Clyde's pov
«Grazie per avermi accompagnato.» Dico a Chase non appena parcheggio fuori la carrozzeria dove c'è la macchina dei miei genitori. Non ho praticamente dormito stanotte per l'ansia, ma almeno non ho dovuto fingere: oggi non sono andato a scuola, ho detto a Paris e Liam che avevo il mal di testa e che ci saremmo visti domani. In realtà mi hanno anche invitato a casa loro il pomeriggio, ed ho accettato volentieri. Non mi va di stare da solo in questi giorni.
«Clyde, sei il mio migliore amico ed il fratello che non ho mai avuto. Non ti lascerei mai da solo in una situazione del genere.» Chase è una delle persone a cui voglio più bene. Non siamo particolarmente teneri o gentili l'un con l'altro, ma ci siamo sempre. Mi farei sparare al petto per lui e, detto da un agente, è una cosa seria. Gli sorrido e stringo la sua spalla, in una specie di ringraziamento. Poi decido che prima finisco questa cosa meglio sarà, così slaccio la cintura e scendo dall'auto. Il mio miglior amico mi segue a ruota e spero davvero che ci aiuti qualcuno a trovare la macchina dei miei, perché ce ne sono così tante che potremmo perdere tre giorni qui dentro.
«Voi siete i due dell'FBI, giusto?» Ci si avvicina un uomo sulla sessantina, con i capelli tra il bianco ed il nero e il viso pieno di rughe. Quando annuiamo, ci fa segno di seguirlo. «La macchina é nel retro, mi avete chiamato giusto in tempo, avevo in programma di prendere i pezzi ancora integri la settimana prossima. Purtroppo è così rotta che non conviene ripararla tutta.» Anche se fosse, non vorrei mai riparare e tenere la macchina dove sono morti i miei genitori. Mi basta sapere la verità.
Nessuno di noi due risponde, ed in effetti io non so neanche cosa dirgli. Mi concentro a guardare le macchine mentre le superiamo. Ce ne sono alcune vecchie, sicuramente da collezione, e altre nuove e già sfasciate. È stato mio zio ad insegnarmi a guidare a sedici anni e mezzo. Mi ricordo che mi sgridava sempre perché quando parcheggiavo mi dimenticavo di mettere il freno a mano. Questo finché non l'ho dimenticato da solo e mi è partita la macchina mentre io ero fuori... Chi se le scorda le urla del vicino quando la macchina è entrata nel suo giardino. «Eccoci qui. Vado a prendere gli attrezzi per analizzarla e iniziamo.»
Quando ci lascia da soli di nuovo, Chase mi chiede se sto bene, ma di fatto non riesco a rispondergli. La macchina è davvero distrutta, non si sembra neanche un'auto. Mi ricordo che papà me l'aveva mostrata fieramente due anni fa, quando l'avevano comprata. Mi ha anche detto che era la macchina dei suoi sogni, ma io non ci ho prestato molto attenzione. Ero troppo concentrato a mantenere il mio atteggiamento da "mi avete abbandonato e quindi fingo di odiarvi per ripicca". Ero proprio un idiota. Non che adesso sia cambiato qualcosa, sia chiaro. Chiudo gli occhi quando intravedo del sangue secco. Mio Dio. Steven aveva ragione a non volermi mandare qui, ma non posso tornare indietro adesso. Sarebbe da codardi, oltre che irrispettoso. Ho detto che ce l'avrei fatta e ce la farò.
«Eccomi.» Non apro gli occhi quando ritorna il carrozziere. Steven non mi ha mai permesso di vedere il video del loro incidente, forse perché sapeva che non ce l'avrei fatta emotivamente. «È abbastanza difficile ricavare tutti i pezzi di quest'auto, date le sue condizioni, ma i freni non sembrano manomessi. Forse c'è stato un problema durante la frenata e non hanno funzionato, ma per un difetto della macchina e non per cause esterne.» Apro finalmente gli occhi e vedo il carrozziere mostrare a Chase la situazione. Io non ho neanche il coraggio di avvicinarmi. Il sogno di mio padre lo ha ucciso. È così ironico che mi viene da ridere, così mi porto una mano davanti alla bocca per non farmi vedere o sentire, ed esce un suono strozzato che non credo di aver mai fatto.
«Il tuo amico sta bene?» Chiede a Chase, e capisco che il mio piano di non essere notato non è servito a molto. Il mio migliore amico gli spiega che erano i miei genitori, con gentilezza e una calma che non gli ho mai visto. Chase è quel tipo di persona che non fa altro che scherzare, e non era particolarmente legato ai miei. Però so che gli fa male vedermi così, come so che qualche settimana fa è venuto alla commemorazione dei miei solo per starmi vicino. «Mi dispiace, agente. Condoglianze.»

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Undercover
Storie d'amoreClyde Evans è uno dei più bravi agenti dell'FBI. Dopo due anni di esperienza lavorativa nel dipartimento segreto più importante degli Stati Uniti d'America, a Clyde viene incaricato un compito importante nuovo. Deve andare sotto copertura in uno dei...