Capitolo 8

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Le settimane successive io e David ci siamo visti quasi tutti i giorni e abbiamo ripassato filosofia. Stare vicino a lui mi fa male. Ormai la situazione tra noi è chiara: siamo amici, ma io non riesco a consideralo tale, ogni volta che gli sono vicino, ogni volta che sono in moto con lui e ho indosso il suo casco provo emozioni che mi levano il fiato. Per ora riesco a gestire tutto ciò, anche perché perderlo sarebbe peggio di questo e resisto. Meglio averlo come amico che non averlo per niente.

Ormai manca poco alla fine dell'anno e con la verifica di filosofia di giovedì David finirà i recuperi, poi tra due settimane partiamo per la gita, io non vedo l'ora. Andiamo una settimana a Praga e visto che parteciperanno tutte le quinte, ci sarà anche la classe di David.

In questi giorni dobbiamo terminare il ripasso, l'obiettivo è fargli prendere un bel voto.

La mattinata a scuola è stata difficile. Il compito di matematica mi ha fatto sudare, ma penso di averlo fatto bene, quando l'ho consegnato alla cattedra la prof mi ha sorriso e mi sono sentita di sorriderle anch'io. Speriamo di averlo fatto bene!

Alla quarta ora entra la prof d' inglese e io mi aspetto di essere interrogata, mi sono preparata e sono psicologicamente pronta. Da sempre infatti, preferisco prepararmi appena inizia il giro delle interrogazioni e andare volontaria. Questo metodo mi ha sempre aiutato ad avere ottimi voti.

Mentre la prof si siede bussano alla porta, è Mirella la nostra custode.

«Professoressa. Il preside vorrebbe vedere Lea.» dice guardandomi.

«Lea, vai pure.» dice la prof non alzando gli occhi dal registro.

Io mi alzo, ma non riesco a capire perché il preside voglia vedermi ancora. Forse vuole chiedermi del tutoraggio, sono curiosa e appena arrivo davanti al suo ufficio busso alla porta.

«Entra Lea.» mi dice il preside, una volta entrata vedo che ci sono altri tre ragazzi. Riconosco i rappresentati delle tre quinte.

«Ragazzi, ora che è arrivata anche Lea, possono iniziare. Tra due settimane andrete in gita e a giugno ci sarà l'esame di maturità. È da un po' che penso a un'idea, e con il vostro aiuto penso che potremmo realizzarla.» dice soddisfatto. Io inizio ad avere paura. Cos'avrà in mente?

Lo guardo e non capisco nulla, cosa vorrà mai fare? Iniziò a preoccuparmi.

Vedo i miei compagni con la stessa espressione in volto. Ci sono Alessio, Matilde e Arianna.

«Vorrei fare come fanno in America, avete presente il ballo di fine anno? È una cosa che aggrega e celebra la fine della scuola. Vorrei che ve ne occupaste voi, l'Auditorio sarà perfetto come location. Voi dovrete pensare alle decorazioni, al tema, alla musica, il rinfresco lo farà il bar della scuola, dovete parlare con loro per le quantità e la tipologia di cibo. L'unica raccomandazione che vi do, ed è perentoria, non voglio vedere studenti ubriachi quindi, Niente alcol! Che ne dite?» finisce di parlare e sul suo volto è stampato un sorriso da bambino.

Sono senza parole. Il ballo di fine anno?! Cavolo, mi piace!

«A me va bene, Ci sto! Mi piace l'idea!» dico ridendo.

Gli altri mi guardano rimanendo in silenzio.

«Ok anche per me.» dice Alessio guardandomi.

«Anche per me.» dice Arianna e Matilde fa cenno con la testa.

«Bene, allora è deciso. Ora tocca a voi! Organizzatevi e fatemi un resoconto appena avete deciso il tema e cosa vi serve.»

Dopo aver acconsentito, usciamo tutti e quattro dall'ufficio.

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