Capitolo 9

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Clyde's pov

Sai, per come l'hai salutata sembrava che ti piacesse sul serio. È la frase di Chase che mi ha allarmato, appena sono tornato in macchina dopo aver lasciato a casa Paris. Ho riso, ma dentro volevo sbattere la testa contro il finestrino. Non posso credere che non è passata neanche una settimana e già sto mandando a puttane la missione per una ragazza. «Fai attenzione.» Dico al mio migliore amico quando si alza dal divano. Sono le otto del mattino di lunedì e abbiamo passato tre quarti della giornata di ieri a vedere Glee come previsto. Siamo arrivati all'inizio della terza stagione, il che non è male. Mi bruciano gli occhi e non credo di capire tutto molto bene, ma almeno sono più preparato.

«Clyde, sei peggio di mia madre. Anche se si leva un punto mica muoio.» L'idiota ancora non ha capito la lezione. Almeno Steven l'ha convinto a prendersi una settimana di ferie per la ferita. Chloe lo sta venendo a prendere per portarlo a casa sua, dato che io sto per andare a scuola. Faccio una smorfia appena i miei occhi cadono sulla giacca della squadra di football. «Io amavo la scuola, amico. Anche se non studiavo niente era divertente. Dovresti goderti di più questa possibilità che hai, oltre ovviamente a fare il culo a quei due criminali.»

«Paris non lo è.» Mi scappa, e improvvisamente il pugno me lo dò da solo se continuo così. Non ne sono neanche sicuro. Chase corruga la fronte, così sospiro e continuo. «Lei non sa niente. È semplicemente come l'hai vista l'altro ieri. Ingenua ed innocua.»

«Le persone mentono, Clyde. Ti conosce da una settimana, è ovvio che non ti viene a dire "hey Blake, lo sai che papà è miliardario e che io spaccio droga come lui?". Forse si droga lei stessa.» Sono nervoso. E non perché sta insultando Paris, ma perché il mio migliore amico potrebbe avere ragione e io continuerei a pensare che non è vero, che lei è semplicemente dolce e tenera. Non c'è il male in lei, non in quel senso per lo meno.

«Sono io che vado in missione, Chase.» Stringo le mani a pugno, poi decido di mettermi la giacca da football. «Sono io che li conosco e ti assicuro che Paris non sta mentendo.» Anche se non dovrei, mi dà fastidio che insiste così tanto. Come mi ha dato fastidio quello che ha fatto Chloe, più tardi dovrò parlarle. Non può interrompere un momento del genere, soprattutto con la figlia di Adam. Chissà quante occasioni del genere mi rimangono.

Prendo la cartella e me la metto su una spalla. La settimana scorsa ho evitato le prime due ore, ma oggi non sarà così. E devo anche arrivare puntuale. I professori non sanno che sono un agente segreto, per mantenere meglio la mia copertura. Il che significa che devo studiare alcune cose, almeno quelle che non mi ricordo, e cercare di avere dei voti decenti per fare in modo che Liam non si insospettisca.
«Ciao, amico.» Lo saluto, prendo le chiavi della macchina ed esco. Sto per fare tardi. In più Chase prenderà le mie chiavi di casa, chiuderà a chiave e le darà a Chloe, che le consegnerà a me oggi pomeriggio.

Mentre scendo le scale mando un messaggio con il buongiorno a Paris. Anche ieri ci siamo messaggiati per qualche minuto, poi Chase mi ha levato il cellulare perché dovevo seguire Glee. Darren poi mi ha aggiunto al loro gruppo anche sui messaggi. Adesso faccio ufficialmente parte del loro gruppo, o almeno credo. Mi piace mandare il buongiorno a Paris, in realtà. È come dirle "ciao, mi sono svegliato e ti sto pensando". Non voglio neanche fermarmi e riflettere su quello che significa.

Le lezioni iniziano alle nove, ma con il traffico ci vuole mezz'ora per arrivare in questa maledetta scuola. I Collins ed i loro amici sono già lì. Parcheggio e Liam alza la mano per farsi notare da me. È proprio bipolare: sabato sembrava volermi tagliare le mani, adesso mi sorride e vuole che vado da lui. Forse questa è la droga che gli sta mandando in fumo il cervello.

«Ciao a tutti.» Saluto, con un sorriso. Paris smette di parlare con Bethany e ricambia il sorriso. Ha di nuovo i capelli legati, ma mi accorgo che la preferisco con i capelli sciolti e il viso poco truccato.

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