Capitolo 3

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Clyde's pov

«Più veloce, Moore!» Urla il coach, rompendomi probabilmente un timpano considerando che usa anche il fischietto. Mi viene voglia di strapparglielo dal collo e lanciarlo il più lontano possibile. Ecco un'altra cosa che non mi è proprio mancata della scuola.

William mi affianca, correndo con me. Abbiamo iniziato a correre per riscaldarci solo tre minuti fa e già vorrei andarmene. Ed è strano, considerando che l'addestramento per essere un agente dell'FBI è molto peggio. «Lascialo stare. È più esaurito del solito, oggi.» Si ferma quasi, facendo una smorfia. Ed io con lui. «Guarda quel cretino di White.» Seguo il suo sguardo, e scopro che si riferisce al quarterback della squadra. Sta parlando con Paris, con un sorriso malizioso incollato al viso. Credo di aver appena capito perché a Paris piace essere una cheerleader. In genere é il capo cheerleader che si fa il quarterback, ma non importa.

Certo, se lei va a letto con qualcun altro o è fidanzata questo potrebbe complicare leggermente la mia missione. «È il suo ragazzo?»

«Collins e Moore, avete improvvisamente una paralisi alle gambe?» Urla il coach, fischiettando di nuovo, quindi riprendiamo a correre.

William scoppia a ridere e poi scuote la testa. «No, di fatto Paris non sopporta Jessie. Perché?» Faccio spallucce alla sua domanda e dico che è sola curiosità. «Ti prego, dimmi che non hai anche tu una cotta per mia sorella.» Qualcosa mi dice che sarebbe meglio non dirgli che ho intenzione di provarci con lei, per cui scuoto la testa e gli ricordo che è il mio primo giorno e che quasi non la conosco. Mi sembra la cosa più sensata da dire. «Va bene. Comunque se un giorno ti dovesse venire, puoi cantarle Jessie's girl come in Glee.»

Quasi mi fermo. «E tu che ne sai di Glee? Non se lo vedono le ragazze?»

William alza gli occhi al cielo. «È la serie preferita di Paris e mi costringe sempre a vedermi gli episodi con lei. Per questo, faresti davvero colpo se cantassi quella canzone. E poi, quella serie non è male.»

Cerco di non ridere e Darren ci raggiunge. «Di che parlate?» Non sono sicuro che William voglia che si sappia che gli piace quella serie, né io voglio dire che mi stava dando consigli su come conquistare Paris, per cui facciamo entrambi spallucce. «Va bene. Primo giorno e già mi rubi il migliore amico, Blake.» Sto per dire che non è così, che spero che scherzi, ma lui mi lascia una pacca sulla spalla e accelera. «Scherzo!»

Sorrido e poi mi rivolgo a Liam. «Non dovremmo intervenire? Se lui le dà fastidio...» Mi riferisco a Paris e a Jessie, che nella mia testa adesso è solo un gran problema. Se Paris gli desse una possibilità... non avrei modo di avvicinarmi completamente ai fratelli Collins.

«Non ce n'è bisogno. Paris quando si stufa di qualcuno è piuttosto chiara. E poi dovrebbe esserci Bethany lì da qualche parte ad aiutarla.» Quindi annuisco. Sarebbe inutile ignorare il suo consiglio per andare da lei, probabilmente farei solo girare le palle a William. Meglio aspettare domani o più tardi per parlarle di nuovo. Tanto sono sicuro che Steven e gli altri agenti rimarranno piacevolmente colpiti da questo primo giorno.

L'ora successiva passa piuttosto in fretta. Tra l'allenamento e William non ho mai sentito così tanto ogni secondo. Almeno ho guadagnato una bella giacca da giocatore, anche se c'è il mio cognome finto stampato in alto, sotto il numero che ho scelto per farmi riconoscere. Il mio numero fortunato, il quattro. Un'altra cosa che mi distrae è l'allenamento delle cheerleader. So che dovrei girare lo sguardo e non guardarle, ma quei vestiti... sono decisamente troppo corti perché un ragazzo non li noti.

«Cambiatevi e poi sorteggeremo insieme al coach delle cheerleader con chi starà chi. Quarterback, una parola in privato.» Detto questo, tutti ci avviamo verso gli spogliatoi maschili. Ho la canottiera appiccicata al petto per il sudore, probabilmente la prima cosa che farò appena arrivato a casa sarà buttarmi sotto la doccia. Quasi alzo gli occhi al cielo. La mia casa finta. Per motivi di sicurezza non posso vivere nel mio appartamento adesso che sono sotto copertura, perché magari qualcuno adesso fa caso a me e potrebbero vedere dove vivo sul serio. Ed è meglio evitare che persone come William o Paris sappiano dove vivo sul serio se non voglio finire con una pallottola in fronte nel pieno della notte.

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