Capitolo 28

1.4K 96 151
                                    

Clyde's pov

Paris continua a cerchiare cerchi immaginari sul mio petto. Non ho messo una maglietta e neanche lei -non che mi dispiaccia, sia chiaro-. Non posso credere di essere stato quasi la sua prima volta. Prima non avrei mai esitato, ma la situazione qui è diversa. Paris è speciale, per me, credo davvero che meriti una prima volta che sia degna di ricordare per sempre. Ma come posso essere io la sua prima volta, quando lei crederà che la nostra storia sia solo una grande bugia? Diventerà uno dei suoi ricordi peggiori.

Siamo in silenzio, abbracciati sul mio letto. Non ho idea di quanto sia passato da quando abbiamo smesso di baciarci e di parlare, ma non mi interessa. O almeno, finché non sento la voglia irrefrenabile di parlarle di me. Non voglio dire cavolate su Chase o nominare il Michigan, voglio sentirmi come quando eravamo dai miei zii: me stesso. «Paris, se tu potessi scegliere un altro nome per te stessa, quale sarebbe?»

La mia ragazza alza leggermente la testa per guardarmi negli occhi. «Non ne ho idea, in realtà mi piace il mio nome perché era la città preferita di mia madre. Forse però sceglierei un nome più "normale" così quell'idiota di Darren smetterebbe di prendermi in giro.» Ridacchia, accarezzandomi una guancia. Mannaggia a lei e al suo sguardo amorevole. «Tu invece?»

Non ci penso neanche un secondo. «Clyde.» Mi schiarisco la voce, perché esce un po' roca. «Mi è sempre piaciuto.» Ed è vero. Mi piace il mio nome, soprattutto adesso che non posso utilizzarlo. Quando Paris scoprirà che è quello vero, spero che ripensi a questo momento. Adesso le sembra una domanda casuale, ma un giorno saprà che le stavo parlando del vero me.

«Clyde.» Ripete, sorreggendosi la testa con la mano. «È molto carino, come Bonnie e Clyde.» Non avevo mai pensato che uno dei più grandi criminali della storia americana si chiamasse come me. Ironico, no? Annuisco e lei sorride, prima di baciare le mie labbra sulle sue. «Magari potrei essere la tua Bonnie.»

Le porto di nuovo una ciocca di capelli dietro l'orecchio. Le ciocche vicino la frangetta non sono molto lunghe, perciò spesso le vanno davanti al viso. «Già, magari.»

«Clyde.» Chase sciocca le dita davanti la mia faccia. «Mi stai ascoltando?» Il mio migliore amico ha un sopracciglio inarcato quando porto i miei occhi sulla sua faccia. Siamo a casa sua a parlare, ma sono distratto. Non riesco a pensare ad altro se non a quello che è successo ieri con Paris. Ci ho quasi fatto sesso, maledizione. Sono uno stronzo. Spero davvero che ripenserà a quando le ho detto il mio vero nome.

«Scusa.» Scuoto leggermente la testa. «Sono distratto. I sensi di colpa mi stanno mangiando vivo, Chase.» Mi porto una mano tra i capelli, tirandoli leggermente. Non so più che cosa fare, a cosa credere.

Stava andando così bene, anche se non me ne rendevo conto. Avevo i miei genitori, i miei zii, il mio migliore amico. «Lo so, Clyde. Ma dobbiamo parlare seriamente, adesso. Steven inizia a sospettare qualcosa e Chloe non fa altro che peggiorare la situazione.»

«Vuole ammazzarmi?» Per alcuni questa domanda può essere quasi ironica, divertente, ma non in questa situazione. Conosco Steven. Lo farebbe senza problemi e, soprattutto, riuscirebbe a mettermi tutto l'FBI contro. So che sto sbagliando e non ho paura della morte, ho paura però che faccia male a chi tengo. Chase, i miei zii e la famiglia Collins. Otto persone sono in pericolo per colpa mia.

Ci mette un po' a rispondere. Non è di certo un buon segno. «No, per il momento. Stanno iniziando però ad avere seri dubbi su di te e stanno indagando su Adam dal vivo, escludendoti.» Quello che sembrava un pensiero lontano e una conseguenza che era solo un "poi", adesso è più che reale. Chase non sta facendo altro che mettermi più ansia, ma gli sono grato di starmi dicendo la verità. Sta rischiando la pelle anche lui, per colpa mia.

UndercoverDove le storie prendono vita. Scoprilo ora