Capitolo 31

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Paris' pov

«L'ultima foto e vi lascio liberi, ragazzi, ve lo giuro.» Amanda fa ancora una foto a me e Blake, con un sorriso da un orecchio all'altro. È da circa dieci minuti che sorridiamo alla telecamera e che il mio ragazzo mi ha circondato la vita con un braccio per la posa. Tra poco potremo fare le statue per qualche mostra. «Fatto.» Manda mette via il telefono e guarda con un sorriso triste mio padre. Oh no. Adesso faranno tutto un discorso tra di loro sul fatto che il tempo scorre ed è già il ballo di fine anno.

Adrian è in pigiama -lo invidio per questo- con una scodella di gelato in mano e il cucchiaio che quasi sta per cadere. «Grazie per avermi portato il gelato, Blake.»

«Quando vuoi, Pulce.» Gli arruffa i capelli ed io sorriso. Liam è uscito dieci minuti fa -dopo aver subito anche lui un intero servizio fotografico di venti minuti- per andare a prendere Darren e Beth. Dato che non possono andare come coppia perché c'è ancora il problema di Dylan, andranno loro tre insieme come amici, per non destare sospetti. Salutiamo la mia famiglia con un abbraccio -mi stupisco anche io quando Blake e mio padre si lasciano una pacca sulla spalla a vicenda- e poi andiamo finalmente al ballo. Sono fiera del mio vestito lungo, rosa cipria, che mi lascia le braccia scoperte in modo che io non abbia tropo caldo. Non è scollato, quindi non mi sento in imbarazzo. In realtà vado ancora più fiera dei miei sandali, perché nonostante Amanda e Beth mi hanno cercato di fare il lavaggio del cervello per farmi mettere i tacchi, sono rimasta della mia idea. I tacchi non fanno proprio per me. «Sei stupenda, comunque.» Mi bacia la mano, mentre entriamo nella sua macchina.

«Anche tu stai molto bene.» Alla fine se l'è messo davvero lo smoking. Mi stupisco da sola dei miei strani pensieri quando lo guardo. Non pensavo che facendo per la prima volta l'amore con lui, poi avrei avuto pensieri del genere. «Cos'è?» Chiedo, quando mi porge una scatola grande più o meno quanto un piatto per il dolce.

Blake mi sorride, appoggiandosi al cofano della sua macchina e aspettando che io lo apra. Non appena lo faccio, mi si stampa in faccia un sorriso spontaneo. È un corsage: il bracciale floreale che tipicamente un ragazzo regala alla sua accompagnatrice per il ballo di fine anno. Quello che mi ha regalato Blake ha dei fiocchi bianchi e delle rose dello stesso colore del mio vestito. «Una tradizione è una tradizione.» Mi dice, quando si avvicina per mettermelo. Mi lascia un bacio sulla fronte. «E ammetto di aver chiesto a Bethany aiuto per il colore.»

«Grazie.» Gli lascio un bacio sulla guancia. «Mi piace davvero tanto.» Blake mi risponde che è felice e mi apre lo sportello, per farmi entrare in auto. Faccio attenzione al vestito, che per poco non fa da strascino a terra.

Il ballo si svolge in un locale che la scuola ha affittato apposta per l'occasione. Il mio ragazzo ha già messo il navigatore, perciò ci arriviamo abbastanza facilmente. Per la radio passa anche la canzone che io e Blake abbiamo definito nostra, per cui lui si sporge a darmi un bacio quando il semaforo è rosso. «Eccovi, finalmente.» Darren ci accoglie così fuori al locale, non appena ci vede. «Iniziavo a pensare che foste scappati a Las Vegas per sposarvi. Non ve l'avrei mai perdonato.»

Inclino leggermente la testa e sorrido. «Che dolce che non ti vuoi perdere il nostro matrimonio.»

Il mio migliore amico mi scoppia a ridere praticamente in faccia. «Eh? Parigina, io intendevo per Las Vegas. Senza offesa, ma non potrebbe fregarmene di meno di quando vi sposate voi due piccioni innamorati.» Io e Blake ci lanciamo un'occhiata. Ho il dubbio che Darren sia già mezzo ubriaco. O forse è semplicemente un idiota.

«Noi iniziamo ad entrare.» Alza gli occhi al cielo Blake, circondandomi la vita con un braccio e conducendomi all'entrata. Un fotografo ci fa un'altra foto, accecandomi con il flash, ma almeno non è insistente come Amanda. Dopo una foto passa alla coppia successiva. «Vuoi qualcosa da bere?» Mi chiede Blake, avvicinando le labbra al mio orecchio per farsi sentire meglio.

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