Capitolo 4

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Clyde's pov

Il giorno dopo già mi sono scocciato di svegliarmi presto ed andare a scuola, con la campanella che suona per venti minuti e mi rompe prima un timpano e poi l'altro. Almeno all'FBI erano tutti compiaciuti del mio lavoro. Ho detto di William, di Paris, del loro legame, ho parlato di come mi hanno accolto nel gruppo e di come presto avrò conquistato il cuore della piccola Collins. Non avevamo dubbi, Clyde, ha detto Chloe con un sorriso. L'ho ringraziata. È carino che adesso tutti mi considerano in gamba, molto più di prima. Ed è soltanto il secondo giorno, questo.
«Ciao.» Paris Collins si appoggia con una spalla all'armadietto di fianco al mio, neanche l'avessi invocata mentalmente. In mano ha una matita e un blocco note. Mi chiedo se faccia anche la giornalista della scuola ed è qui per quello.

«Ciao.» Le sorrido, chiudendo l'armadietto e guardandola. Non ho preso i libri, ma chi se ne importa. Non sono qui per studiare. «Come va, Parigina?» Lei alza gli occhi al cielo e ridacchio. «Va bene. Mi inventerò un altro soprannome.» Ci devo pensare. Qualcosa che la faccia sorridere, magari. Se non le piace Jessie è perché non le piacciono gli stronzi, quindi dovrò essere dolce. Mi viene abbastanza naturale, in realtà.

«Va bene, basta che non sia Parigina.» Si schiarisce la voce. «Ho bisogno di farti qualche domanda per l'armadietto. Sai, perché lo devo decorare...» Mi viene da sorridere ancora di più. È venuta qui con un block notes a farmi domande per l'armadietto? Non pensavo che prendesse così seriamente questa usanza.

«Mancano due settimane, Paris.» Le ricordo con voce dolce. Mi fa un po' di tenerezza. È dolce, in un modo che non riesco a spiegare. La figlia di uno spacciatore non dovrebbe essere così. E mi spaventa non riuscire a trovare nulla in lei che mi faccia pensare che ci sia qualcosa di malvagio. «Non serve che segni le mie risposte o inizi a prendere adesso le cose.»

«Le decorazioni più belle finisco in fretta, Blake. Allora, colore preferito?» Mi guarda con un sopracciglio inarcato e la matita già sul blocco note, pronta a scrivere. Mi viene da ridere. «Il tuo colore preferito va bene, Paris. Basta che non sia rosa, fucsia o viola.» Dalla smorfia che fa intuisco che non sono i suoi colori preferiti. Annota qualcosa, forse che sono testardo come un mulo, e poi continua con l'interrogatorio. «Il tuo numero è il quattro, vero?» Annuisco. «E dimmi, preferisci le scritte in corsivo, grassetto o colorate?»

«Grassetto, forse.» Corrugo la fronte. Ci sta mettendo davvero tanto impegno in questa cosa. Rispondo ad altre due o tre domande, lei non sposta mai lo sguardo dal blocco note e continua a scrivere, immersa in chissà qualche pensiero sulle decorazioni. Non so cosa aspettarmi, la vedo così concentrata che sarebbe capace anche di ingaggiare una banda che esce dal mio armadietto per suonarmi chissà qualche canzone. «Canzone preferita? Preferibilmente allegra.» Ecco, appunto.

«Ehm...» Liam ha detto che ama Glee. Qual è una canzone di Glee che mi piace come la fanno loro? Appena mi vedrò con Chase gli chiedo di spararmi ad un braccio per quello che sto per dire. «Thriller. La versione di Glee. Conosci quella serie, no?» Un agente sotto copertura come me è degno di un Oscar, altro che Brad Pitt.

Paris stacca finalmente gli occhi dal taccuino, dall'espressione sorpresa sembra che ha appena visto Gesù in persona che le chiede di essere la prima apostola femmina. «Tu conosci Glee? E ti piace?»

Chase perdonami per quello che sto per dire. «La amo, Paris. È la mia serie preferita.» Credo che nessuno abbia mai sorriso più di lei in questo momento. Potrebbe venirle una paralisi facciale e rimanere così per non so quante ore, vedo quasi tutti i suoi trentadue denti.

«Sei il primo che conosco a cui piace. Comunque va bene, ho tutte le informazioni che mi servono. Il tuo armadietto sarà una favola, tra due settimane.» Intanto mi è venuto un soprannome per lei. Forse la farà arrabbiare un po' all'inizio, ma non è niente male.

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