e non riesco a credere ai miei occhi.
«Ciao Lea, ora tu vieni con me»
Faccio in tempo a vedere che mi sta mettendo un fazzoletto sulla faccia, io cerco di lottare ma un odore dolciastro, che non riconosco, mi entra nelle narici e inizio a sentirmi male, vedo tutto strano...
Aiuto.
Buio.Mi fa male la testa, ho la nausea e mi fa tanto freddo, sento gli occhi pesanti e con estremo sforzo riesco ad aprili. Non riesco mettere a fuoco, le immagini che si creano davanti a me sono sfuocate, lentamente la nitidezza aumenta e mi accorgo che non riconosco il posto dove mi trovo. L'unica luce che illumina la stanza è una lampadina sul soffitto. Non capisco niente.
Dove sono?
Cosa mi è successo?Alcuni frammenti di ricordo iniziano a tornare alla mia coscienza e vedo l'immagine di Alessio che mi preme il fazzoletto sulla faccia.
No, non può essere vero. Sarà un falso ricordo sicuramente, poi il ricordo della sua voce che mi dice "Tu vieni con me" mi riattiva la memoria, come una scossa elettrica la verità è che Alessio mi ha aggredita.Sono distesa su un letto e mi alzo con difficoltà, la testa mi fa male ma devo cercare di capire dove sono per poter scappare da qui. Appena mi guardo intorno mi accorgo che sono in una specie di capanno, alcuni attrezzi sono legati al muro con catene, c'è un banco da lavoro proprio nel centro della stanza e un armadio di legno occupa tutta la parete opposta. Non ci sono finestre, una porta in fondo alla stanza sembra l'unica via di fuga. Immediatamente corro verso di essa e cerco di aprirla, sbatto le mani sul legno fino a farmi male ma la porta non si muove, cerco di forzarla con i calci, ma niente, non si muove niente, sembra chiusa dall'esterno.
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#PAZZADITE
RomanceHai mai provato un'emozione che ti ha reso incapace di ragionare? Ti sei mai sentita completamente rapita da quella persona che fino a ieri pensavi di odiare? Tutto questo succede a me, mi chiamo Lea e sono una ragazza come tante, in queste pagine v...