Capitolo 27

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Sono persa, non riuscirò a fermarlo, oramai è la fine.

All'improvviso un rumore in lontananza  lo fa fermare, si alza e corre alla porta principale.

«No! Cazzo» si mette una mano tra i capelli e mi guarda. Io non capisco cosa stia succedendo ma vederlo spaventato mi da speranza.

Corre verso di me e con il coltello taglia le fascette che mi tenevano legata al letto, lasciando però i polsi legati. Tira fuori dalla tasca il portachiavi e apre la piccola porta di metallo adiacente al letto.

«Andiamo, forza. Dovremo rimandare, ma tranquilla tu vieni con me» mi dice mentre mi tiene per un braccio. Usciamo dal capanno e ci addentriamo nel bosco, sta iniziando a piovere e il cielo plumbeo rende tutto ancora più tremendo.

Mentre mi trascina sento dei rumori in lontananza, la speranza che qualcuno mi abbia trovato mi dona la forza per continuare a combattere. Mi fermo all'improvviso, con tutta la forza che ho lo colpisco sullo sterno usando il mio corpo come ariete. Non aspettandosi il colpo cade all'indietro e io inizio a correre lontano da lui.

Corro tra le piante del bosco, corro mentre la pioggia scende imperterrita rendendo il terreno scivoloso, corro cercando di mantenere l'equilibrio, ho i polsi legati e non riesco ad essere molto stabile, ma devo allontanarmi il più possibile da Alessio.

Mi manca l'aria e solo ora mi rendo conto di avere ancora lo scotch sulla bocca, lo tiro via e sento la pelle dolorante a causa dei colpi che mi ha dato. Continuo a sentire dei rumori e istintivamente corro verso di loro. Ho paura di gridare, perché se mi sentisse lui prima di loro per me sarebbe la fine.

La pioggia mi bagna mentre corro senza sosta, la fitta vegetazione del bosco mi ferisce al mio passaggio, ma devo continuare a correre.

Non vedo più nulla, la pioggia cade con prepotenza offuscandomi la vista, il terreno è scivoloso  e cado finendo in una pozza di fango. Sono tutta sporca e riesco a malapena a rialzarmi con i polsi legati.

«Eccoti qua» la voce di Alessio mi fa gelare il sangue. Mi ha trovato.

Si avvicina e mi tira uno schiaffo che mi fa ricadere nel fango.

«Sei stata proprio uno stronza, lo sai? Ma non importa, ora alzati dobbiamo andarcene da qua» e mi tira per un braccio.

«No, lasciami andare. Aiuto! Aiuto!» grido con tutta la voce che ho, è la mia ultima speranza.

«Zitta!» mi dice mettendomi una mano sulla bocca e minacciandomi con il coltello.

Vedo la lama davanti a me e mi sento impotente, non so più cosa fare. Chiudo gli occhi dalla disperazione. Ho bisogno di non vedere tutto ciò.

Mentre sento il suo respiro su di me, sento dei rumori alla mia sinistra e mentre riapro gli occhi vedo una figura indistinta spingere Alessio lontano da me. La pioggia e il fango che ho sulla faccia rendono tutto poco visibile, ma sono certa che quella figura sia il mio David, non sto sognando è lui!

Alessio si è rialzato e si è schierato pronto a combattere, David si muove veloce e gli assesta dei colpi che gli rendono difficile rimanere in piedi.

«Brutto bastardo, hai fatto l'errore più grosso della tua vita a rapire la mia ragazza» urla David livido di rabbia.

«Ancora non ho finito con lei, prima  ammazzerò te e poi mi divertirò con lei» risponde Alessio con un ghigno malato sul volto.

David lo colpisce con un pugno in faccia talmente forte che Alessio cade a terra, si lancia su di lui e rotolano nel fango colpendosi a vicenda. Non riesco a vedere bene ma all'improvviso vedo David cadere all'indietro.

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