Undercover

Capitolo 41

Paris' pov

«Più in alto.» Zia Abbie mi fa segno con la mano ed io mi allungo sulle punte, facendo attenzione a non cadere dalla scala. Ci manca soltanto che mi rompo l'osso del collo.

Assottiglio gli occhi per vedere se dalla mia prospettiva è tutto perfetto. «La scritta è dritta?» Solo perché William non può andare alla cerimonia del diploma, non significa che io non gliene posso fare una. Stamattina dopo che Clyde mi ha raccontato che non ci è mai andato neanche lui ho parlato con Abbie, per fare qualcosa per entrambi. È stato difficile fare tutto in qualche ora, ma almeno Ross ha portato via Clyde e Liam per cui abbiamo un po' di tempo per sistemare e preparare il tutto.

«Dritta. Così è perfetta, Paris, ora scendi da quella cosa che mi metti ansia.» Cerco di trattenere una risata e fisso lo striscione prima di scendere davvero. Ho un sorriso fiero quando vedo che la scritta bianca sullo striscione blu "auguri diplomandi 2020". Siamo anche riuscite a trovare due toghe tipiche del diploma, non si sa neanche con che fortuna. Non è quella della nostra scuola, ma dovrebbe andare bene lo stesso. «Abbiamo fatto un ottimo lavoro.» Continua zia Abbie e mi circonda la vita con un braccio.

Osservo ancora il tavolino dove abbiamo qualche snack, le tre casse di legno di birra coperte da una coperta rossa per fingere che sia il palco e i mobili mezzi spostati per mettere delle sedie per noi tre che non dovremmo salire sul "palco". «Vero.» Concordo e sorrido di nuovo. Considerando che abbiamo deciso di fare questa cosa soltanto tre ore fa, non è niente male. Zia Abbie sta anche facendo dei dolci, come se tutte le patatine e altre merende che abbiamo preso non bastassero. È peggio di mia nonna quando vado a casa sua, ed in genere cerco di non mangiare molto così finisco prima e può smetterla di chiamarmi con il mio secondo nome, Cassandra.

La porta si apre dietro di noi e chiudo gli occhi pregando che sia solo zio Ross. Invece non lo è. «Non ci credo.» Liam ride e mi abbraccia da dietro. «È stupendo, grazie ad entrambe.»

Apro gli occhi e mi giro verso di loro. Ross ha un pollice all'insù in segno di approvazione, Liam ancora mi abbraccia e Clyde mi sta sorridendo. «È stata un'idea di Paris ed ha fatto praticamente tutto lei.» Mi dà i meriti zia Abbie, al che scuoto la testa. Non è vero, forse io ho proposto l'idea, ma lei ci ha messo tanto impegno quanto me. «Comunque ci sono le tuniche e le finte pagelle in camera vostra. Andatevele a mettere così iniziamo la cerimonia. Ross, non sono riuscita a trovare il microfono di quando Clyde giocava al karaoke, lo puoi cercare tu in soffitta? Io controllo i biscotti.»

Fanno tutti ciò che zia Abbie dice loro, così salgo anche io al piano di sopra per lavarmi le mani. Per scrivere sullo striscione ho usato la vernice e ne ho un po' sulle dita. Mi sembra di essere tornata bambina: quando disegnavo mi sporcavo sempre le mani e ho perso il conto delle magliette che ho dovuto buttare perché aveva macchie di pennarello o di pittura che non si levava. Quando ho finito esco dal bagno e passo vicino alla camera di Clyde. Lo sento sbuffare, così mi affaccio per vedere che cosa sta combinando. Si sta infilando la toga, ma ha messo storto il cappello. Ridacchio e lui alza gli occhi al cielo, sorridendo. Lo vedo dallo specchio. «Molto divertente vedermi in difficoltà, non è vero?»

«Abbastanza.» Ammetto entrando ufficialmente nella sua vecchia stanza e avvicinandomi a lui. Quando si gira gli aggiusto la toga e gli metto il cappello dritto. Il mio sorriso è sparito, consapevolissimo della poca distanza che c'è tra noi in questo momento. «Adesso va meglio.»

Una sua mano mi sfiora la guancia. «Ti amo.» Apro di poco la bocca, incapace di rispondergli. Mi mancava sentirglielo dire, anche se odio ammetterlo a me stessa. Odio sapere che sono debole difronte a lui, che ancora ha del potere verso di me. Non so neanche se penso ancora di amarlo oppure no, se c'è soltanto quel ricordo di una bella storia passata insieme.